Categoria: Economia

  • Terra Madre 2016. Universo birra per tutti i gusti

    TORINO 23 AGO. Nella stagione più calda dell’anno non c’è niente di meglio di una buona birra per ristorarsi e rinfrescarsi. Ma quali sono le caratteristiche che rendono questa bevanda così dissetante? E qual è la birra che meglio si addice alla canicola estiva?

    Si possono scoprire i segreti delle bionde più amate dell’estate e non perdendo gli appuntamenti che le vedranno protagoniste a “Terra Madre Salone del Gusto” a Torino dal 22 al 26 settembre prossimi.

    Che si sia al mare o in montagna, in città o in campagna, il segreto sta sempre nella leggerezza: sono, infatti, le birre a bassa gradazione alcolica a risultare più rinfrescanti e adatte a contrastare le afose giornate estive. Il finale amaricante, poi, è il loro punto forte: è quel leggero amaro del luppolo a renderle fresche e piacevoli al palato.

     

    Anche nella scelta della birra non si può rinunciare allo stile italiano: l’estate è “Italian Pilsner”.

    La capofila è la Tipopils: colore chiaro, aroma intenso, finale secco e luppolato, è la birra che nel 1996 ha cambiato il corso della birra italiana. La sua invenzione ha, infatti, rivoluzionato il modo di preparare la tradizionale pilsner della Repubblica Ceca, dando vita a un’interpretazione ad hoc adatta ai palati e alle abitudini del Bel Paese.

    A settembre la si potrà trovare al Laboratorio del Gusto dedicato “Dove va l’Italia della birra – Italian Style Pilsner”, raccontata da Agostino Arioli, il suo creatore.

    Ci sono poi le birre tedesche che non passano mai di moda: sono quelle preparate nei birrifici artigianali della Franconia seguendo la ricetta tradizionale. Durante il Laboratorio “Frankenfest” si scoprirà come (e se) sono state influenzate dall’”Editto sulla purezza”, grazie alla sapiente guida di Manuele Colonna. Intanto, aspettando settembre, ci si può godere un boccale di Kellerbier: ambrata, a bassa fermentazione, perfetta durante una passeggiata nei verdi boschi bavaresi.

    Fermentate con un processo naturale, le birre lambic sono adatte a tutte le stagioni ma in particolare all’estate. Una calda sera di agosto, una tavola imbandita, un fragrante fritto di pesce appena preparato e una caraffa di birra lambic. La fermentazione spontanea le conferisce un aroma selvatico, sidroso e con un retrogusto acidulo: è perfetta per alleggerire il palato dalla frittura. Tutti i dettagli nel Laboratorio “Master of Food – Lambic vrai ou faux”.

    Sono le birre artigianali a stampo statunitense, però, a stupire di più: grazie all’ampio utilizzo del luppolo, sono perfette per contrastare il caldo torrido. Le note amaricanti ottenute seguendo ricette antiche e quasi dimenticate le rendono uniche nel loro genere. Si possono scoprirle tutte a “Born in the USA: La vera storia della birra artigianale in America”, il Laboratorio del Gusto dedicato ai birrifici artigianali statunitensi.

    Il programma completo e per le prenotazione dei Laboratori, consultare il sito www.slowfood.it.

    Marcello Di Meglio

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  • Terra Madre 2016. L’agroecologia contro la fame nel mondo

    TORINO 22 AGO. L’agroecologia capovolge il sistema dell’agrobusiness, si prende cura delle risorse naturali, valorizza la diversità (di varietà vegetali e razze animali), armonizza la scienza ufficiale con i saperi tradizionali e lancia una sfida: sfamare il mondo con l’agricoltura di piccola scala in un’epoca dominata dal cambiamento climatico. Spazio all’argomento verrà dato in più momenti e in un incontro dedicato a “Terra Madre Salone del Gusto 2016” a Torino dal 22 al 26 settembre prossimi.

    Un miliardo e mezzo di ettari della superficie del pianeta è dedicato all’agricoltura: a occuparsene è buona parte della popolazione mondiale e il cibo prodotto complessivamente potrebbe sfamare 9-10 miliardi di persone, ma questo non accade: circa un miliardo di persone soffre la fame e ogni anno sprechiamo più di un terzo degli alimenti prodotti per il consumo umano.

    Questo paradosso non è l’unica conseguenza dell’attuale sistema alimentare: la diffusione di monocolture geneticamente omogenee sta riducendo drasticamente la biodiversità; l’uso dei pesticidi e di erbicidi ha subìto un drastico aumento; risorse fondamentali (come l’acqua e il terreno fertile) sono sempre più scarse.

    Le cause di questa situazione vanno ricercate nella spinta alla produttività agricola data dalla cosiddetta “Rivoluzione Verde” a partire dagli anni Sessanta. L’industrializzazione dell’agricoltura – con il conseguente uso di prodotti agrochimici, l’introduzione di varietà ibride e razze animali commerciali altamente produttive, la meccanizzazione spinta e l’uso indiscriminato dell’acqua – ha condotto a un sistema produttivo totalmente basato sui combustibili fossili che distrugge la fertilità del suolo, consuma risorse non rinnovabili, inquina acqua, suolo e aria, distrugge la biodiversità e accelera la concentrazione della terra, dei semi e del cibo nelle mani di poche multinazionali, creando forti squilibri tra Nord e Sud del mondo.

    A fronte di un quadro così desolante è ancora possibile cambiare direzione e immaginare un sistema produttivo diverso?

    Secondo Slow Food questo sistema esiste già, e si chiama agroecologia. L’agroecologia si prende cura delle risorse naturali, valorizza la diversità (di varietà vegetali e razze animali), armonizza la scienza ufficiale con i saperi tradizionali. Non è soltanto un sistema di produzione, ma mette insieme aspetti agronomici, ambientali, sociali, culturali.

    A Torino l’agroecologia sarà uno dei temi centrali di “Terra Madre Salone del Gusto”. Il 24 settembre dalle ore 11 alle 12:30, in particolare, il Teatro Carignano nella Conferenza “L’agroecologia può sfamare il mondo?”ospiterà uno dei padri dell’agroecologia: Miguel Altieri (in foto), agronomo cileno, e professore all’Università di Berkeley, in California. “È necessario incoraggiare forme di agricoltura biodiverse, sostenibili e socialmente giuste”- sostiene Miguel Altieri.

    “Le piccole aziende conservano la biodiversità e le risorse naturali e ottengono buone rese senza prodotti chimici di sintesi, attraverso l’uso del compost e di tecniche come il sovescio (che prevede di interrare alcune colture per aumentare la fertilità del suolo) e la “pacciamatura” (che prevede di ricoprire il terreno con materiale organico come paglia) o il controllo biologico dei parassiti.

    In molti paesi africani, latinoamericani e asiatici, i piccoli contadini usano sistemi misti dove le policolture si associano a spazi boschivi e allevamento di animali: un modello agroecologico in grado di offrire sicurezza alimentare a migliaia di persone nelle campagne e in città”.

    Yacouba Sawadogo, contadino del Burkina Faso che racconterà al sua storia durante la conferenza, è una prova concreta che la strada giusta passa attraverso i saperi tradizionali e il rispetto della terra. Definito “l’uomo che ha fermato il deserto” in un documentario sulla sua vita realizzato dal regista inglese Mark Dodd nel 2010, Yacouba ha riportato alla vita un pezzo di Sahel grazie all’impiego di tecniche colturali tradizionali, oggi studiate in tutto il mondo.

    La sua storia ha inizio negli anni Settanta quando il Burkina (allora Alto Volta) è colpito da una grave siccità. Il deserto avanza e migliaia di persone muoiono di fame o scappano. Yacouba – che la sua famiglia avrebbe voluto imam – decide di fare il contadino e inizia a recuperare sistemi antichi come le “fosse zai” (microbacini nel suolo secco e brullo riempiti di compost durante la stagione secca per essere pronti in occasione delle piogge) che trattengono l’umidità e i cordons pierreux, microdighe nel terreno capaci di trattenere l’acqua. Da un’area desertica Yacouba ottiene 12 ettari di bosco con più di 60 specie di alberi.

    Insieme ad Altieri e Sawadogo, al Carignano parleranno di agroecologia anche Anuradha Mittal (fondatrice del prestigioso e innovativo Oakland Institute, un istituto indipendente che si occupa di diritto alla terra, sistemi alimentari, agroecologia, sostenibilità e cambiamento climatico) e Athuraliye Rathana (monaco buddista dello Sri Lanka, membro del Parlamento che ha avuto un ruolo fondamentale nella decisione del suo paese di vietare l’utilizzo del glifosato).

    Marcello Di Meglio

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  • Terra Madre 2016. Via Po diventa “La Via del Gelato”

    TORINO 21 AGO. Continua il viaggio di avvicinamento di LN a “Terra Madre Salone del Gusto 2016” in programma a Torino dal 22 al 26 settembre prossimi.

    Quando si raggiungerà Via Po sembrerà di entrare nel Paese dei Balocchi. Ad accogliere il visitatore non ci saranno giostre e saltimbanchi, ma carretti di gelati e mastri gelatieri pronti a deliziare tutti con gusti mai provati prima. La manifestazione annuale targata Slow Food stupisce una volta di più e per cinque giorni trasforma Via Po nella “Via del Gelato”: il sogno di tutti i bambini (ma non solo) diventa finalmente realtà.

    Sarà un’esperienza unica, un vero e proprio viaggio tra saperi e sapori, accompagnati dalla maestria della “Compagnia dei Gelatieri”, artigiani arrivati da tutta Italia per dare vita al gelato più anticonvenziale che si possa mai assaggiare.

    “La nostra idea è rendere il gelato un vero protagonista. Del resto, a parte la pizza, non c’è cibo più nazionalpopolare di questo in Italia” – scherza Andrea Soban, che insieme ad Alberto Marchetti e Paolo Brunelli ha fondato la Compagnia. Saranno loro a interpretare questo prodotto eclettico che raggiunge i gusti di tutti, un cibo di strada che in pochissimo tempo ha conquistato anche i ristoranti stellati diventando piatto gourmet.

    Nei giorni dell’evento si potrà acquistare un ticket per la degustazione e ascoltare la storia di quello che si assaggerà tra i classici carrettini vecchio stile che animeranno Via Po e la Gelateria di Alberto Marchetti, trasformata in un laboratorio da Paese delle Meraviglie.

    “Vogliamo raccontare la biodiversità del gelato attraverso due percorsi, – prosegue Soban – il primo riguarda le cultivar: nella coppetta metteremo a confronto due gusti preparati con varietà diverse dello stesso tipo di prodotto, per esempio limone di Amalfi e limone di Siracusa. Qualcuno dirà che in fondo è solo limone…invece no. Ogni varietà ha un sapore e un profumo diverso, che meritano di essere messi in risalto. Ed è quello che faremo durante la manifestazione”.

    E il secondo percorso? “Torna un grande classico: il gelato creato con i prodotti dei Presìdi Slow Food. Quest’anno però abbiamo pensato di preparare due gusti esclusivi dedicati a “Terra Madre Salone del Gusto”.

    Qualche anticipazione? “Beh, non mancheranno grandi classici come la nocciola, il cioccolato e il caffè, ma anche le fragole di Tortona, la robiola di Roccaverano, la farina bóna, e molti altri. La ricetta dei gusti speciali però è ancora top secret, la sveleremo solo durante l’evento”.

    Proprio come nel Paese dei Balocchi, anche in Via Po si potranno trovare personaggi singolari provenienti da molto, molto lontano: sono i gelatieri Zoldani, artigiani in pensione che girano il mondo per mostrare come viene prodotto il gelato alla vecchia maniera. Emigrati per necessità da una piccola valle incastonata nelle Dolomiti, è grazie a loro se alla fine dell’Ottocento il gelato è diventato un prodotto alla portata di tutti: con i loro carretti hanno percorso in lungo e in largo l’Europa, spingendosi fino all’estremo Oriente.

    A “Terra Madre Salone del Gusto” si assisterà a una delle preparazioni più affascinanti di sempre e si troveranno la loro specialità: cialde girate a mano che accolgono la crema all’uovo di una volta, quella profumata alla vaniglia che preparava la nonna… una vera cuccagna.

    La “Via del Gelato” non è solo degustazione: è anche uno spazio per raccontarsi e incontrarsi. Si potranno ascoltare le “Storie di Gelato” e scoprire tutti i segreti di ciò che si sta gustando: in un salottino sistemato a fianco del “Laboratorio” di Alberto Marchetti i produttori delle cultivar, alternandosi ai gelatieri provenienti da tutta Italia, racconteranno chi sono, da dove arrivano, come lavorano.

    “Vogliamo far incontrare chi produce il gelato con chi quotidianamente lo consuma. Ma soprattutto vogliamo andare oltre alla definizione classica di gelato artigianale, presentando il nuovo disciplinare stilato insieme ai colleghi della “Compagnia dei Gelatieri”.

    Un vero e proprio manifesto del gelato, basato sulla qualità della materia prima e la genuinità del prodotto finale, privo di emulsionanti, coloranti o conservanti, i cui ingredienti provengano dal territorio e da produzioni virtuose, così da garantire la massima trasparenza al consumatore: “Il nostro obiettivo è creare e certificare un prodotto che sia buono per il palato, pulito perché preparato solo con ingredienti freschi e genuini, e giusto perché a basso impatto economico e ambientale. Insomma, adatto a tutti, soprattutto ai bambini”.

    Si dice gelatai o gelatieri? E come si fa a riconoscere il buon gelato artigianale da quello industriale? Se si vogliono le risposte, si potranno chiederle direttamente alla “Compagnia dei Gelatieri” dal 22 al 26 settembre in Via Po…pardon…nella “Via del Gelato”.

    Marcello Di Meglio

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  • Terra Madre 2016. Scotch whisky ma “fumoso”

    TORINO 20 AGO. Se c’è un distillato che può vantarsi di avere molti connaisseur in tutto il mondo è il whisky e in particolare il nobile inimitabile Scotch. Con almeno 500 anni di tradizione e molte distillerie ancora a conduzione familiare, lo Scotch ha una delicatezza di raffinamento riconosciuta da tutti e che si declina nei vari tipi di Scotch a cui è dedicato un “Laboratorio del Gusto” nell’ambito degli appuntamenti legati alla mixology alla kermesse targata Slow Food “Terra Madre Salone del Gusto 2016” a Torino dal 22 al 26 settembre prossimi.

    Così come i vini, anche i whisky hanno un’appartenenza regionale, dalle Lowlands del Sud alle Highlands del Nord, fino all’isola di Islay, la penisola di Campbeltown e la Speyside, la valle del fiume Spey (tecnicamente una sottocategoria delle Highlands).

    In generale i whisky delle Lowlands sono più freschi e leggeri e con un carattere più floreale, grazie al suolo morbido in cui cresce il grano. Sono però i whisky della Speyside a dominare il mercato, dal momento che più di metà di tutte le distillerie si trovano lì: noti per il loro gusto complesso e i toni fruttati, sono di solito meno torbati di altri whisky delle Highlands, anche se l’uso della torba nella regione sta aumentando a causa delle preferenze globali per whisky più “fumosi”. Quel classico gusto fumoso si ottiene con l’essiccatura dell’orzo usato nella distillazione sui fumi della torba, il materiale vegetale parzialmente decomposto che si trova abbondantemente in Scozia. Questo processo può durare anche 30 ore e più è lungo più “fumoso” sarà il whisky.

    In questo “Laboratorio” dedicato ci si focalizzerà su due regioni: le Highlands e l’isola di Islay che fanno entrambi single malt piuttosto “fumosi” e, nel caso dell’isola, anche con note marine.

    A guidare il “Laboratorio” sono due dei maggiori esperti italiani in materia, in gran parte responsabili del crescente interesse e apprezzamento per il whisky in Italia: Stefano Carlucci, proprietario del “Le Bon Bock Café” e Paolo Sanna del “Banana Republic”, entrambi a Roma. I due hanno lavorato col whisky per più di vent’anni, cercando di promuoverlo senza sosta in territori difficili dove vini, grappe e amari hanno a lungo dominato.

    Ma cominciamo a sfatare due miti sullo Scotch presenti nell’immaginario collettivo: primo, che un single malt non possa essere usato in alcun cocktail e che il whisky sia una bevanda invernale da evitare in estate. Solo perché i single malt sono forti e possono avere sapori quasi travolgenti, questo non significa che non possano essere usati in classici cocktail che possono esaltare la presenza di un particolare malto. “Prendi per esempio l’Old Fashioned, uno dei cocktail più antichi, fatto con whisky e Angostura. Anche un cocktail classico può essere preparato sulla base della personalità e dell’umore del consumatore attraverso la scelta del whisky e i single malt sono perfetti per questo” – assicura Paolo Sanna.

    E mentre le afose temperature estive non fanno diminuire il consumo di whisky nei freschi climi del Nord, sono certamente un problema a Roma: eppure da barman Paolo non vede questo come una limitazione ma come una sfida che può essere risolta scegliendo per esempio malti più leggeri serviti con soda o acqua frizzante. E quando si hanno più di 50 marche di whisky a disposizione, comprese alcune così antiche e preziose che sono impossibili da trovare altrove, si sa che ci si trova in buone mani.

    Ovviamente, dato che siamo a “Terra Madre Salone del Gusto”, non si berrà un bicchiere dopo l’altro di delizioso whisky senza nessun accompagnamento: fare abbinamenti fra whisky e cibo è la specialità di Stefano Carlucci che ci stupirà servendoci cioccolato fondente, ostriche e maiale.

    Utile prenotare già ora un posto per questo emozionante viaggio attraverso i grandi whisky delle Highlands e l’isola di Islay per scoprire di più sulla storia, i sapori e gli aromi di questo magnifico drink, assaggiando whisky da soli o in cocktail tradizionali e innovativi, accompagnati da abbinamenti classici e poco ortodossi.

    Marcello Di Meglio

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  • Terra Madre 2016. Abruzzo e Tivoli antico romana nell’”Alleanza dei Cuochi”

    TORINO 18 AGO. Continua il viaggio di avvicinamento di LN tra i temi, gli eventi e i protagonisti principali della prossima edizione di “Terra Madre Salone del Gusto 2016”, a Torino dal 22 al 26 settembre prossimi.

    Dalla ventricina abruzzese all’Epityrum di Tivoli: due assaggi di Alleanza

    E’ mai capitato di andare al ristorante e trovare sul menù l’elenco di produttori che hanno fornito gli ingredienti della cena? È un omaggio a chi ha contribuito alla bontà del pasto, che non dipende solo dalla bravura della brigata in cucina ma anche dal lavoro di chi ha prodotto materie prime di qualità. È proprio questo il senso dell’”Alleanza Slow Food” dei cuochi, unire chef e produttori nel comune intento di valorizzare i territori e la loro biodiversità.

    18 dei quasi 600 membri dell’”Alleanza Slow Food” dei cuochi da tutto il mondo parteciperanno a “Terra Madre Salone del Gusto 2016” per organizzare appuntamenti gastronomici davvero unici: qui vogliamo raccontartene due, un che va ’indietro nel tempo dall’Abruzzo di oggi alla Roma di migliaia di anni fa.

    Peppino Tinari, una stella in Abruzzo

    È l’atmosfera familiare a colpire l’avventore non appena apre la porta del ristorante stellato Villa Maiella, a Guardiagrele (Ch). Si sente già accolto e accudito, pur non avendo ancora riposato in una della camere o assaggiato una delle prelibatezze di Peppino. I Tinari si autodefiniscono “una famiglia al servizio del territorio” e ne hanno ben donde: tutto inizia nel 1966 quando i capostipiti Ginetta e Arcangelo fondano la fiaschetteria Villa Maiella e nel 1984 il testimone passa ad Angela e Peppino che con i loro due figli, Arcangelo in cucina e Pascal in sala, gestiscono ancora oggi l’albergo ristorante.

    A proposito delle caratteristiche della cucina abruzzese, Peppino è inarrestabile: “E’ una cucina di territorio, caratterizzata soprattutto da ingredienti poveri, ad eccezione dello zafferano e delle lenticchie di Santo Stefano (Presìdio Slow Food). I prodotti di punta sono il maiale e la ventricina, nelle due versioni di crema spalmabile e insaccato, ma sono deliziosi anche i pecorini, come quello di Farindola, e gli oli ricavati dalle cultivar tipiche del territorio come la Gentile di Chieti o la Dritta.

    E poi abbiamo gli arrosticini, il più noto simbolo della gastronomia abruzzese, che è l’antenato del cibo di strada che ora va così di moda: i piccoli spiedi di pecora venivano cucinati dai briganti nascosti in montagna che volevano mangiare senza dare troppo nell’occhio”. Descritta così non sembra certo una cucina povera, ma le preparazioni nascondono molti espedienti: pensate alle “pallotte cac’ e ove” in cui cacio e uova sostituiscono la carne ben più costosa.

    L’amore per il territorio si traduce anche nel desiderio di produrre in prima persona gli ingredienti da cucinare per cui il ristorante Villa Maiella può contare su maiali, asini, capre e galline allevati direttamente nella fattoria di famiglia e su un coloratissimo orto da cui si riforniscono soprattutto di erbe aromatiche: “Per esempio le bietoline rosse che non trovo al mercato, la pimpinella e 30 tipi di basilico”.

    Per tutto quello che non riescono a produrre si rivolgono ai produttori dei Presìdi, per portare avanti “una filiera onesta che valorizza chi lavora bene. Ho un rapporto bellissimo col territorio, da sempre, ben prima che cominciassero a parlarne tutti”. Se si vuole conoscerlo di persona, non perdersi l’appuntamento “Tutto l’Abruzzo racchiuso in un piatto”Peppino ci prepara gnocchi di pane di Solina con ragù di ventricina del Vastese e fonduta di canestrato di Castel del Monte (entrambi Presìdi Slow Food).

    Gabriella Cinelli, l’archeochef di Villa Adriana

    Quando si emette il primo vagito di fronte a Villa Adriana, l’antica dimora dell’imperatore Adriano a Tivoli, il tuo destino è segnato: “mentre mia mamma e mia nonna cucinavano all’hotel, mio padre mi raccontava le storie dell’Iliade e dell’Odissea: non potevo far altro che diventare archeochef”. Gabriella ha unito le passioni di famiglia e all’Hotel Adriano cucina piatti della tradizione laziale e al contempo organizza cene, banchetti e visite guidate sul tema della gastronomia antico romana.

    “I nostri gusti di oggi derivano da quelli dei Romani e per comprendere dove possiamo arrivare dobbiamo sapere da dove siamo partiti. Ci sono tantissimi cibi che mangiamo quotidianamente di cui non conosciamo l’origine”. Gabriella anche un’insegnante e non si tira certo indietro quando le si chiede qualche esempio.

    “Gli Estensi, signori di Ferrara, avevano un funzionario che era stato a Londra e raccontò a Isabella di aver molto gradito il “trifle”, un dolce al cucchiaio fatto con frutta, crema pasticcera e pan di Spagna imbevuto in porto o Madeira e lei, con l’acquolina in , lo fece riprodurre dai suoi cuochi con i liquori tipici di Ferrara: così nacque la zuppa inglese”.

    Dalle sue parole capiamo che Gabriella non concepisce cibi che non abbiano una vera storia, perciò nelle sue ricette unisce passato e territorio: “Slow Food ha ampliato i miei orizzonti, ho scoperto che se compri ingredienti che non conosci non fai un lavoro a regola d’arte, anche se l’atto di cucinare è perfetto. Conoscere il produttore e sapere come lavora ti fa essere sulla strada giusta e migliora il gusto: perciò faccio ricerca sul territorio e compro dai produttori del Mercato della Terra (anzi l’archeomercato)”.

    Un assaggio di ciò che Gabriella porterà all’appuntamento “Dall’archeopiatto dell’Alleanza: la gustatio antico romana”. La “Gustatio”, cioè una sorta di antipasto composto da “Epityrum”, cioè una crema di olive, fiori di finocchio, garum, coriandolo, aceto e miele e “Cerealia”, cereali con olio e pesto di erbe spontanee. Il tutto accompagnato dal “Libum”, pane per libagioni fatto con grani antichi e formaggi (la Marzolina e il Caciofiore, Presìdi Slow Food) e innaffiato da “Vinum mulsum”, vino con miele, acqua, pepe e petali di rosa.

    Per il programma integrale e le prenotazioni della “Cucina dell’Alleanza”, consultare il sito www.slowfood.it.

    Marcello Di Meglio

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  • Terra Madre 2016. Rocchi: “Stop al consumo di suolo agricolo”

    TORINO 17 AGO. “Non possiamo proseguire con questo ritmo: abbiamo bisogno urgentemente di una legge per evitare il consumo del suolo” – dichiara Francesca Rocchi (in foto sotto), Vicepresidente di Slow Food Italia. “La situazione italiana è drammatica: il 35% del nostro territorio è montagnoso e una superficie di 21mila metri quadrati è già stata cementificata con costi ambientali ed economici elevatissimi. Rendere il suolo non coltivabile significa perdere un bene comune, una risorsa ambientale fondamentale.

    Per questo dobbiamo pensare a una normativa forte che parta da un censimento serio del patrimonio edile non sfruttato. Un evento come “Una giornata per il suolo” ci permette di fare il punto sulla situazione del suolo in Italia e di creare maggiore consapevolezza su un tema su cui da sempre Slow Food pone grande attenzione.

    Impoverire il suolo, peggio ancora renderlo inutilizzabile, limita la possibilità di vita delle future generazioni, rendendo incerta e vulnerabile quella presente”. Anche di questo si discuterà al “Salone del Gusto Terra Madre 2016” in programma a Torino dal 22 al 26 settembre prossimi.

    Insieme a ISPRA, FAO, Centro Comune di Ricerca della Commissione Europea, Aissa, Dipse, Cia, Confagricoltura, Copagri, Conaf, Legambiente e Forum Salviamo il Paesaggio, Slow Food Italia è tra gli organizzatori di “Una giornata per il suolo 2016”, un momento di approfondimento per discutere dell’importanza del suolo e della sua tutela, partendo dai dati del rapporto ISPRA sul “Consumo di suolo in Italia 2016”. I dati riportati non sono incoraggianti: nonostante gli allarmi lanciati negli ultimi anni, oggi si registra ancora un consumo di 4 metri al secondo, pari a 35 ettari al giorno.

    Questo dato non evidenzia appieno le conseguenze a livello sociale e ambientale: si tratta, infatti, di un insieme di costi non sempre immediatamente percepiti – vale a dire il servizio ecosistemico che il suolo non può più fornire a causa delle trasformazioni subite –, quantificabili in 1.925 milioni di Euro annuali. Si va dalla produzione agricola con oltre 400 milioni Euro, alla produzione dell’erosione con oltre 120 milioni.

    “Partecipare a una giornata dedicata al suolo significa informare e sensibilizzare più persone possibili su una questione delicata che tocca da vicino ognuno di noi” – prosegue Rocchi. “Circa il 7% del territorio italiano è cementificato (edifici e infrastrutture dei trasporti e industriali) e non ci sono purtroppo speranze per arrestare il fenomeno. Questo purtroppo non vale solo per l’Italia: anche a livello europeo manca una vera e propria legislazione che regoli il consumo di suolo.

    Slow Food si è mossa su questo fronte aderendo all’iniziativa dei cittadini europei “People4Soil”, insieme ad altre 300 organizzazioni di tutta Europa: a partire da settembre, avremo un anno di tempo per raccogliere un milione di firme da presentare alla Commissione Europea per attuare una direttiva quadro sulla protezione dei suoli”.

    Marcello Di Meglio

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  • Terra Madre 2016. La rivoluzione dell’orto urbano sotto casa

    TORINO 16 AGO. Finalmente, anche se ancora lentamente, l’importanza di consumare cibo buono, pulito e giusto, possibilmente coltivato “in casa”, sta sostituendo la moda del cibo spazzatura. In particolare fare un orto, in campagna o in città, può significare molte cose: avere a disposizione verdura fresca, sana e buona ma anche sfidare il degrado delle periferie, educare alla bellezza e al rispetto per l’ambiente. Ma soprattutto, coltivare il proprio cibo significa comprenderne il valore e ristabilire un rapporto intimo con la terra: è uno degli argomenti che si tratteranno nelle Conferenze che si tengono al Teatro Carignano di Torino durante il “Salone del Gusto Terra Madre 2016”, in programma dal 22 al 26 settembre prossimi nel capoluogo piemontese.

    “Il giardinaggio – ha dichiarato l’artista, designer e guerilla gardener Ron Finley (in foto) – è l’atto più terapeutico e rivoluzionario che ci sia. È sorprendente ciò che si può fare con il suolo se gli si permette di essere una tela. Ed è dal suolo che si comincia per cambiare una comunità: noi stessi siamo il terreno di una comunità. Siamo noi a dover cambiare, a dover diventare dissidenti eco-rivoluzionari, dei veri e propri coltivatori gangster”.

    Finley ha iniziato il cambiamento piantando orti a South Central Los Angeles in lotti abbandonati sulle mediane del traffico, lungo i marciapiedi, per divertimento, per sfida e per offrire qualche alternativa al fast food in una comunità in cui i drive-in uccidevano più persone delle sparatorie.

    E non è l’unico a pensarla così: gli orti sono il punto di partenza di numerosi progetti che vogliono cambiare le sorti delle comunità. Questa rivoluzione degli orti sarà protagonista di una conferenza al Teatro Carignano, durante “Terra Madre Salone del Gusto”. Lo sguardo americano di Ron Finley e Alice Waters, pioniera del biologico negli Stati Uniti, si confronterà  l’esperienza africana dell’agronomo Edie Mukiibi (in foto), responsabile in Uganda del progetto dei “Diecimila Orti in Africa”. L’incontro sarà moderato da Valerio Borgianelli, membro della Commissione Educazione di Slow Food.

    “Sono davvero onorato di partecipare a questo evento – ha detto Ron Finley – e soprattutto di potermi confrontare con due leader come Alice Waters ed Edie Mukiibi. Gli orti per me significano libertà, serenità, bellezza, creatività, ma sono soprattutto un’occasione per insegnare e apprendere non solo come vivere in salute, ma anche come vivere in pace. Spero che coloro che parteciperanno alla conferenza tornino a casa con la consapevolezza che l’orto è un punto di partenza per la vita: se possiamo cambiare il nostro cibo, possiamo cambiare la nostra vita”.

    Della stessa idea è Alice Waters, vice-presidente di Slow Food, alla quale va il merito della nascita del primo School Garden di Slow Food, a metà degli anni Novanta, a Berkeley. Oggi il programma di orti scolastici, l’Edible Schoolyard Project, conta un network di più di 4000 scuole.

    “Grazie agli orti, – ha spiegato Alice Waters (in foto) – possiamo stare a stretto contatto con la natura e la sua bellezza: questa relazione si completa ancora di più quando dall’orto possiamo trarre il nostro nutrimento. Mangiare ciò che produce un orto significa mangiare con consapevolezza, quella che ci permette di scegliere gli ingredienti della nostra tavola direttamente dai produttori che a loro volta si prendono cura del territorio. Proprio come Ron Finley e Edie Mukiibi, che in modo semplice e accattivante si stanno prendendo cura della loro terra”.

    “In Africa – ha spiegato Edie Mukiibi – conosciamo bene il valore degli orti e con il progetto dei Diecimila Orti cerchiamo di rafforzare questa consapevolezza. Ogni orto rappresenta abilità, potere e responsabilità che assumiamo insieme per il futuro del nostro cibo. Il confronto con due personalità come Alice Waters e Ron Finley sarà un importante spunto di riflessione: entrambi sono per me fonte di ispirazione e incoraggiamento. Grazie agli orti promuoviamo il nostro cibo e la nostra gastronomia, rafforziamo i nostri sistemi alimentari tradizionali e difendiamo la biodiversità dei nostri prodotti”.

    “Lavoriamo in Paesi e contesti diversi – ha concluso Alice Waters – ma abbiamo molto da imparare uno dall’altro: ispirandoci a vicenda facciamo sì che ci sia un senso di connessione e di interdipendenza su scala globale! Spero che la conferenza inviti le persone di tutto il mondo a prendere coscienza della realtà e a correre dei rischi: dobbiamo essere il cambiamento che vogliamo avvenga nel mondo. L’unico modo per riuscirci non è attraverso le parole, ma costruendo meravigliosi esempi di come possiamo cambiare il nostro sistema alimentare”.

    La conferenza “La Rivoluzione dell’orto” si terrà sabato 24 settembre dalle 14 alle 15:30 presso il Teatro Carignano, in Piazza Carignano 6.

    Marcello Di Meglio

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  • Terra Madre 2016. I Laboratori del Gusto e la Scuola di Cucina

    TORINO 14 AGO. Torino con il “Salone del Gusto Terra Madre 2016” in programma dal 22 al 26 settembre prossimi, si apre al mondo ospitando chef, mastri birrai, vignaioli, produttori e bartender italiani e internazionali, da incontrare prenotando l’appuntamento che più stuzzica il palato.

    I Laboratori del Gusto

    Nel cuore della città capoluogo piemontese tornano i “Laboratori del Gusto”, fiore all’occhiello della manifestazione e presenti sin dalla prima edizione, appuntamento imperdibile per chi vuole scoprire tutti i segreti, le curiosità e le caratteristiche dei tesori enogastronomici del mondo confrontandosi direttamente con cuochi, gastronomi ed esperti.

    Nell’Appartamento della Regina Elena a Palazzo Reale protagonisti i vini, in un viaggio che porta dalla Mosella tedesca alla Bairrada portoghese, attraverso prestigiose regioni vitivinicole internazionali. Un’attenzione particolare per i vini naturali e, ovviamente, per l’Italia, con verticali e denominazioni per scoprire quanto è inscindibile il binomio vino-territorio.

    Per gli amanti delle birre l’indirizzo da segnare è Eataly Torino Lingotto, con tanti appuntamenti dedicati al presente e al futuro brassicolo artigianale italiano e non solo: mai provato le birre polacche, brasiliane o maltesi? Questa è l’occasione perfetta, anche per accertarsi che “La birra non esiste”. Misterioso….

    Al “Circolo dei Lettori” invece spazio ai prodotti di territori vicini e lontani, per scoprire le cinquanta sfumature del piccante, assaggiare la carne di canguro o entrare nel caveau della “Banca del prosciutto”.

    Ma non finisce qui: tazzina alla mano al Teatro Carignano, per trovare le tante espressioni del caffè all’italiana e approfondire la conoscenza di questa bevanda nelle diverse lingue del mondo. In Piazza Castello invece largo agli abbinamenti tra Sigaro Toscano e distillati, bolle e birre. Nello stand del Pastificio Di Martino nel cuore del Parco del Valentino va invece in scena tutta la pasta minuto per minuto, tra materie prime, cotture e condimenti, il tutto sotto la guida di grandi chef.

    Wooding, shrubs, gin e rum: molte le tendenze che animano gli immancabili “Laboratori del Gusto” dedicati alla mixologia, organizzati nelle sale di Aste Bolaffi. Rinomati bartender propongono drink a base di fiori, radici e cortecce, insoliti abbinamenti e composti dissetanti creati con aceti e frutta.

    Tutti a Scuola di Cucina

    Ospitati nelle sale di Eataly Torino Lingotto, tornano anche quest’anno, con molte curiosità, gli appuntamenti della “Scuola di Cucina” in cui cimentarsi in prima persona con alcune preparazioni, guidati dai consigli di esperti chef. Ci si può lasciarsi affascinare dai molteplici usi della canapa in cucina e dai piatti proposti dai cuochi messicani della rete di Terra Madre a base di agave, che non serve solo a preparare la tequila.

    Oltre ai legumi, gli oli e i grani antichi della nostra penisola, non manca la possibilità di affinare le tecniche di conservazione sott’olio, sott’aceto e sciroppo, per dare nuova vita alle verdure. E dopo aver assaggiato i piatti tradizionali della cucina ugandese, in cui sono le banane a dettare le regole, pronti per le storie di cibo giusto assaporando pani, salumi e birre prodotti nelle terre sottratte alle organizzazioni criminali.

    Grande novità di questa edizione le “Storie di Cuochi e di Cucina”, vere e proprie lezioni in cui grandi chef salgono in cattedra e raccontano la loro storia e la loro filosofia, terminando ovviamente con gustosi assaggi! Si comincia con un piatto della tradizione piemontese, gli agnolotti, proposti da Ugo Alciati, che li confeziona ancora oggi con la stessa ricetta di mamma Lidia, e Claudio Vicina, che grazie a questo piatto si è affermato tra i migliori chef italiani, per poi fare un salto nel futuro, accompagnati da Davide Scabin che immagina appunto la cucina del 2036.

    Sono storie di coraggio, perseveranza e legame con il territorio quelle raccontate da Juri Chiotti, chef del rifugio montano piemontese Meira Garneri e da Martina Caruso (in foto), la più giovane stellata italiana che ha deciso di rimanere sulla sua isola di Salina. Parlano di rivoluzione di sapori invece gli appuntamenti diretti da Xavier Pellicer, chef del Céleri di Barcellona, che stravolge gli equilibri dei piatti mettendo carne e pesce al servizio delle verdure, e quello dei fratelli Sergey e Ivan Berezutskiy del ristorante Twins di Mosca (in foto), gli alfieri della cucina pre-sovietica che in un viaggio lungo la Transiberiana uniscono tecnologie moderne e ingredienti classici, rivisitando le tradizioni culinarie in un’esplosione di sapori.

    Si sale poi al 36° piano del Grattacielo Intesa Sanpaolo per assaporare l’Alta Cucina di Ivan Milani, in cui scalare una verticale di legumi e le mille sfumature dell’aceto balsamico tradizionale di Modena.

    Il programma integrale e le prenotazioni sul sito www.slowfood.it

    Marcello Di Meglio

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  • Terra Madre 2016. Alleanza dei cuochi e Scuola di Pollenzo si scatenano

    TORINO 11 AGO. Il programma di “Terra Madre Salone del Gusto 2016” a Torino dal 22 al 26 settembre prossimi si arricchisce di due occasioni imperdibili: la Cucina dell’Alleanza in Piazza Castello e gli Appuntamenti a Tavola organizzati dalla Scuola di Cucina di Pollenzo. Chef di osterie, ristoranti, alberghi e bistrot propongono piatti unici creati ad hoc per l’occasione, tutti uniti da ingredienti esclusivi: il legame con il territorio e i Presìdi Slow Food.

    La Cucina dell’Alleanza è il progetto di Slow Food nato dalla collaborazione con Miele, Valcucine e Alce Nero, tre aziende che condividono il rispetto dell’ambiente, della terra e della materia prima. Una cucina di 128 mq nel cuore di Piazza Castello ospiterà 14 chef italiani e 4 internazionali che interpretano nei loro piatti Presìdi Slow Food e prodotti dell’Arca del Gusto. Originali appuntamenti in cui lo chef esce dalla cucina e crea per i suoi commensali piatti che esaltano i prodotti del territorio, raccontando la storia di chi li produce e ne salvaguarda particolarità e saperi.

    Ad alternarsi ai fornelli Vittorio Fusari con la polenta di grano saraceno e il coniglio arrostito, Raffaella Piccinino con i paccheri ripieni di caciocavallo di Ciminà, polpette di razza podolica calabrese e pomodoro di Zagarise, Mauro Ricciardelli che presenta una guancia di razza suina mora romagnola con pere cocomerine e rape di Caprauna… Ma anche Bobby Gregoire con i sapori della cucina quebecoise, Adolfo Perret che porta in Italia i prodotti delle Ande, Yelel Cañas Formiconi che reinterpreta la tradizione basca, Xavier Hamon con un piatto espressione della sua Bretagna e molti altri.

    Il concetto di Alleanza viene declinato nella sua accezione più letterale e si ritrova nella collaborazione tra Miele, e Alce Nero, che contribuiscono alla realizzazione della Cucina fornendo elettrodomestici, piani cottura, prodotti e ospitando due noti chef italiani: lo stellato Norbert Niederkofler della Rosa Alpina e Simone Salvini.

    Il progetto prende avvio dall’Alleanza Slow Food dei Cuochi, nata nel 2009 e che coinvolge più di 500 chef tra Italia, Olanda, Belgio, Canada, Albania, Marocco e Messico, impegnati ogni giorno a difendere, attraverso la cucina, la biodiversità dei prodotti buoni, puliti e giusti legati ai progetti Slow Food – Presìdi, Arca del Gusto, Comunità del cibo, Mercati della Terra – o provenienti da produzioni virtuose, rispettose dell’ambiente e del benessere animale. I cuochi parte del progetto inseriscono almeno tre prodotti dei Presìdi nei loro menù, privilegiando quelli del proprio territorio e precisando sul menù il nome del produttore che li ha forniti, raccontandone così storia e sapori ai commensali.

     

    L’Università ai fornelli

    Sono tre gli Appuntamenti a Tavola organizzati dalla Scuola di Cucina di Pollenzo, ideata dall’Università di Scienze Gastronomiche insieme a Slow Food, che si aggiungono al palinsesto di “Terra Madre Salone del Gusto”. Chef e osti, accomunati dall’amore per il proprio territorio, incontrano i giovani cuochi della Scuola di Cucina di Pollenzo e danno vita a un menù unico e creativo.

    Giovedì 22 settembre gli allievi della Scuola di Cucina si confrontano con Antonio Terzano dell’Osteria Dentro le Mura di Termoli e con Roberto Casamenti e Alessandra Bazzocchi de La Campanara di Galeata, a Torino presso la Fabbrica delle E. Appuntamento, invece, con Vittorio Fusari venerdì 23 settembre per una serata alle Tavole Accademiche di Pollenzo durante la quale maestro e allievi danno vita a piatti straordinari.

     

    Restiamo a Pollenzo lunedì 26 settembre con Pino Cuttaia, chef stellato di La Madia di Licata, e Pierpaolo Livorno chef del ristorante Garden dell’Albergo dell’Agenzia di Pollenzo, che insieme rivisitano le ricette della tradizione siciliana e le combinano con spezie e Presìdi Slow Food.

     

    Marcello Di Meglio

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  • Terra Madre 2016. 5 giornate di Conferenze e Forum al Teatro Carignano

    TORINO 10 AGO. Le Conferenze e i Forum raccontano i temi e i protagonisti dell’edizione 2016 di “Terra Madre Salone del Gusto” a Torino dal 22 al 26 settembre prossimi. Durante i cinque giorni dell’evento nomi noti del panorama internazionale si alternano ai delegati della rete di Terra Madre per approfondire le tematiche che da sempre stanno a cuore a Slow Food. Dal consumo consapevole all’impatto ambientale dell’agricoltura industriale, dalle migrazioni alla salvaguardia della biodiversità, passando per temi scottanti come il TTIP, gli Ogm e lo spreco alimentare: il cibo è raccontato e indagato a 360 gradi, con focus sulle sue implicazioni economiche, sociali, ambientali e politiche.

    Le Conferenze

    Le Conferenze sono il centro nevralgico della manifestazione: undici appuntamenti approfondiscono gli aspetti del cibo più attuali e dibattuti e toccano i grandi temi che animano le piazze mediatiche mondiali. Giuristi, attivisti, chef, agronomi, docenti, artisti e registi dialogano in uno dei luoghi simbolo di Torino, il Teatro Carignano, offrendo spunti di riflessione.

    Nell’ultimo anno il giro d’affari delle agromafie ha superato i 16 miliardi di euro, provocando gravi danni non solo all’economia ma anche alla salute. Il consumo critico è il principale strumento a nostra disposizione per contrastare i crimini agroalimentari. Ne parlano Gian Carlo Caselli, ex magistrato e presidente dell’Osservatorio per la lotta alla criminalità agroalimentare di Coldiretti, e Don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, in “Sapori fuori legge – Cibo, agromafie, contraffazioni. L’acquisto consapevole come pratica di legalità quotidiana”, accompagnati dalle incursioni teatrali di Tiziana Di Masi. (Giovedì 22 settembre – ore 11).

     

     

     

     

     

     

     

    Vi siete mai chiesti come l’arte contemporanea interpreti e rappresenti i cambiamenti politici, sociali ed economici del nostro tempo? Venite a scoprirlo con Carolyn Christov-Bakargiev, direttrice della Galleria d’Arte Moderna di Torino e del Museo d’Arte contemporanea del Castello di Rivoli, e Amar Kanwar, uno dei più importanti e attivi artisti indiani, durante “Il rapporto con la terra attraverso l’arte contemporanea”. (Venerdì 23 settembre, ore 11).

    Quando andiamo a fare la spesa dobbiamo porci una domanda fondamentale: quale impatto avranno le nostre scelte e i nostri acquisti sulla catena produttiva? La risposta in “Loro sono giganti, ma noi siamo moltitudine”, un dialogo tra Marion Nestle, esperta di nutrizione e politiche alimentari, e Josè Bové, contadino, attivista e membro dell’Europarlamento. Perché sono le nostre azioni quotidiane a fare la differenza, impariamo insieme come! (Venerdì 23 settembre – ore 14).

    L’agricoltura industriale distrugge il suolo, elimina la biodiversità, consuma le risorse non rinnovabili. Ma esiste una pratica – l’agroecologia – in grado di capovolgere questo sistema, prendendosi cura delle risorse naturali, valorizzando la diversità e ponendosi un unico, importante obiettivo: sfamare il mondo con l’agricoltura di piccola scala. Ne parlano Miguel Altieri, docente dell’Università di Berkley ed esponente dell’agroecologia, e Yacouba Sawadogo, agricoltore del Burkina Faso che ha riportato alla vita un pezzo di Sahel grazie all’impiego di tecniche colturali tradizionali, in “L’agroecologia può sfamare il mondo?” (Sabato 24 settembre – ore 11).

    Orto sì, orto no? Se siete ancora indecisi, non potete perdere l’appuntamento con Alice Waters, chef, attivista e vice presidente di Slow Food, Ronnie Finley, designer e guerrilla gardener, e Edward Mukiibi, agronomo e vice presidente di Slow Food. “La rivoluzione dell’orto” non è solo il titolo della Conferenza ma diventa un monito per tutti coloro che vogliono dare una svolta alle proprie abitudini, cominciando dal ristabilire un rapporto intimo con la natura. Fare l’orto è, infatti, un modo concreto per voler bene alla terra, non importa se in campagna o in città, a scuola o sul terrazzo. Ciò che importa è creare più orti possibili perché, come sostiene Alice Waters, “mettere un nel terreno è una promessa di nutrimento vero e di educazione per le persone”. (Sabato 24 settembre – ore 14).

    Se volete capire qual è il ruolo fondamentale dello chef e andare oltre le finzioni televisive, allora non potete mancare a “Se i grandi chef si alleano con i contadini”. quattro cuochi internazionali ribadiscono e rafforzano il loro ruolo di protagonisti principali della gastronomia. Si tratta del peruviano Gaston Acurio, dei francesi Michel Bras e Olivier Roellinger e dell’albanese Altin Prenga. (Sabato 24 settembre – ore 17).

    Il cibo che consumiamo ogni giorno dovrebbe essere il nostro miglior alleato, mentre troppo spesso è il principale nemico della nostra salute a causa di ingredienti raffinati, additivi chimici e residui di pesticidi. Ce lo racconta Franco Berrino, medico epidemiologo e tra i massimi esperti della relazione tra salute e alimentazione, nella conferenza “Il nostro cibo quotidiano: veleno o medicina?” A moderare Andrea Pezzana, docente universitario e dirigente medico presso l’ASL TO2. (Domenica 25 settembre – ore 11).

    Gino Strada, fondatore di Emergency, è protagonista insieme a Zerocalcare, fumettista italiano e autore della graphic novel “Kobane calling”, e a Edward Loure Ole Parmelo, capo tribù Masai e vincitore del Goldman Environmental Prize,  “Terra, conflitti e migrazioni – Le ragioni di chi parte, le battaglie di chi resta”. L’incontro guarda al fenomeno migratorio con attenzione particolare, considerandolo la conseguenza di scelte sbagliate, come ricorda Gino Strada: «Basterebbe scorrere l’elenco dei Paesi da cui provengono i profughi: Siria, Afghanistan, Iraq. Tutti teatri bellici. E quando non lo sono in senso stretto, come in Nigeria, il terrorismo fa il resto e la guerra è dietro l’angolo». (Domenica 25 settembre – ore 14).

    Alberto Barbera, direttore del Museo del Cinema di Torino e direttore artistico del Festival del Cinema di Venezia,  Yann Arthus-Bertrand, giornalista, fotografo e regista di documentari, che per oltre trent’anni ha filmato l’impatto dell’uomo sulla natura. “Il pianeta visto dal cielo e attraverso i volti dell’umanità” ripercorre la carriera del regista francese attraverso alcune delle sue riprese più significative. (Domenica 25 settembre – ore 17)

    L’Egitto di ieri, culla della civiltà e dell’agricoltura più antica del mondo, incontra l’Egitto di oggi, segnato da una profonda crisi politica, economica e sociale, dove i prodotti di importazione prendono il posto delle coltivazioni locali. Ne parlano Christian Greco, direttore del Museo Egizio di Torino, e Malak Rouchdy, docente di sociologia presso l’American University of Cairo, nella conferenza “Cibo e agricoltura in Egitto, ieri e oggi”. (Lunedì 26 settembre – ore 11).

    La crescita infinita su un mondo finito è il tema principale di “Un nuovo mondo è possibile, anzi necessario”. Su questo tema si confrontano Serge Latouche, economista e filosofo francese celebre per la sua proposta alternativa al modello economico occidentale, detta decrescita, Eric Holt-Gimenez, economista, agroecologo, professore statunitense, e Stefano Zamagni, economista italiano e docente di Economia Politica a Bologna. (Lunedì 26 settembre – ore 14).

     

     

     

     

     

     

     

    I Forum della Terra

    I Forum di Terra Madre sono momenti di scambio e di incontro fra le Comunità del cibo di tutto il mondo e permettono di conoscere da vicino la rete internazionale di Terra Madre attraverso la testimonianza diretta di contadini, pastori, artigiani, cuochi, agronomi, veterinari. Sono 40 i temi che i delegati di Terra Madre portano all’attenzione del pubblico, indagando tutti gli aspetti della gastronomia che, nel bene e nel male, riescono a cambiare il pianeta: dalla scarsità dell’acqua potabile all’allevamento sostenibile, dalla biodiversità di banane, caffè e cacao al futuro dell’agricoltura biologica, dal TTIP agli Ogm. I Forum aiutano, inoltre, a scoprire i progetti di cui Slow Food si fa promotore, come i 10.000 Orti in Africa, l’Alleanza Slow Food dei cuochi, la rete internazionale dei Mercati della Terra e il lavoro sulle mense scolastiche.

    S possono seguire le Conferenze al Teatro Carignano acquistando il posto sul sito www.slowfood.it. I Forum della Terra, dedicati ai delegati della rete di Terra Madre e accessibili al pubblico fino a esaurimento posti, si svolgono invece nelle aule del Politecnico al Castello del Valentino e dell’Università a Torino Esposizioni.

    Marcello Di Meglio

    Leggi l’articolo originale: Terra Madre 2016. 5 giornate di Conferenze e Forum al Teatro Carignano