Categoria: Economia Italia

  • Terra Madre 2016. Scotch whisky ma “fumoso”

    TORINO 20 AGO. Se c’è un distillato che può vantarsi di avere molti connaisseur in tutto il mondo è il whisky e in particolare il nobile inimitabile Scotch. Con almeno 500 anni di tradizione e molte distillerie ancora a conduzione familiare, lo Scotch ha una delicatezza di raffinamento riconosciuta da tutti e che si declina nei vari tipi di Scotch a cui è dedicato un “Laboratorio del Gusto” nell’ambito degli appuntamenti legati alla mixology alla kermesse targata Slow Food “Terra Madre Salone del Gusto 2016” a Torino dal 22 al 26 settembre prossimi.

    Così come i vini, anche i whisky hanno un’appartenenza regionale, dalle Lowlands del Sud alle Highlands del Nord, fino all’isola di Islay, la penisola di Campbeltown e la Speyside, la valle del fiume Spey (tecnicamente una sottocategoria delle Highlands).

    In generale i whisky delle Lowlands sono più freschi e leggeri e con un carattere più floreale, grazie al suolo morbido in cui cresce il grano. Sono però i whisky della Speyside a dominare il mercato, dal momento che più di metà di tutte le distillerie si trovano lì: noti per il loro gusto complesso e i toni fruttati, sono di solito meno torbati di altri whisky delle Highlands, anche se l’uso della torba nella regione sta aumentando a causa delle preferenze globali per whisky più “fumosi”. Quel classico gusto fumoso si ottiene con l’essiccatura dell’orzo usato nella distillazione sui fumi della torba, il materiale vegetale parzialmente decomposto che si trova abbondantemente in Scozia. Questo processo può durare anche 30 ore e più è lungo più “fumoso” sarà il whisky.

    In questo “Laboratorio” dedicato ci si focalizzerà su due regioni: le Highlands e l’isola di Islay che fanno entrambi single malt piuttosto “fumosi” e, nel caso dell’isola, anche con note marine.

    A guidare il “Laboratorio” sono due dei maggiori esperti italiani in materia, in gran parte responsabili del crescente interesse e apprezzamento per il whisky in Italia: Stefano Carlucci, proprietario del “Le Bon Bock Café” e Paolo Sanna del “Banana Republic”, entrambi a Roma. I due hanno lavorato col whisky per più di vent’anni, cercando di promuoverlo senza sosta in territori difficili dove vini, grappe e amari hanno a lungo dominato.

    Ma cominciamo a sfatare due miti sullo Scotch presenti nell’immaginario collettivo: primo, che un single malt non possa essere usato in alcun cocktail e che il whisky sia una bevanda invernale da evitare in estate. Solo perché i single malt sono forti e possono avere sapori quasi travolgenti, questo non significa che non possano essere usati in classici cocktail che possono esaltare la presenza di un particolare malto. “Prendi per esempio l’Old Fashioned, uno dei cocktail più antichi, fatto con whisky e Angostura. Anche un cocktail classico può essere preparato sulla base della personalità e dell’umore del consumatore attraverso la scelta del whisky e i single malt sono perfetti per questo” – assicura Paolo Sanna.

    E mentre le afose temperature estive non fanno diminuire il consumo di whisky nei freschi climi del Nord, sono certamente un problema a Roma: eppure da barman Paolo non vede questo come una limitazione ma come una sfida che può essere risolta scegliendo per esempio malti più leggeri serviti con soda o acqua frizzante. E quando si hanno più di 50 marche di whisky a disposizione, comprese alcune così antiche e preziose che sono impossibili da trovare altrove, si sa che ci si trova in buone mani.

    Ovviamente, dato che siamo a “Terra Madre Salone del Gusto”, non si berrà un bicchiere dopo l’altro di delizioso whisky senza nessun accompagnamento: fare abbinamenti fra whisky e cibo è la specialità di Stefano Carlucci che ci stupirà servendoci cioccolato fondente, ostriche e maiale.

    Utile prenotare già ora un posto per questo emozionante viaggio attraverso i grandi whisky delle Highlands e l’isola di Islay per scoprire di più sulla storia, i sapori e gli aromi di questo magnifico drink, assaggiando whisky da soli o in cocktail tradizionali e innovativi, accompagnati da abbinamenti classici e poco ortodossi.

    Marcello Di Meglio

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  • Terra Madre 2016. Abruzzo e Tivoli antico romana nell’”Alleanza dei Cuochi”

    TORINO 18 AGO. Continua il viaggio di avvicinamento di LN tra i temi, gli eventi e i protagonisti principali della prossima edizione di “Terra Madre Salone del Gusto 2016”, a Torino dal 22 al 26 settembre prossimi.

    Dalla ventricina abruzzese all’Epityrum di Tivoli: due assaggi di Alleanza

    E’ mai capitato di andare al ristorante e trovare sul menù l’elenco di produttori che hanno fornito gli ingredienti della cena? È un omaggio a chi ha contribuito alla bontà del pasto, che non dipende solo dalla bravura della brigata in cucina ma anche dal lavoro di chi ha prodotto materie prime di qualità. È proprio questo il senso dell’”Alleanza Slow Food” dei cuochi, unire chef e produttori nel comune intento di valorizzare i territori e la loro biodiversità.

    18 dei quasi 600 membri dell’”Alleanza Slow Food” dei cuochi da tutto il mondo parteciperanno a “Terra Madre Salone del Gusto 2016” per organizzare appuntamenti gastronomici davvero unici: qui vogliamo raccontartene due, un che va ’indietro nel tempo dall’Abruzzo di oggi alla Roma di migliaia di anni fa.

    Peppino Tinari, una stella in Abruzzo

    È l’atmosfera familiare a colpire l’avventore non appena apre la porta del ristorante stellato Villa Maiella, a Guardiagrele (Ch). Si sente già accolto e accudito, pur non avendo ancora riposato in una della camere o assaggiato una delle prelibatezze di Peppino. I Tinari si autodefiniscono “una famiglia al servizio del territorio” e ne hanno ben donde: tutto inizia nel 1966 quando i capostipiti Ginetta e Arcangelo fondano la fiaschetteria Villa Maiella e nel 1984 il testimone passa ad Angela e Peppino che con i loro due figli, Arcangelo in cucina e Pascal in sala, gestiscono ancora oggi l’albergo ristorante.

    A proposito delle caratteristiche della cucina abruzzese, Peppino è inarrestabile: “E’ una cucina di territorio, caratterizzata soprattutto da ingredienti poveri, ad eccezione dello zafferano e delle lenticchie di Santo Stefano (Presìdio Slow Food). I prodotti di punta sono il maiale e la ventricina, nelle due versioni di crema spalmabile e insaccato, ma sono deliziosi anche i pecorini, come quello di Farindola, e gli oli ricavati dalle cultivar tipiche del territorio come la Gentile di Chieti o la Dritta.

    E poi abbiamo gli arrosticini, il più noto simbolo della gastronomia abruzzese, che è l’antenato del cibo di strada che ora va così di moda: i piccoli spiedi di pecora venivano cucinati dai briganti nascosti in montagna che volevano mangiare senza dare troppo nell’occhio”. Descritta così non sembra certo una cucina povera, ma le preparazioni nascondono molti espedienti: pensate alle “pallotte cac’ e ove” in cui cacio e uova sostituiscono la carne ben più costosa.

    L’amore per il territorio si traduce anche nel desiderio di produrre in prima persona gli ingredienti da cucinare per cui il ristorante Villa Maiella può contare su maiali, asini, capre e galline allevati direttamente nella fattoria di famiglia e su un coloratissimo orto da cui si riforniscono soprattutto di erbe aromatiche: “Per esempio le bietoline rosse che non trovo al mercato, la pimpinella e 30 tipi di basilico”.

    Per tutto quello che non riescono a produrre si rivolgono ai produttori dei Presìdi, per portare avanti “una filiera onesta che valorizza chi lavora bene. Ho un rapporto bellissimo col territorio, da sempre, ben prima che cominciassero a parlarne tutti”. Se si vuole conoscerlo di persona, non perdersi l’appuntamento “Tutto l’Abruzzo racchiuso in un piatto”Peppino ci prepara gnocchi di pane di Solina con ragù di ventricina del Vastese e fonduta di canestrato di Castel del Monte (entrambi Presìdi Slow Food).

    Gabriella Cinelli, l’archeochef di Villa Adriana

    Quando si emette il primo vagito di fronte a Villa Adriana, l’antica dimora dell’imperatore Adriano a Tivoli, il tuo destino è segnato: “mentre mia mamma e mia nonna cucinavano all’hotel, mio padre mi raccontava le storie dell’Iliade e dell’Odissea: non potevo far altro che diventare archeochef”. Gabriella ha unito le passioni di famiglia e all’Hotel Adriano cucina piatti della tradizione laziale e al contempo organizza cene, banchetti e visite guidate sul tema della gastronomia antico romana.

    “I nostri gusti di oggi derivano da quelli dei Romani e per comprendere dove possiamo arrivare dobbiamo sapere da dove siamo partiti. Ci sono tantissimi cibi che mangiamo quotidianamente di cui non conosciamo l’origine”. Gabriella anche un’insegnante e non si tira certo indietro quando le si chiede qualche esempio.

    “Gli Estensi, signori di Ferrara, avevano un funzionario che era stato a Londra e raccontò a Isabella di aver molto gradito il “trifle”, un dolce al cucchiaio fatto con frutta, crema pasticcera e pan di Spagna imbevuto in porto o Madeira e lei, con l’acquolina in , lo fece riprodurre dai suoi cuochi con i liquori tipici di Ferrara: così nacque la zuppa inglese”.

    Dalle sue parole capiamo che Gabriella non concepisce cibi che non abbiano una vera storia, perciò nelle sue ricette unisce passato e territorio: “Slow Food ha ampliato i miei orizzonti, ho scoperto che se compri ingredienti che non conosci non fai un lavoro a regola d’arte, anche se l’atto di cucinare è perfetto. Conoscere il produttore e sapere come lavora ti fa essere sulla strada giusta e migliora il gusto: perciò faccio ricerca sul territorio e compro dai produttori del Mercato della Terra (anzi l’archeomercato)”.

    Un assaggio di ciò che Gabriella porterà all’appuntamento “Dall’archeopiatto dell’Alleanza: la gustatio antico romana”. La “Gustatio”, cioè una sorta di antipasto composto da “Epityrum”, cioè una crema di olive, fiori di finocchio, garum, coriandolo, aceto e miele e “Cerealia”, cereali con olio e pesto di erbe spontanee. Il tutto accompagnato dal “Libum”, pane per libagioni fatto con grani antichi e formaggi (la Marzolina e il Caciofiore, Presìdi Slow Food) e innaffiato da “Vinum mulsum”, vino con miele, acqua, pepe e petali di rosa.

    Per il programma integrale e le prenotazioni della “Cucina dell’Alleanza”, consultare il sito www.slowfood.it.

    Marcello Di Meglio

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  • Terra Madre 2016. Rocchi: “Stop al consumo di suolo agricolo”

    TORINO 17 AGO. “Non possiamo proseguire con questo ritmo: abbiamo bisogno urgentemente di una legge per evitare il consumo del suolo” – dichiara Francesca Rocchi (in foto sotto), Vicepresidente di Slow Food Italia. “La situazione italiana è drammatica: il 35% del nostro territorio è montagnoso e una superficie di 21mila metri quadrati è già stata cementificata con costi ambientali ed economici elevatissimi. Rendere il suolo non coltivabile significa perdere un bene comune, una risorsa ambientale fondamentale.

    Per questo dobbiamo pensare a una normativa forte che parta da un censimento serio del patrimonio edile non sfruttato. Un evento come “Una giornata per il suolo” ci permette di fare il punto sulla situazione del suolo in Italia e di creare maggiore consapevolezza su un tema su cui da sempre Slow Food pone grande attenzione.

    Impoverire il suolo, peggio ancora renderlo inutilizzabile, limita la possibilità di vita delle future generazioni, rendendo incerta e vulnerabile quella presente”. Anche di questo si discuterà al “Salone del Gusto Terra Madre 2016” in programma a Torino dal 22 al 26 settembre prossimi.

    Insieme a ISPRA, FAO, Centro Comune di Ricerca della Commissione Europea, Aissa, Dipse, Cia, Confagricoltura, Copagri, Conaf, Legambiente e Forum Salviamo il Paesaggio, Slow Food Italia è tra gli organizzatori di “Una giornata per il suolo 2016”, un momento di approfondimento per discutere dell’importanza del suolo e della sua tutela, partendo dai dati del rapporto ISPRA sul “Consumo di suolo in Italia 2016”. I dati riportati non sono incoraggianti: nonostante gli allarmi lanciati negli ultimi anni, oggi si registra ancora un consumo di 4 metri al secondo, pari a 35 ettari al giorno.

    Questo dato non evidenzia appieno le conseguenze a livello sociale e ambientale: si tratta, infatti, di un insieme di costi non sempre immediatamente percepiti – vale a dire il servizio ecosistemico che il suolo non può più fornire a causa delle trasformazioni subite –, quantificabili in 1.925 milioni di Euro annuali. Si va dalla produzione agricola con oltre 400 milioni Euro, alla produzione dell’erosione con oltre 120 milioni.

    “Partecipare a una giornata dedicata al suolo significa informare e sensibilizzare più persone possibili su una questione delicata che tocca da vicino ognuno di noi” – prosegue Rocchi. “Circa il 7% del territorio italiano è cementificato (edifici e infrastrutture dei trasporti e industriali) e non ci sono purtroppo speranze per arrestare il fenomeno. Questo purtroppo non vale solo per l’Italia: anche a livello europeo manca una vera e propria legislazione che regoli il consumo di suolo.

    Slow Food si è mossa su questo fronte aderendo all’iniziativa dei cittadini europei “People4Soil”, insieme ad altre 300 organizzazioni di tutta Europa: a partire da settembre, avremo un anno di tempo per raccogliere un milione di firme da presentare alla Commissione Europea per attuare una direttiva quadro sulla protezione dei suoli”.

    Marcello Di Meglio

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  • Terra Madre 2016. La rivoluzione dell’orto urbano sotto casa

    TORINO 16 AGO. Finalmente, anche se ancora lentamente, l’importanza di consumare cibo buono, pulito e giusto, possibilmente coltivato “in casa”, sta sostituendo la moda del cibo spazzatura. In particolare fare un orto, in campagna o in città, può significare molte cose: avere a disposizione verdura fresca, sana e buona ma anche sfidare il degrado delle periferie, educare alla bellezza e al rispetto per l’ambiente. Ma soprattutto, coltivare il proprio cibo significa comprenderne il valore e ristabilire un rapporto intimo con la terra: è uno degli argomenti che si tratteranno nelle Conferenze che si tengono al Teatro Carignano di Torino durante il “Salone del Gusto Terra Madre 2016”, in programma dal 22 al 26 settembre prossimi nel capoluogo piemontese.

    “Il giardinaggio – ha dichiarato l’artista, designer e guerilla gardener Ron Finley (in foto) – è l’atto più terapeutico e rivoluzionario che ci sia. È sorprendente ciò che si può fare con il suolo se gli si permette di essere una tela. Ed è dal suolo che si comincia per cambiare una comunità: noi stessi siamo il terreno di una comunità. Siamo noi a dover cambiare, a dover diventare dissidenti eco-rivoluzionari, dei veri e propri coltivatori gangster”.

    Finley ha iniziato il cambiamento piantando orti a South Central Los Angeles in lotti abbandonati sulle mediane del traffico, lungo i marciapiedi, per divertimento, per sfida e per offrire qualche alternativa al fast food in una comunità in cui i drive-in uccidevano più persone delle sparatorie.

    E non è l’unico a pensarla così: gli orti sono il punto di partenza di numerosi progetti che vogliono cambiare le sorti delle comunità. Questa rivoluzione degli orti sarà protagonista di una conferenza al Teatro Carignano, durante “Terra Madre Salone del Gusto”. Lo sguardo americano di Ron Finley e Alice Waters, pioniera del biologico negli Stati Uniti, si confronterà  l’esperienza africana dell’agronomo Edie Mukiibi (in foto), responsabile in Uganda del progetto dei “Diecimila Orti in Africa”. L’incontro sarà moderato da Valerio Borgianelli, membro della Commissione Educazione di Slow Food.

    “Sono davvero onorato di partecipare a questo evento – ha detto Ron Finley – e soprattutto di potermi confrontare con due leader come Alice Waters ed Edie Mukiibi. Gli orti per me significano libertà, serenità, bellezza, creatività, ma sono soprattutto un’occasione per insegnare e apprendere non solo come vivere in salute, ma anche come vivere in pace. Spero che coloro che parteciperanno alla conferenza tornino a casa con la consapevolezza che l’orto è un punto di partenza per la vita: se possiamo cambiare il nostro cibo, possiamo cambiare la nostra vita”.

    Della stessa idea è Alice Waters, vice-presidente di Slow Food, alla quale va il merito della nascita del primo School Garden di Slow Food, a metà degli anni Novanta, a Berkeley. Oggi il programma di orti scolastici, l’Edible Schoolyard Project, conta un network di più di 4000 scuole.

    “Grazie agli orti, – ha spiegato Alice Waters (in foto) – possiamo stare a stretto contatto con la natura e la sua bellezza: questa relazione si completa ancora di più quando dall’orto possiamo trarre il nostro nutrimento. Mangiare ciò che produce un orto significa mangiare con consapevolezza, quella che ci permette di scegliere gli ingredienti della nostra tavola direttamente dai produttori che a loro volta si prendono cura del territorio. Proprio come Ron Finley e Edie Mukiibi, che in modo semplice e accattivante si stanno prendendo cura della loro terra”.

    “In Africa – ha spiegato Edie Mukiibi – conosciamo bene il valore degli orti e con il progetto dei Diecimila Orti cerchiamo di rafforzare questa consapevolezza. Ogni orto rappresenta abilità, potere e responsabilità che assumiamo insieme per il futuro del nostro cibo. Il confronto con due personalità come Alice Waters e Ron Finley sarà un importante spunto di riflessione: entrambi sono per me fonte di ispirazione e incoraggiamento. Grazie agli orti promuoviamo il nostro cibo e la nostra gastronomia, rafforziamo i nostri sistemi alimentari tradizionali e difendiamo la biodiversità dei nostri prodotti”.

    “Lavoriamo in Paesi e contesti diversi – ha concluso Alice Waters – ma abbiamo molto da imparare uno dall’altro: ispirandoci a vicenda facciamo sì che ci sia un senso di connessione e di interdipendenza su scala globale! Spero che la conferenza inviti le persone di tutto il mondo a prendere coscienza della realtà e a correre dei rischi: dobbiamo essere il cambiamento che vogliamo avvenga nel mondo. L’unico modo per riuscirci non è attraverso le parole, ma costruendo meravigliosi esempi di come possiamo cambiare il nostro sistema alimentare”.

    La conferenza “La Rivoluzione dell’orto” si terrà sabato 24 settembre dalle 14 alle 15:30 presso il Teatro Carignano, in Piazza Carignano 6.

    Marcello Di Meglio

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  • Terra Madre 2016. I Laboratori del Gusto e la Scuola di Cucina

    TORINO 14 AGO. Torino con il “Salone del Gusto Terra Madre 2016” in programma dal 22 al 26 settembre prossimi, si apre al mondo ospitando chef, mastri birrai, vignaioli, produttori e bartender italiani e internazionali, da incontrare prenotando l’appuntamento che più stuzzica il palato.

    I Laboratori del Gusto

    Nel cuore della città capoluogo piemontese tornano i “Laboratori del Gusto”, fiore all’occhiello della manifestazione e presenti sin dalla prima edizione, appuntamento imperdibile per chi vuole scoprire tutti i segreti, le curiosità e le caratteristiche dei tesori enogastronomici del mondo confrontandosi direttamente con cuochi, gastronomi ed esperti.

    Nell’Appartamento della Regina Elena a Palazzo Reale protagonisti i vini, in un viaggio che porta dalla Mosella tedesca alla Bairrada portoghese, attraverso prestigiose regioni vitivinicole internazionali. Un’attenzione particolare per i vini naturali e, ovviamente, per l’Italia, con verticali e denominazioni per scoprire quanto è inscindibile il binomio vino-territorio.

    Per gli amanti delle birre l’indirizzo da segnare è Eataly Torino Lingotto, con tanti appuntamenti dedicati al presente e al futuro brassicolo artigianale italiano e non solo: mai provato le birre polacche, brasiliane o maltesi? Questa è l’occasione perfetta, anche per accertarsi che “La birra non esiste”. Misterioso….

    Al “Circolo dei Lettori” invece spazio ai prodotti di territori vicini e lontani, per scoprire le cinquanta sfumature del piccante, assaggiare la carne di canguro o entrare nel caveau della “Banca del prosciutto”.

    Ma non finisce qui: tazzina alla mano al Teatro Carignano, per trovare le tante espressioni del caffè all’italiana e approfondire la conoscenza di questa bevanda nelle diverse lingue del mondo. In Piazza Castello invece largo agli abbinamenti tra Sigaro Toscano e distillati, bolle e birre. Nello stand del Pastificio Di Martino nel cuore del Parco del Valentino va invece in scena tutta la pasta minuto per minuto, tra materie prime, cotture e condimenti, il tutto sotto la guida di grandi chef.

    Wooding, shrubs, gin e rum: molte le tendenze che animano gli immancabili “Laboratori del Gusto” dedicati alla mixologia, organizzati nelle sale di Aste Bolaffi. Rinomati bartender propongono drink a base di fiori, radici e cortecce, insoliti abbinamenti e composti dissetanti creati con aceti e frutta.

    Tutti a Scuola di Cucina

    Ospitati nelle sale di Eataly Torino Lingotto, tornano anche quest’anno, con molte curiosità, gli appuntamenti della “Scuola di Cucina” in cui cimentarsi in prima persona con alcune preparazioni, guidati dai consigli di esperti chef. Ci si può lasciarsi affascinare dai molteplici usi della canapa in cucina e dai piatti proposti dai cuochi messicani della rete di Terra Madre a base di agave, che non serve solo a preparare la tequila.

    Oltre ai legumi, gli oli e i grani antichi della nostra penisola, non manca la possibilità di affinare le tecniche di conservazione sott’olio, sott’aceto e sciroppo, per dare nuova vita alle verdure. E dopo aver assaggiato i piatti tradizionali della cucina ugandese, in cui sono le banane a dettare le regole, pronti per le storie di cibo giusto assaporando pani, salumi e birre prodotti nelle terre sottratte alle organizzazioni criminali.

    Grande novità di questa edizione le “Storie di Cuochi e di Cucina”, vere e proprie lezioni in cui grandi chef salgono in cattedra e raccontano la loro storia e la loro filosofia, terminando ovviamente con gustosi assaggi! Si comincia con un piatto della tradizione piemontese, gli agnolotti, proposti da Ugo Alciati, che li confeziona ancora oggi con la stessa ricetta di mamma Lidia, e Claudio Vicina, che grazie a questo piatto si è affermato tra i migliori chef italiani, per poi fare un salto nel futuro, accompagnati da Davide Scabin che immagina appunto la cucina del 2036.

    Sono storie di coraggio, perseveranza e legame con il territorio quelle raccontate da Juri Chiotti, chef del rifugio montano piemontese Meira Garneri e da Martina Caruso (in foto), la più giovane stellata italiana che ha deciso di rimanere sulla sua isola di Salina. Parlano di rivoluzione di sapori invece gli appuntamenti diretti da Xavier Pellicer, chef del Céleri di Barcellona, che stravolge gli equilibri dei piatti mettendo carne e pesce al servizio delle verdure, e quello dei fratelli Sergey e Ivan Berezutskiy del ristorante Twins di Mosca (in foto), gli alfieri della cucina pre-sovietica che in un viaggio lungo la Transiberiana uniscono tecnologie moderne e ingredienti classici, rivisitando le tradizioni culinarie in un’esplosione di sapori.

    Si sale poi al 36° piano del Grattacielo Intesa Sanpaolo per assaporare l’Alta Cucina di Ivan Milani, in cui scalare una verticale di legumi e le mille sfumature dell’aceto balsamico tradizionale di Modena.

    Il programma integrale e le prenotazioni sul sito www.slowfood.it

    Marcello Di Meglio

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  • Terra Madre 2016. Alleanza dei cuochi e Scuola di Pollenzo si scatenano

    TORINO 11 AGO. Il programma di “Terra Madre Salone del Gusto 2016” a Torino dal 22 al 26 settembre prossimi si arricchisce di due occasioni imperdibili: la Cucina dell’Alleanza in Piazza Castello e gli Appuntamenti a Tavola organizzati dalla Scuola di Cucina di Pollenzo. Chef di osterie, ristoranti, alberghi e bistrot propongono piatti unici creati ad hoc per l’occasione, tutti uniti da ingredienti esclusivi: il legame con il territorio e i Presìdi Slow Food.

    La Cucina dell’Alleanza è il progetto di Slow Food nato dalla collaborazione con Miele, Valcucine e Alce Nero, tre aziende che condividono il rispetto dell’ambiente, della terra e della materia prima. Una cucina di 128 mq nel cuore di Piazza Castello ospiterà 14 chef italiani e 4 internazionali che interpretano nei loro piatti Presìdi Slow Food e prodotti dell’Arca del Gusto. Originali appuntamenti in cui lo chef esce dalla cucina e crea per i suoi commensali piatti che esaltano i prodotti del territorio, raccontando la storia di chi li produce e ne salvaguarda particolarità e saperi.

    Ad alternarsi ai fornelli Vittorio Fusari con la polenta di grano saraceno e il coniglio arrostito, Raffaella Piccinino con i paccheri ripieni di caciocavallo di Ciminà, polpette di razza podolica calabrese e pomodoro di Zagarise, Mauro Ricciardelli che presenta una guancia di razza suina mora romagnola con pere cocomerine e rape di Caprauna… Ma anche Bobby Gregoire con i sapori della cucina quebecoise, Adolfo Perret che porta in Italia i prodotti delle Ande, Yelel Cañas Formiconi che reinterpreta la tradizione basca, Xavier Hamon con un piatto espressione della sua Bretagna e molti altri.

    Il concetto di Alleanza viene declinato nella sua accezione più letterale e si ritrova nella collaborazione tra Miele, e Alce Nero, che contribuiscono alla realizzazione della Cucina fornendo elettrodomestici, piani cottura, prodotti e ospitando due noti chef italiani: lo stellato Norbert Niederkofler della Rosa Alpina e Simone Salvini.

    Il progetto prende avvio dall’Alleanza Slow Food dei Cuochi, nata nel 2009 e che coinvolge più di 500 chef tra Italia, Olanda, Belgio, Canada, Albania, Marocco e Messico, impegnati ogni giorno a difendere, attraverso la cucina, la biodiversità dei prodotti buoni, puliti e giusti legati ai progetti Slow Food – Presìdi, Arca del Gusto, Comunità del cibo, Mercati della Terra – o provenienti da produzioni virtuose, rispettose dell’ambiente e del benessere animale. I cuochi parte del progetto inseriscono almeno tre prodotti dei Presìdi nei loro menù, privilegiando quelli del proprio territorio e precisando sul menù il nome del produttore che li ha forniti, raccontandone così storia e sapori ai commensali.

     

    L’Università ai fornelli

    Sono tre gli Appuntamenti a Tavola organizzati dalla Scuola di Cucina di Pollenzo, ideata dall’Università di Scienze Gastronomiche insieme a Slow Food, che si aggiungono al palinsesto di “Terra Madre Salone del Gusto”. Chef e osti, accomunati dall’amore per il proprio territorio, incontrano i giovani cuochi della Scuola di Cucina di Pollenzo e danno vita a un menù unico e creativo.

    Giovedì 22 settembre gli allievi della Scuola di Cucina si confrontano con Antonio Terzano dell’Osteria Dentro le Mura di Termoli e con Roberto Casamenti e Alessandra Bazzocchi de La Campanara di Galeata, a Torino presso la Fabbrica delle E. Appuntamento, invece, con Vittorio Fusari venerdì 23 settembre per una serata alle Tavole Accademiche di Pollenzo durante la quale maestro e allievi danno vita a piatti straordinari.

     

    Restiamo a Pollenzo lunedì 26 settembre con Pino Cuttaia, chef stellato di La Madia di Licata, e Pierpaolo Livorno chef del ristorante Garden dell’Albergo dell’Agenzia di Pollenzo, che insieme rivisitano le ricette della tradizione siciliana e le combinano con spezie e Presìdi Slow Food.

     

    Marcello Di Meglio

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  • Terra Madre 2016. 5 giornate di Conferenze e Forum al Teatro Carignano

    TORINO 10 AGO. Le Conferenze e i Forum raccontano i temi e i protagonisti dell’edizione 2016 di “Terra Madre Salone del Gusto” a Torino dal 22 al 26 settembre prossimi. Durante i cinque giorni dell’evento nomi noti del panorama internazionale si alternano ai delegati della rete di Terra Madre per approfondire le tematiche che da sempre stanno a cuore a Slow Food. Dal consumo consapevole all’impatto ambientale dell’agricoltura industriale, dalle migrazioni alla salvaguardia della biodiversità, passando per temi scottanti come il TTIP, gli Ogm e lo spreco alimentare: il cibo è raccontato e indagato a 360 gradi, con focus sulle sue implicazioni economiche, sociali, ambientali e politiche.

    Le Conferenze

    Le Conferenze sono il centro nevralgico della manifestazione: undici appuntamenti approfondiscono gli aspetti del cibo più attuali e dibattuti e toccano i grandi temi che animano le piazze mediatiche mondiali. Giuristi, attivisti, chef, agronomi, docenti, artisti e registi dialogano in uno dei luoghi simbolo di Torino, il Teatro Carignano, offrendo spunti di riflessione.

    Nell’ultimo anno il giro d’affari delle agromafie ha superato i 16 miliardi di euro, provocando gravi danni non solo all’economia ma anche alla salute. Il consumo critico è il principale strumento a nostra disposizione per contrastare i crimini agroalimentari. Ne parlano Gian Carlo Caselli, ex magistrato e presidente dell’Osservatorio per la lotta alla criminalità agroalimentare di Coldiretti, e Don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, in “Sapori fuori legge – Cibo, agromafie, contraffazioni. L’acquisto consapevole come pratica di legalità quotidiana”, accompagnati dalle incursioni teatrali di Tiziana Di Masi. (Giovedì 22 settembre – ore 11).

     

     

     

     

     

     

     

    Vi siete mai chiesti come l’arte contemporanea interpreti e rappresenti i cambiamenti politici, sociali ed economici del nostro tempo? Venite a scoprirlo con Carolyn Christov-Bakargiev, direttrice della Galleria d’Arte Moderna di Torino e del Museo d’Arte contemporanea del Castello di Rivoli, e Amar Kanwar, uno dei più importanti e attivi artisti indiani, durante “Il rapporto con la terra attraverso l’arte contemporanea”. (Venerdì 23 settembre, ore 11).

    Quando andiamo a fare la spesa dobbiamo porci una domanda fondamentale: quale impatto avranno le nostre scelte e i nostri acquisti sulla catena produttiva? La risposta in “Loro sono giganti, ma noi siamo moltitudine”, un dialogo tra Marion Nestle, esperta di nutrizione e politiche alimentari, e Josè Bové, contadino, attivista e membro dell’Europarlamento. Perché sono le nostre azioni quotidiane a fare la differenza, impariamo insieme come! (Venerdì 23 settembre – ore 14).

    L’agricoltura industriale distrugge il suolo, elimina la biodiversità, consuma le risorse non rinnovabili. Ma esiste una pratica – l’agroecologia – in grado di capovolgere questo sistema, prendendosi cura delle risorse naturali, valorizzando la diversità e ponendosi un unico, importante obiettivo: sfamare il mondo con l’agricoltura di piccola scala. Ne parlano Miguel Altieri, docente dell’Università di Berkley ed esponente dell’agroecologia, e Yacouba Sawadogo, agricoltore del Burkina Faso che ha riportato alla vita un pezzo di Sahel grazie all’impiego di tecniche colturali tradizionali, in “L’agroecologia può sfamare il mondo?” (Sabato 24 settembre – ore 11).

    Orto sì, orto no? Se siete ancora indecisi, non potete perdere l’appuntamento con Alice Waters, chef, attivista e vice presidente di Slow Food, Ronnie Finley, designer e guerrilla gardener, e Edward Mukiibi, agronomo e vice presidente di Slow Food. “La rivoluzione dell’orto” non è solo il titolo della Conferenza ma diventa un monito per tutti coloro che vogliono dare una svolta alle proprie abitudini, cominciando dal ristabilire un rapporto intimo con la natura. Fare l’orto è, infatti, un modo concreto per voler bene alla terra, non importa se in campagna o in città, a scuola o sul terrazzo. Ciò che importa è creare più orti possibili perché, come sostiene Alice Waters, “mettere un nel terreno è una promessa di nutrimento vero e di educazione per le persone”. (Sabato 24 settembre – ore 14).

    Se volete capire qual è il ruolo fondamentale dello chef e andare oltre le finzioni televisive, allora non potete mancare a “Se i grandi chef si alleano con i contadini”. quattro cuochi internazionali ribadiscono e rafforzano il loro ruolo di protagonisti principali della gastronomia. Si tratta del peruviano Gaston Acurio, dei francesi Michel Bras e Olivier Roellinger e dell’albanese Altin Prenga. (Sabato 24 settembre – ore 17).

    Il cibo che consumiamo ogni giorno dovrebbe essere il nostro miglior alleato, mentre troppo spesso è il principale nemico della nostra salute a causa di ingredienti raffinati, additivi chimici e residui di pesticidi. Ce lo racconta Franco Berrino, medico epidemiologo e tra i massimi esperti della relazione tra salute e alimentazione, nella conferenza “Il nostro cibo quotidiano: veleno o medicina?” A moderare Andrea Pezzana, docente universitario e dirigente medico presso l’ASL TO2. (Domenica 25 settembre – ore 11).

    Gino Strada, fondatore di Emergency, è protagonista insieme a Zerocalcare, fumettista italiano e autore della graphic novel “Kobane calling”, e a Edward Loure Ole Parmelo, capo tribù Masai e vincitore del Goldman Environmental Prize,  “Terra, conflitti e migrazioni – Le ragioni di chi parte, le battaglie di chi resta”. L’incontro guarda al fenomeno migratorio con attenzione particolare, considerandolo la conseguenza di scelte sbagliate, come ricorda Gino Strada: «Basterebbe scorrere l’elenco dei Paesi da cui provengono i profughi: Siria, Afghanistan, Iraq. Tutti teatri bellici. E quando non lo sono in senso stretto, come in Nigeria, il terrorismo fa il resto e la guerra è dietro l’angolo». (Domenica 25 settembre – ore 14).

    Alberto Barbera, direttore del Museo del Cinema di Torino e direttore artistico del Festival del Cinema di Venezia,  Yann Arthus-Bertrand, giornalista, fotografo e regista di documentari, che per oltre trent’anni ha filmato l’impatto dell’uomo sulla natura. “Il pianeta visto dal cielo e attraverso i volti dell’umanità” ripercorre la carriera del regista francese attraverso alcune delle sue riprese più significative. (Domenica 25 settembre – ore 17)

    L’Egitto di ieri, culla della civiltà e dell’agricoltura più antica del mondo, incontra l’Egitto di oggi, segnato da una profonda crisi politica, economica e sociale, dove i prodotti di importazione prendono il posto delle coltivazioni locali. Ne parlano Christian Greco, direttore del Museo Egizio di Torino, e Malak Rouchdy, docente di sociologia presso l’American University of Cairo, nella conferenza “Cibo e agricoltura in Egitto, ieri e oggi”. (Lunedì 26 settembre – ore 11).

    La crescita infinita su un mondo finito è il tema principale di “Un nuovo mondo è possibile, anzi necessario”. Su questo tema si confrontano Serge Latouche, economista e filosofo francese celebre per la sua proposta alternativa al modello economico occidentale, detta decrescita, Eric Holt-Gimenez, economista, agroecologo, professore statunitense, e Stefano Zamagni, economista italiano e docente di Economia Politica a Bologna. (Lunedì 26 settembre – ore 14).

     

     

     

     

     

     

     

    I Forum della Terra

    I Forum di Terra Madre sono momenti di scambio e di incontro fra le Comunità del cibo di tutto il mondo e permettono di conoscere da vicino la rete internazionale di Terra Madre attraverso la testimonianza diretta di contadini, pastori, artigiani, cuochi, agronomi, veterinari. Sono 40 i temi che i delegati di Terra Madre portano all’attenzione del pubblico, indagando tutti gli aspetti della gastronomia che, nel bene e nel male, riescono a cambiare il pianeta: dalla scarsità dell’acqua potabile all’allevamento sostenibile, dalla biodiversità di banane, caffè e cacao al futuro dell’agricoltura biologica, dal TTIP agli Ogm. I Forum aiutano, inoltre, a scoprire i progetti di cui Slow Food si fa promotore, come i 10.000 Orti in Africa, l’Alleanza Slow Food dei cuochi, la rete internazionale dei Mercati della Terra e il lavoro sulle mense scolastiche.

    S possono seguire le Conferenze al Teatro Carignano acquistando il posto sul sito www.slowfood.it. I Forum della Terra, dedicati ai delegati della rete di Terra Madre e accessibili al pubblico fino a esaurimento posti, si svolgono invece nelle aule del Politecnico al Castello del Valentino e dell’Università a Torino Esposizioni.

    Marcello Di Meglio

    Leggi l’articolo originale: Terra Madre 2016. 5 giornate di Conferenze e Forum al Teatro Carignano

  • Terra Madre 2016. L’agave in cucina: la pianta delle meraviglie

    TORINO 9 AGO. “El árbol de las meravillas”: è questo il nome con cui il padre gesuita Josè de Acosta, nel 1550, definiva l’agave. E qualcosa di vero doveva esserci se due secoli dopo il grande botanico Carlo Linneo decideva di classificare la pianta secondo la parola greca àgauòs, ossia “illustre”, “nobile”.

    In effetti tutti questi complimenti l’agave sembra meritarseli davvero: se ci si chiede il perchè, si deve tenere presente che questa pianta ha accompagnato il cammino delle popolazioni del Mesoamerica (le zone dell’attuale Messico, Ecuador e una parte delle regioni andine, isole caraibiche) per migliaia e migliaia di anni con un ruolo da protagonista assoluta, prestandosi a una varietà incredibile di utilizzi.

    Dalle fibre presenti nelle foglie si ricavavano infatti corde, reti, ceste, abiti, coperte, tappeti, borse e molti altri oggetti di uso comune; le spine diventavano ami, i fusti delle infiorescenze canne da pesca o pali, dal succo di alcune varietà potevano essere ricavati impacchi efficacissimi contro le ustioni, mentre da quello di altre era possibile ottenere un veleno in cui intingere le frecce prima della caccia.

    Eppure, se si potesse interrogare un indigeno di quell’epoca sull’uso più importante per le varie parti della pianta, probabilmente ci si sentirebbe rispondere semplicemente questo: “l’agave era un cibo, e lo è ancora! Anzi è tanti cibi”, come scopre chi parteciperà all’evento dedicato nell’ambito della Scuola di Cucina al “Terra Madre Salone del Gusto 2016” a Torino dal 22 al 26 settembre prossimi. Tema: “L’agave in cucina”, in programma precisamente il 25 settembre in una delle aule di Eataly Torino Lingotto.

    Nel corso dei secoli l’uomo ha imparato a trarre il massimo dalla generosità dell’agave e dalle caratteristiche di ogni sua parte: i cuochi messicani della rete di Terra Madre, esperti conoscitori delle circa 200 varietà di agave a oggi censite, condivideranno con il pubblico una parte di questo antico sapere, accompagnandolo passo dopo passo nella preparazione, nella degustazione ma anche nel racconto di come questa pianta si sia intrecciata in modo indissolubile con la loro cultura, spiegando attraverso i loro piatti come mai per le popolazioni centro e sudamericane l’agave sia sempre stata molto più che il “semplice” ingrediente di prodotti che tutti conosciamo, come la Tequila e il Mezcal.

    Si assaggerà la zuppa a base di pulque, una delle bevande più caratteristiche della cucina messicana: per ottenerla occorre tagliare le foglie centrali dell’agave  prima della fioritura, raccogliere giornalmente il succo rilasciato dalla pianta per i due mesi successivi e lasciarlo fermentare, senza distillarlo. Il risultato è una bevanda chiara e dalla consistenza quasi viscosa, con una gradazione alcolica di poco superiore a quella della birra.

    Si potrà gustare una ricetta base di coniglio, realizzata avvolgendo la carne nelle foglie di agave per insaporirla e proteggerla durante la lentissima cottura sulle braci: infine potrà godersi un flan messicano a base di miele d’agave, un dolcificante naturale ottenuto dalla linfa della pianta e considerato da molti una valida alternativa allo zucchero per via della combinazione tra l’alto contenuto di fruttosio e il basso indice glicemico. Consigliabile prenotare l’evento sul sito www.slowfood.it.

    Marcello Di Meglio

    Leggi l’articolo originale: Terra Madre 2016. L’agave in cucina: la pianta delle meraviglie

  • COSPE, via al corso gratuito “Lavorare nella Cooperazione Internazionale”

    FIRENZE 5 AGO. Se si desidera intraprendere un cammino nella Cooperazione Internazionale, nel No-profit e/o più in generale nel Terzo Settore, scoprire gli strumenti, i canali e i contatti per continuare o iniziare in questo campo, si può partecipare al Corso di Formazione “Lavorare nella Cooperazione Internazionale” proposto dalla Scuola COSPE di Firenze.

    Il corso di 4 ore è aperto a tutti ed è gratuito. Durante la giornata oltre ad un’introduzione sulla Cooperazione Internazionale e i suoi possibili sbocchi professionali, verrà presentato il nuovo programma formativo della Scuola di Cooperazione Internazionale di COSPE, ormai al suo settimo anno di attività, e le attività della stessa Organizzazione che da più di 30 anni lavora con centinaia di progetti in tutto il mondo. La Scuola è dotata di un’aula multimediale, che verrà potenziata proprio a partire da questo nuovo anno, per permettere di seguire i corsi anche a distanza grazie a una piattaforma web specifica.

    Informazioni e iscrizioni: mandare una mail a [email protected] con oggetto “Iscrizione giornata primo orientamento”. Oppure scaricare la scheda di iscrizione e mandarla al seguente numero di fax: 055/472806.

    Quando: giovedì 29 settembre prossimo dalle ore 17.00 alle ore 21.00.

    Costo: gratuito. La Scuola chiede solo 20 Euro per coloro che desiderano ricevere la tessera “Amico COSPE” valida un anno con la quale è possibile ricevere informazioni e materiale delle attività del COSPE ed accedere alla prima lezione gratuita dal tema “Fondamenti della Cooperazione” che si terrà venerdì 7 ottobre dalle 17.00 alle 20.00

    Dove: Aula Sassatelli c/o Scuola COSPE, Via Slataper 10, Firenze.

    Docente: Giancarlo Malavolti, ex presidente COCIS e COSPE, attuale Responsabile della Scuola di Cooperazione COSPE e docente presso l’Università di Pisa.

    Partecipare a questo primo appuntamento darà diritto a ricevere, oltre al materiale e all’attestato di partecipazione, anche una tessera che permetterà di accedere alla prima lezione “Fondamenti della Cooperazione”, all’interno del corso di 20 ore sempre su argomenti allargati sui “Fondamenti di Cooperazione Internazionale” che si terrà nel mese di ottobre.

    “Fondamenti di Cooperazione” è un corso di introduzione al mondo della cooperazione inter-nazionale, alle sue strutture e alla sua storia, dalla tutela dei diritti dei migranti alle leggi nazionali sulla cooperazione. Qua di seguito il programma formativo:

    – Presentazione, Globalizzazione e Sviluppo: 1+2 ore di lezione, in programma venerdi 7 ottobre 2016, dalle 17.00 alle 20.00. Docente: Giancarlo Malavolti .

    – Geografia delle ineguaglianze. Problemi Globali: 6 ore sabato 8 ottobre 2016, dalle ore 10.00 alle ore 17.00. Docente: Marco Tremori

    – Multiculturalità e Diritti dei Migranti: 3 ore di lezione, venerdì 14 ottobre 2016, dalle 17.00 alle 20.00. Docente: Udo Enwereuzer.

    – Educazione allo Sviluppo&Share Economy/Campagne Globali: 6 ore di lezione, sabato 15 ottobre 2016, dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 17.00. Docenti: Alberto Zoratti e Samantà Musarò.

    – Intercultura: 3 ore di lezione, venerdì 21 ottobre 2016, dalle 17.00 alle 20.00. Docente: Maria Omodeo.

    Contributo: 250 Euro, salvo sconti previsti. Non sono previsti esami. Tale costo sarà detratto integralmente al momento dell’iscrizione ad un diploma e/o certificato qualsiasi.

    I diplomi di COSPE

    Il corso introduttivo “Fondamenti di Cooperazione” è infatti preliminare e propedeutico al percorso che permetterà ai suoi partecipanti di continuare a studiare con COSPE.

    L’offerta formativa della Scuola di Formazione fiorentina si fa infatti sempre più specifica e mirata a preparare gli allievi a proporsi al mondo del No-Profit come professionisti in grado di rispondere alle attuali domande lavorative del settore.

    Il percorso comincia il 22 ottobre con il diploma di “Operatore qualificato per la Cooperazione Internazionale”. Per prendervi parte, il corso introduttivo “Fondamenti di Cooperazione” è valido, mentre è basilare/propedeutico a tutti gli altri diplomi (dal corso sono esonerati quanti dimostrino di possedere già le conoscenze basilari della cooperazione internazionale e del No profit).

    Inoltre, se si deciderà di proseguire con questo diploma, il costo del corso introduttivo sarà scalato da quello di Operatore: si ha quindi la possibilità di partecipare gratuitamente all’intero primo mese di lezioni.

    Per maggiori informazioni sul diploma di Operatore, visitare la pagina web www.cospe.org/formazione.

    Per l’anno prossimo al via il 13 gennaio il diploma di “Responsabile di progetto ed europrogettista”. Queste lezioni mirano a formare una figura che riunisca le competenze di europrogettista, eurovalutatore e di pratico di budget, che consentono la gestione efficiente dell’intero ciclo di un progetto. La proposta formativa ha carattere professionalizzante, con orientamento ai profili professionali del project management e sviluppo di competenze tecniche specialistiche per la progettazione e la compilazione dei formulari dei bandi di cooperazione internazionale. La partecipazione al diploma darà inoltre la possibilità di svolgere un tirocinio presso soggetti altamente qualificati del settore No-Profit, a seconda delle possibilità contingenti al periodo in cui lo si desidera effettuare.

    Come per il diploma di Operatore, prima del diploma di Responsabile è possibile frequentare il corso di introduzione “Fondamenti di Cooperazione Internazionale”, il cui costo verrà interamente detratto al momento dell’iscrizione. Per informazioni sul diploma di Responsabile, visitare la pagina web www.cospe.org/formazione.

    I corsi COSPE si concludono con il “Diploma magistrale in Cooperazione Internazionale. Esperto in progettazione e management” che darà la possibilità di prendere parte ad entrambi i diplomi sopracitati e ad un ciclo di lezioni sulla gestione degli organismi No-Profit, il tutto ad un prezzo ridotto. Per maggiori informazioni visitare sempre la pagina web www.cospe.org/formazione.

    Per informazioni e contatti: Cospe – Cooperazione per lo Sviluppo dei Paesi Emergenti, Via Slataper 10, 50134, Firenze, tel. 055/473556, fax 055/472806, mail [email protected], web www.cospe.org. Marcello Di Meglio

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  • Terra Madre, Kurdistan turco ospite per la salvaguardia dell’agricoltura tradizionale

    TORINO 4 AGO. Cinquemila delegati da 160 paesi, più di 800 espositori, 300 presidi Slow Food e 500 comunità del cibo, parteciperanno al più importante evento internazionale dedicato alla cultura del cibo, che quest’anno torna con una formula nuova.

    “Terra Madre Salone del Gusto”, in programma dal 22 al 26 settembre nel capoluogo piemontese, offre il più vasto panorama sui cibi di tutto il mondo e, per di più, in presenza dei produttori. Si tratta di una festa davvero unica, che quest’anno promette di migliorare ancora, invadendo le strade, le piazze e i parchi torinesi. Migliaia di persone e prodotti diffusi nei luoghi simbolo di Torino: tutto a portata di mano, per assaggiare e scoprire i tesori enogastronomici da tutto il mondo.

    E nonostante la guerra che affligge l’area mediorientale, uno dei produttori che raggiungeranno Torino per unirsi a questa grande manifestazione, è Ercan Ayboga, coordinatore delle relazioni internazionali del “Movimento per l’ecologia in Mesopotamia” (Mem) che ha sede nel nord del Kurdistan, in Turchia.

    È cominciato tutto con la protesta contro la costruzione di una diga sul Tigri vicino a Hasankeyf (una questione ancora irrisolta, n.d.r.): da lì il movimento si è allargato, toccando non solo le questioni relative all’acqua, e unendo contadini e allevatori di tutta la regione in un progetto comune per salvaguardare l’ambiente.

    Occorre ricordare che le tradizioni agricole in questa regione sono fra le più antiche al mondo: risalgono a circa 9000 anni fa, all’alba della civiltà. Infatti a Çayönü, a 40 kilometri da Diyarbakir, la città di Ercan, la varietà da cui discendono 68 diversi altri cereali cresce ancora, selvatica, sulle pendici del Karaca Dağ, dove fu “addomesticata” per la prima volta. Naturalmente, molti di questi cereali vengono ancora coltivati oggi nell’area, così come fagioli, orzo, lenticchie, uva, cocomeri, fichi e angurie. Non a caso Ercan parla di Diyabarkir come della “città delle angurie”, ma insiste su come le dighe sul corso del Tigri abbiano causato alluvioni e altri danni alla produzione agricola sulle zone fluviali.

    L’incredibile biodiversità presente nel Kurdistan turco è in pericolo: paradossalmente, è minacciata proprio dall’introduzione di progetti di irrigazione su larga scala sostenuti dallo Stato turco che hanno permesso di espandere l’area coltivabile. Per molti produttori nella regione, il Paese di Ankara è inoltre il principale cliente e definisce i prezzi di mercato incoraggiando i coltivatori a selezionare le varietà più redditizie, per esempio mais e cotone, spingendoli ad abbandonare migliaia di anni di tradizione.

    Un altro problema collegato a questo processo di industrializzazione e neoliberalizzazione è l’acquisto di terreni sempre più estesi da parte di grandi proprietari, che obbliga i produttori su piccola scala ad abbandonare la loro terra o ad accettare le condizioni imposte da questi ultimi.

    Eppure, anche quando i contadini curdi scelgono le varietà più convenienti, la vita per loro non migliora. Le riforme neoliberali abbattono i prezzi dei loro prodotti, mentre quelli del petrolio e dell’elettricità necessari a crescere queste colture intensive continua ad aumentare. L’irrigazione su larga scala per l’agricoltura inoltre sta prosciugando i pozzi, mettendo sotto sforzo le risorse idriche. Un tempo, nel Kurdistan turco, la popolazione festeggiava il “Newroz” (Nuovo anno) con un frutto diverso per ogni giorno dell’anno: oggi questa tradizione è troppo costosa per la maggior parte delle famiglie e, dopo 80 anni di repressione estrema, l’usanza è praticamente scomparsa (anche se sopravvive nel Kurdistan iraniano).

    Nonostante le difficoltà, Ercan vede all’orizzonte segnali positivi: attraverso il “Movimento per l’ecologia in Mesopotamia” i contadini e i produttori della regione, anche in aree suburbane, sono divenuti più sensibili ai temi della sostenibilità e dell’ambiente, e hanno sviluppato un senso comune di difesa verso il loro antichissimo patrimonio di tradizioni agricole. Oggi ci sono ancora molte varietà biologiche, naturali e locali accanto a quelle sponsorizzate dal governo, specialmente in montagna, dove il patrimonio di biodiversità delle piante e dei semi è più ricco.

    “Abbiamo iniziato a perdere il gusto per il cibo negli ultimi 15 anni, ma sappiamo ancora come valutare la qualità dei nostri prodotti e vogliamo salvare l’antica conoscenza della nostra gente, perché miglior qualità significa una salute migliore. Vogliamo imparare dagli altri Paesi, per capire come preservare e a recuperare le varietà dimenticate, e osservare come progetti di questo tipo vengano sviluppati e discussi altrove”.

    E quale miglior occasione di “Terra Madre Salone del Gusto” per interagire con migliaia di altri produttori di cibo da tutto il pianeta, che condividono problemi simili sotto diversi aspetti, e dare avvio a un dialogo che possa condurre a soluzioni durature per il cibo e le comunità? “Soltanto se lavoriamo e dialoghiamo insieme – replicano gli organizzatori – possiamo cambiare il futuro del cibo”. Marcello Di Meglio

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