Categoria: Economia Italia

  • Navi, 470 scontri nei porti in 5 anni: nasce sito

    Navi: 470 scontri nei porti in 5 anni documentato nel sito Port Crash

    GENOVA. 5 SET. Sono 470 in cinque anni. E’ questo l’impressionante numero di urti di navi contro le banchine dei porti italiani o, in parte marginale, di navi battenti bandiera italiana nei porti esteri dal 2011 al primo trimestre del 2016.

    Collisioni talora con navi ormeggiate in banchina ma specialmente scontri con le banchine, a volte con effetti marginali che non hanno impedito alle unità mercantili, ai traghetti o alle navi passeggeri di ripartire e riprendere il mare aperto.

    In alcuni casi con conseguenze drammatiche e, in altri, risolti con una semplice riparazione delle lamiere danneggiate nonostante che la nave avesse superato ampiamente la frontiera invisibile che separa il rischio ordinario da una tragedia.

    Questi alcuni dei dati contenuti nello studio messo a punto e coordinato da Bruno Dardani, in collaborazione con Massimiliano Grasso. Studio presentato oggi in anteprima a Genova nella forma del tutto inconsueta di un E-book e di un blog finalizzati a far comprendere cosa accada all’interno dei porti a quella stragrande maggioranza della popolazione italiana che è assolutamente all’oscuro non solo del ruolo della portualità e dei traffici marittimi (per altro strategicamente essenziali), ma anche e specialmente delle dinamiche e delle problematiche che quotidianamente caratterizzano l’interfaccia fra nave e porto.

    Lo studio non è solo una raccolta di dati statistici. E’ anche e specialmente una raccolta di filmati e fotografie relative ai casi più clamorosi di “port crash”. L’obiettivo è di spiegare perché urti e collisioni siano così frequenti, in porti che possono essere equiparati a giganteschi parcheggi di navi e che negli ultimi decenni sono diventati terribilmente stretti, compressi in specchi acquei spesso delimitati da banchine e moli, progettati e realizzati secoli orsono e chiamati a ospitare navi di dimensioni sempre più grandi.

    Introdotto da Luigi Merlo, consigliere del ministro dei Trasporti, e dall’ammiraglio Giovanni Pettorino (commissario dell’Autorità portuale di Genova) il tema dei port crash e quello inevitabilmente collegato delle limitazioni infrastrutturali con le quali devono confrontarsi i porti italiani, a oggi emarginati, ad esempio nel settore container, dai grandi traffici gestiti con navi giganti, è stato oggetto di un confronto al quale hanno partecipato, l’assessore regionale Edoardo Rixi il presidente di Assoporti, Pasqualino Monti, quello di Federagenti, Gian Enzo Duci, il presidente di Assiterminal, Marco Conforti e il consigliere di Confitarma, Roberto Martinoli.

    Secondo l’Annual Overview of Marine Casualties and Incidents 2015 di Emsa, ovvero il rapporto annuale dell’European Maritime Safety Agency, nel quinquennio 2011-2014, il 42% degli incidenti che hanno visto coinvolte navi mercantili, traghetti, petroliere, bulk passeggeri, insomma la flotta mondiale, è avvenuto in acque ristrette e specie nelle acque portuali. E probabilmente se venissero presi in considerazione gli incidenti “da parcheggio”, la percentuale supererebbe abbondantemente la soglia del 50%.

    Secondo un recente rapporto del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti sui sinistri marittimi nelle acque territoriali e nei porti italiani si registra una forte e costante crescita degli urti contro oggetti fissi (in particolare banchine) e un andamento sostanzialmente stazionario delle collisioni, ovvero degli urti fra navi.

    Lo studio che trae origine da tre drammatici eventi che hanno trasformato urti ormai di ordinaria amministrazione nei porti in tragedie del mare, analizza anche le caratteristiche delle professioni che interagiscono nello scacchiere portuale, ma anche la forza d’urto espressa da una nave in manovra. Una media portacontainer in rotazione a un nodo e mezzo di velocità ha una potenza d’urto pari a quella concentrata di cinque camion lanciati a 80 km all’ora nello stesso punto.

    Forza d’urto che nella stragrande maggioranza dei casi viene assorbita nei porti da strutture come le banchine progettate per tale tipo di incidenti.

    Al 42% di incidenti in acque portuali si somma un ulteriore 27% di sinistri che ha per teatro le acque costiere sotto le 12 miglia, sovente negli spazi dove le navi in attesa di ormeggio danno fonda alle ancore e dove comunque si sviluppa la fase iniziale o quella finale delle manovre che la nave compie per entrare o uscire dal porto. Nel periodo preso in considerazione da Emsa, fra casualties e incidents, 3.831 hanno avuto per teatro acque interne ai porti, ai canali o agli estuari di fiumi, seguite da 2.440 in acque costiere.

    Sembrerebbe un paradosso considerando che le navi prese in considerazione spendono in acque interne meno del 7% del loro tempo, ma non è così. Un paragone? Analizzando le statistiche dell’Automobil Club Italiano si evince che la stragrande maggioranza degli incidenti stradali si verifica in aree urbane. Per le navi queste aree urbane sono i porti.

    Lo studio, anche per gli strumenti di divulgazione scelti, si pone un obiettivo di conoscenza diffusa. Ovvero quello di far comprendere al di fuori della cinta portuale e della cerchia ristretta degli addetti ai lavori, il valore, ma anche le problematiche, le professionalità, lo skill e spesso il coraggio, ma  anche i pericoli che caratterizzano attività altrimenti scarsamente note. Di qui la scelta di affidare non solo ai numeri, ma alle immagini, il compito di rendere comprensibile ciò che per molti è incomprensibile, e per la stragrande maggioranza degli italiani sarà una scoperta.

    Internet: www.portcrash.net

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  • Salone Nautico di Genova: 20 giorni all’inizio

    Salone Nautico di Genova: 20 giorni all’inizio

    GENOVA. 31 AGO. Tra una ventina di giorni inizierà il Salone Nautico di Genova 2016, in programma in Fiera a Genova dal 20 al 25 settembre, posizionato a livello temporale dopo lo Yachting Festival di Cannes del 6-11 settembre e prima del Monaco Yacht Show del 28 settembre – 1 ottobre.

    Quello di Genova sarà un salone importante come conferma la stessa Ucina che secondo i dati esposti si presentarà agguerrito sia dal punto di vista del numero degli espositori, con un +21%, sia per la qualità degli stessi e della formula di businness proposto.

    Fondamentale la collaborazine con ICE e le istituzioni.

    Ice, dal canto suo, rafforza il sostegno alla filiera nautica italiana attraverso un articolato programma di supporto al Nautico, considerato, dallo stesso Ente, che ha il compito di sviluppare, agevolare e promuovere i rapporti economici e commerciali italiani con l’estero, come unico evento in Italia del settore.

    Nell’ambito del Piano Straordinario di Promozione del Made in Italy 2016 varato dal Ministero dello Sviluppo Economico, ICE-Agenzia e UCINA, l’Associazione di categoria di Confindustria, organizzano la visita di diverse delegazioni di operatori e giornalisti di settore.

    Fitto il programma degli incontri B-to-B con la Missione Operatori, che coinvolgerà i responsabili degli uffici tecnici dei cantieri, uffici acquisti, buyer, distributori internazionali e broker.

    Interessante la presenza, per la prima volta in Italia, di una delegazione di 15 broker indipendenti della Florida Yacht Broker Association, storica associazione americana che conta oltre 1.200 soci attivi nel settore del commercio di imbarcazioni in uno dei mercati più vivaci in assoluto.

    Il 21 e 22 settembre gli operatori esteri saranno disponibili per incontrare, presso la Lounge B-to-B dedicata, nel Padiglione B del Salone, le aziende espositrici italiane che ne faranno richiesta.

    Grazie ICE, sono attesi giornalisti, operatori professionali e broker provenienti 32 Paesi, fra cui Austria, Belgio, Brasile, Cina, Croazia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Hong Kong, Israele, Malta, Medio Oriente (Arabia Saudita, EAU, Abu Dhabi), Norvegia, Olanda, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Russia, Serbia, Spagna, Svezia, Svizzera, Turchia, Ucraina, UK e USA.

    Il Salone Nautico: http://salonenautico.com

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  • Terra Madre 2016. Energia: rinnovabili o la Terra soffoca

    TORINO 29 AGO. Nell’ambito di “Seminiamo Sostenibilità”, nato per raccontare un passo alla volta il percorso ideato dall’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo e dedicato alla sostenibilità dell’evento “Terra Madre Salone del Gusto 2016” a Torino dal 22 al 26 settembre prossimi, si può scoprire il progetto SEeD, seme, appunto, acronimo di “Systemic Event Design”. In questa quarta puntata scopriamo come è possibile ridurre l’impatto ambientale di un evento come quello torinese attraverso l’utilizzo di energie rinnovabili.

    “Se non troveremo un modo per limitare i danni ambientali, per risparmiare energia e conservare le altre risorse naturali, oltre che per rallentare il riscaldamento del pianeta, siamo destinati al disastro”, scrive Joseph Stiglitz, premio Nobel per ’economia. Anche Slow Food vuole fare la propria parte per ridurre il suo impatto ambientale, usando fonti di energia rinnovabili e diminuendo i consumi: perciò è orgogliosa di annunciare che “Terra Madre Salone del Gusto 2016” sarà il primo evento di Slow Food nel quale verrà utilizzata solo energia rinnovabile certificata.

    Il modello produttivo dell’uomo sta irrimediabilmente rovinando la natura, mentre si dovrebbe guardare proprio agli ecosistemi, ai loro flussi di materia ed energia che si rinnovano e si autoalimentano e alla loro capacità di assorbire e metabolizzare ogni eccedenza per ripensare al modello di sviluppo umano. Insomma, si dovrebbe attuare una “Terza Rivoluzione Industriale”, secondo le parole di Jeremy Rifkin, che utilizzi energia a emissioni zero. L’impronta ecologica che è stata generata, vale a dire il consumo umano di risorse naturali rispetto alla capacità della Terra di rigenerarle, ha di fatto quasi esaurito le riserve di combustibili fossili.

    Agli inizi del 1900 si impiegava giornalmente solo l’equivalente di pochi barili di petrolio per ottenere l’energia utilizzata a livello mondiale. Oggi si consumano invece ogni giorno oltre 80 milioni di barili di petrolio (fonte State of the World 2007, Worldwatch Institute). Il valore delle energie fossili (petrolio, carbone, metano), sfruttate in misura sempre maggiore negli ultimi decenni, viene spesso erroneamente calcolato in merito ai soli costi di estrazione, trattamento e transazione commerciale, quando invece si dovrebbe considerare l’impoverimento delle risorse e i costi ambientali, sociali ed economici dovuti all’impatto della loro combustione. I combustibili fossili sono infatti tra le principali cause dell’incremento non controllabile dell’effetto serra naturale che ha portato, a sua volta, a un aumento della temperatura media terrestre di quasi 1° dal 1850 a oggi.

    Slow Food ha così pensato di ridurre l’impatto ambientale di “Terra Madre Salone del Gusto 2016” attraverso il ricorso all’energia rinnovabile, la cui fornitura sarà garantita dall’azienda partner del progetto sistemico, Iren. Il fabbisogno energetico necessario per lo svolgimento dell’evento torinese sarà così per la prima volta garantito da sole fonti rinnovabili ma all’associazione della Chiocciola piacerebbe in futuro fare un passo in più: produrla in loco attraverso, per esempio, l’utilizzo di pannelli fotovoltaici. Il risparmio energetico durante la manifestazione sarà reso possibile anche dall’utilizzo di corpi illuminanti e elettrodomestici, come per esempio le cantinette refrigeranti per il vino, a basso consumo.

    Ci sono molte buone pratiche finalizzate al risparmio energetico che ognuno di noi dovrebbe adottare. Per esempio, quando si acquista un elettrodomestico si dovrebbe leggere l’etichetta energetica per accertarsi che sia di classe A++, A+ o A che consumano meno energia. I consumi effettivi dipendono anche dal modo in cui si utilizzano gli elettrodomestici: nel caso di frigoriferi e congelatori, per esempio, bisognerebbe evitare di aprire gli sportelli troppo spesso e troppo a lungo, regolare il termostato su una posizione intermedia, posizionarli correttamente (lontano da fonti di calore, con almeno 10 cm di spazio dalla parete), fare un’adeguata manutenzione e introdurre gli alimenti in base alle loro esigenze di conservazione.

    Marcello Di Meglio

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  • Terra Madre 2016. Acqua: non sprechiamone una goccia

    TORINO 28 AGO. Nell’ambito di “Seminiamo sostenibilità”, nato per raccontare un passo alla volta il percorso ideato dall’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo e dedicato alla sostenibilità dell’evento “Terra Madre Salone del Gusto 2016” a Torino dal 22 al 26 settembre prossimi, si può scoprire con Slow Food il progetto SEeD, seme, appunto, acronimo di “Systemic Event Design”. In questa puntata parliamo dell’acqua e di quanto sia importante non sprecarla: vogliamo raccontare di come durante la manifestazione si valorizzerà questo bene comune fornendo ai visitatori acqua sicura, buona, gratuita, oltre che locale e sostenibile.

    Nel 2002, prima del summit mondiale sullo sviluppo sostenibile di Johannesburg, l’IGBP (acronimo di International Geosphere Biosphere Programme), attraverso una serie di ricerche sull’intervento umano nelle grandi perturbazioni ambientali, ha rilevato che più della metà della quantità globale di acqua dolce accessibile è utilizzata in modo diretto o indiretto dall’uomo, e le riserve idriche sotterranee si stanno rapidamente esaurendo in moltissime aree del pianeta (dalla Cina agli Stati Uniti, dall’India all’Iran). Oggi sono 750 milioni le persone nel mondo che non hanno ancora accesso all’acqua potabile e si stima che, in media, circa 1000 bambini muoiano ogni giorno per malattie diarroiche dovute anche al consumo di acqua non sicura (fonte Giornata Mondiale dell’Acqua 2015, UNICEF).

    Come risolvere quindi il problema della scarsità delle risorse idriche garantendo il diritto universale e fondamentale dell’acqua potabile?

    Alcune nazioni come Israele stanno cercando di rispondere alla questione investendo nella desalinizzazione delle acque marine, altri come gli Stati Uniti acquistano fonti idriche che possano garantire un approvvigionamento nel lungo termine come il bacino imbrifero (la zona di raccolta delle acque piovane che alimentano un fiume, n.d.r.) delle montagne del Catskill, acquistato dallo Stato di New York per 1,5 miliardi di Dollari.

    Una delle soluzioni all’emergenza, oltre all’aumento della produzione e a una migliore distribuzione della risorsa, è istruire le persone a non sprecare l’acqua e a non inquinarla, evitando così di alterare il ciclo idrologico naturale. Per fare la propria parte durante l’evento torinese Slow Food ha progettato così una fornitura gratuita e sostenibile di acqua  attraverso l’utilizzo delle colonnine dell’azienda partner del progetto sistemico SMAT.

    Si sfrutterà per l’occasione anche l’acqua pubblica fruibile attraverso le numerose fontanelle presenti nella città di Torino, i tradizionali “toret”. In questo modo l’acqua sarà disponibile per tutti ed eviteremo così di utilizzare bottiglie in PET che, forse non è noto, per essere prodotte consumano circa la metà dell’acqua che trasportano. Quando le si acquistano il costo effettivo dell’acqua costituisce solo l’1% del costo di produzione totale, mentre l’imballaggio ben il 60%. Bere l’acqua dal rubinetto, dalle fontane o in qualsiasi altra modalità “sfusa” conviene da molti punti di vista, così facendo si riduce infatti l’inquinamento causato dagli imballaggi e si risparmia dal punto di vista economico.

    Inoltre, il corpo umano di un adulto è composto per il 70% del suo peso da acqua. Parafrasando la celebre frase di Feuerbach “L’uomo è ciò che mangia” sarebbe più corretto aggiungere “L’uomo è ciò che mangia e beve”. Dunque risulta importante bere acqua di qualità ed è ciò che Slow Food propone con Lurisia, official partner dell’evento e del progetto sistemico nei Laboratori del Gusto dove verrà fornita acqua imbottigliata in vetro con il sistema del vuoto a rendere, un metodo basato sulla riconsegna e sul riutilizzo della bottiglia in vetro.

    Ogni giorno in Italia consumiamo in media 236 litri di acqua potabile a persona, uno dei tassi più alti in Europa (fonte World Water Forum 2012). Presa coscienza dello scenario, l’impegno nel non sprecare l’acqua e nel non inquinarla deve concretizzarsi quotidianamente attraverso l’adozione di pratiche e comportamenti virtuosi. Bisogna impegnarsi per esempio a evitare diete sbilanciate verso prodotti di origine animale, che hanno un impatto idrico maggiore a causa dell’acqua impiegata per produrre il foraggio: basti pensare che servono più di 15 mila litri d’acqua per 1 chilogrammo di carne bovina (fonte waterfootprint.org).

    Un altro importante accorgimento è quello di acquistare frutta e verdura di stagione in quanto la loro produzione e distribuzione consuma minori quantitativi di acqua. È importante anche non inquinare le risorse idriche evitando per esempio di smaltire i rifiuti gettandoli nello scarico. Per esempio disperdere nell’ambiente 1 litro di olio usato inquina sino a 1000 metri cubi d’acqua.

    Marcello Di Meglio

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  • Terra Madre 2016. I rifiuti sono un problema da rivedere…anzi da riciclare

    TORINO 27 AGO. Nell’ambito di “Seminiamo Sostenibilità”, nato per raccontare un passo alla volta il percorso ideato dall’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo e dedicato alla sostenibilità dell’evento “Terra Madre Salone del Gusto 2016” dal 22 al 26 settembre a Torino, Solw Food vuol far scoprire il progetto SEeD, seme, appunto, acronimo di “Systemic Event Design. In questa puntata scopriamo come è possibile ridurre l’impatto ambientale di un evento come Terra Madre attraverso una sempre più attenta gestione dei rifiuti.

    Nel 2015 sono stati prodotti nel mondo dai 7 ai 10 miliardi di tonnellate di rifiuti solidi urbani (fonte Global Waste Management Outlook 2015, United Nations Environment Programme).

    In Italia lo scenario non è differente: nel 2015 sono stati prodotti circa 30 milioni di tonnellate di rifiuti urbani. Di questi circa il 57% (17 milioni di tonnellate) costituisce l’indifferenziato, mentre il restante 43% il differenziato. Delle circa 13 milioni di tonnellate di rifiuti differenziati il 49% viene avviato a riciclo, il 34% viene trasformato in compost, il 2% viene riutilizzato, mentre il 15% non viene valorizzato (quasi 2 milioni di tonnellate) (fonte Dati ISPRA 2015). Questa mole di rifiuti ha un impatto negativo sull’ambiente ed è insostenibile dal punto di vista economico (smaltire i rifiuti costa in media ad una famiglia italiana circa 4 euro a settimana, n.d.r.) ed etico, ancora oggi, a fronte degli ingenti sprechi alimentari, sono 805 milioni le persone che soffrono la fame, (fonte FAO 2015). Come è possibile ridurre una tale quantità di rifiuti?

    La risposta potrebbe essere la raccolta differenziata: se differenzi i rifiuti infatti è come se non buttassi via niente, perché la maggior parte di quello che gettiamo via è riciclabile o riutilizzabile e, se raccolto correttamente, acquista nuovo valore. In questo modo ad esempio, come evento “Terra Madre Salone del Gusto 2016”, si riesce a valorizzare i rifiuti organici trasformandoli in compost per uso agricolo, si fa sì che la carta e il cartone diventino materia prima riciclata per nuove pubblicazioni, e che elementi come il vetro e l’acciaio diventino nuovi imballaggi per i prodotti dei Presìdi Slow Food. Inoltre si risparmiano le risorse naturali e l’energia necessaria alla produzione di nuove materie prime e si riducono sia gli spazi per i rifiuti, sia i gas serra generati dal loro smaltimento.

    Durante l’evento torinese i servizi di raccolta e smaltimento dei rifiuti saranno forniti dal partner del progetto sistemico Amiat società del Gruppo Iren, mentre Legambiente formerà i volontari che spiegheranno come differenziare al meglio nelle oltre 100 isole ecologiche distribuite all’interno dell’area dell’evento.

    Per ridurre il numero di rifiuti inoltre si sono motivati gli espositori e i visitatori ad adottare una serie di buone pratiche come l’utilizzo di materiali biodegradabili e compostabili per la fruizione del cibo, quello di imballaggi sostenibili per la protezione ed il trasporto degli alimenti ed ancora l’utilizzo di cassette o altri componenti in legno certificati FSC. In più, per la prima volta, gli espositori saranno seguiti da un gruppo di volontari di “Eco dalle Città”, formati apposta per assisterli dal momento dell’allestimento alla fase post evento.

    La raccolta differenziata, l’adozione di azioni virtuose da parte degli espositori, la riduzione di molti componenti da parte dell’organizzazione, le progettualità sistemiche, hanno permesso all’evento di ridurre progressivamente il numero di rifiuti prodotti riducendo del 58% l’indifferenziato sul totale dei rifiuti (dati 2014 rispetto all’edizione del 2006 di inizio del progetto), mentre è aumentato del 219% il differenziato. Il trend è assolutamente positivo se si pensa che il Salone del Gusto è cresciuto in termini di numero degli espositori (dai 525 nell’edizione del 2006 ai 1000 nel 2014), dei visitatori (dai 172.000 del 2006 ai 220.000 del 2014) e della superficie fieristica e commerciale (dai circa 51.000 mq dell’edizione 2006 ai circa 80.000 mq del 2014). Questi risultati sono stati resi possibili grazie anche al sempre più attento contributo alla raccolta differenziata da parte dei visitatori. Nell’edizione 2012 dell’evento è stata raggiunta insieme una purezza del 92% del rifiuto differenziato e questo ha permesso di valorizzarlo al meglio.

    Valorizzare i rifiuti differenziandoli, trasformarli da scarti che sottraggono risorse, danneggiano gli ecosistemi e la biodiversità, a beni con un valore economico pronti per essere riutilizzati è necessario perché differenziare significa risparmiare ma significa anche voler bene alla Terra.

    Marcello Di Meglio

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  • Nautica Italiana con quattro nuovi associati a quota 67

    Nautica Italiana con quattro nuovi associati a quota 67

    MILANO. 25 AGO. Amare Group, Bellotti, Maori Yacht e Organizzazione Leasing sono i quattro nuovi associati di Nautica Italiana, che conta oggi  67 soci.

    67 aziende italiane associate a Nautica Italiana, che, impiegando nel loro complesso poco meno di 4500 dipendenti diretti e 15.000 operatori dell’indotto, esprimono un valore complessivo della produzione di 1500 milioni di euro, secondo dati bilanci aziende associate NI, e rappresentano l’80% della produzione italiana di imbarcazioni e il 95% del valore delle esportazioni, voce portante del comparto.

    “Siamo orgogliosi di dare il benvenuto a questi quattro nuovi soci, che, oltre a rappresentare il costante interesse e la fiducia degli operatori, confermano la solidità del nostro progetto. Per tutti noi è un ulteriore stimolo a continuare a perseguire la nostra missione di valorizzazione del settore, di cui l’Italia è leader indiscussa” – commenta Lamberto Tacoli, presidente di Nautica Italiana.

    Chi sono i nuovi quattro soci.

    AMARE GROUP, con un’esperienza di oltre 20 anni in diversi settori di attività, è specializzata in tecniche di lavorazione di alluminio e acciaio inox. Il team di progettazione collabora efficacemente con i dipartimenti di ingegneria dei principali cantieri italiani e internazionali.

    BELLOTTI s.p.a. Dal 1927 Bellotti opera con esperienza e professionalità nel settore del legno e dei suoi derivati sul mercato nazionale ed internazionale.

    Lo studio e la costante ricerca su materiali specialistici e ad alta tecnologia, uniti all’esperienza e al dinamismo della rete commerciale, sono la risposta ideale per molte aziende primarie che hanno scelto Bellotti come partner strategico in diversi settori: arredamento, trasporti e nautica.

    L’azienda è leader nella produzione di compensati marini, certificati RINA, BS1088 e Germanischer Lloyd’s, innovativi pannelli compositi fonoassorbenti e nell’ importazione diretta di Teak dalla Birmania. In Italia il pregiato Teak viene rilavorato secondo le specifiche del client per ottenere manufatti su misura e di alta qualità come le doghe per i ponti e i compensati impiallacciati. Da sempre attenta all’impatto ambientale e sociale della propria attività e di tutta la filiera, Bellotti ha ottenuto diverse certificazioni: FSC, PEFC, LEGNOK.

    MAORI YACHT srls. Il cantiere Maori Yacht nasce nel 2007 a Olbia con l’idea di elaborare un nuovo concetto di vivere il mare, che racchiude le doti marine delle barche a vela e la versatilità di quelle a motore.

    Ad oggi Maori Yacht ha varato 29 imbarcazioni in diversi modelli e sono in stato di avanzamento due nuovi modelli innovativi – Maori 54 e Maori 62ft – che verranno presentati nel biennio 2016-2017, oltre a progetti di yacht custom oltre i 30 metri. Ogni modello della famiglia MAORI è 100% Made in Italy, un progetto a sé, al centro del quale si trova il cliente con le proprie idee e desideri.

    ORGANIZZAZIONE LEASING srl nasce nel 2014 in seguito a normative che regolano l’operatività dell’intermediazione finanziaria e andando ad ampliare  la gamma di  servizi al fianco della “storica” attività omonima operante nel settore finanziario, presente dal 1982, e la  S.a.f. srl, operante in ambito assicurativo.

    La società è attiva sia nell’intermediazione della locazione finanziaria (leasing), in tutti i settori, con una particolare specializzazione nel settore nautico, sia nell’intermediazione di finanziamenti a breve e medio termine, operando con i principali Istituti di Credito presenti sul territorio Italiano.

    Il gruppo societario si propone di offrire un servizio di consulenza  agli associati di Nautica Italiana nel campo finanziario e assicurativo.

    NAUTICA ITALIANA, associazione affiliata a Fondazione Altagamma, è nata all’inizio di settembre 2015 dall’iniziativa di 25 importanti produttori nel settore nautico italiano, allo scopo di riunire le eccellenze dell’intero comparto – Industria, Servizi e Territori – e disegnare la strategia di sviluppo e crescita del comparto, sia a livello nazionale che internazionale.

    Attraverso la collaborazione con altre importanti realtà del settore, come i Territori e i Distretti regionali, l’Associazione opera con un criterio selettivo incentrato sulla Carta dei Valori nonché sulla condivisione del progetto strategico.

    Il posizionamento di Nautica Italiana e la particolare attenzione ai mercati internazionali, la rendono naturalmente affine a Fondazione Altagamma, che dal 1992 riunisce le imprese dell’alta industria culturale e creativa italiana riconosciute come autentiche ambasciatrici dello stile italiano nel mondo.

    L’affiliazione a Fondazione Altagamma, deriva infatti dalla consapevolezza di poter creare forti sinergie con altri comparti di prestigio eccellenti per rafforzare ulteriormente il ruolo della nautica nel suo complesso.

    L’associazione ha messo a punto “NAUTICA 365”, un progetto strategico a 360° per 365 giorni all’anno basato su tre pilastri portanti: il Manifesto della Nautica Italiana con nove proposte legislative concrete per supportare la crescita del comparto; il “Contratto etico” a garanzia di serietà e trasparenza e un piano di promozione nazionale e internazionale con una nuova strategia di eventi per il comparto.

    Il Comitato di Presidenza è composto da: Presidente – Lamberto Tacoli; Vice Presidenti – Luigi Alberto Amico, Cataldo Aprea, Fabio Boschi, Giovanna Vitelli; Consigliere – Corrado Salvemini; a cui si aggiunge il Segretario Generale – Lorenzo Pollicardo.

    Internet: www.nauticaitaliana.net

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  • Terra Madre 2016. Giovani gastronomi crescono…e si laureano

    TORINO 25 AGO. Continua il viaggio di avvicinamento di LN a “Terra Madre Salone del Gusto 2016” in scena a Torino dal 22 al 26 settembre prossimi. Ecco il programma delle attività dell’Università di Scienze Gastronomiche e i nuovi appuntamenti dedicati alle famiglie.

    Se si vogliono scoprire i segreti del pane artigianale, ripercorrere la storia dei grandi vini italiani attraverso tutti i propri sensi, incontrare i nuovi gastronomi e conoscerne le storie, allora lo stand dell’Università di Scienze Gastronomiche nel Parco del Valentino è il posto più giusto. Il programma è ricco: dibattiti su benessere, sostenibilità e territorio, approfondimenti su gusto e salute e laboratori in cui assaggiare i migliori pani e salumi italiani.

    Vero e proprio cibo per la mente quello proposto nelle Conferenze, in cui ascoltare le “Storie di Eco-Gastronomia”, esperienze e incontri vissuti in prima persona dagli studenti dell’Università nei molti viaggi in giro per il mondo, o godersi suggestivi film che rivelano storie di popoli sconosciuti.

    Nell’appuntamento “Chi è il gastronomo?” si potrà stringere la mano a 25 giovani che raccontano il loro modo di intendere la gastronomia e di interpretarla come una professione, una vocazione e un modo di vita. Fiore all’occhiello delle attività dell’Unisg, tornano ancor più preparati i Personal shopper, i tour tematici curati da guide d’eccezione per conoscere i protagonisti del Mercato, gustare i loro prodotti e scoprire i segreti del territorio cui appartengono.

    Grandi novità di quest’edizione open air sono i percorsi “Bike n’ Eat” e “Walk n’ Eat”, vere e proprie passeggiate gastronomiche all’insegna delle prelibatezze cittadine, dai dolci alla cucina piemontese, fino al celebre aperitivo torinese. Originale il percorso “Urban foraging”, in cui andare alla ricerca delle erbe spontanee e dei segreti commestibili del Parco del Valentino.

    Per gli appassionati di buona cucina, il momento clou: tre le cene in cui provare le migliori specialità della nostra penisola proposte da grandi chef che condividono i fornelli con i giovani cuochi della Scuola di Cucina di Pollenzo.

    Si parte con la tradizione molisano-romagnola e i piatti realizzati a quattro mani da Antonio Terzano e Lina Pompei, dell’Osteria dentro le Mura di Termoli, fianco a fianco con Roberto Casamenti e Alessandra Bazzochi (in foto) de La campanara di Galeata, per continuare con Vittorio Fusari e le sorprese della sua Dispensa Pani e Vini e finire in bellezza con due maestri d’eccezione che fanno onore al Piemonte: Pino Cuttaia, chef stellato de La Madia di Licata e Pierpaolo Livorno, chef del Ristorante Garden dell’Albergo dell’Agenzia di Pollenzo.

    Un evento formato famiglia

    Supereroi che basano i loro poteri su gustosi succhi e antiche ricette, mercanti che viaggiano nel tempo incontrando personaggi come Mister Mais e Sensei Riso, una principessa sui legumi che racconta la sua storia. Questi alcuni protagonisti degli appuntamenti dedicati alle famiglie in visita a Torino al Borgo Medievale. Tra spettacoli teatrali, favole reinterpretate in cui gli ingredienti si mescolano alla fantasia e laboratori pratici, bimbi e genitori ritrovano insieme sapori dimenticati di legumi e cereali e imparano le ricette per chiudere l’estate in un barattolo grazie a conserve e trasformati, come succede ne “L’orto in dispensa”, organizzato al Miele Center di Piazza Bodoni.

    Come educare i sensi e il gusto dei più piccoli? Lo si scoprirà nell’appuntamento “Il gusto di mangiare insieme”, divertente attività ispirata dall’omonimo libro di Slow Food Editore e guidata dall’autrice Carla Barzanò.

    Due i laboratori multisensoriali organizzati con Lavazza Training Center e dedicati alla bevanda che da sempre unisce popoli e culture di tutto il mondo: il caffè.

    “In viaggio con il caffè” propone un percorso tra piante rigogliose, semi colorati, storia e letteratura, mentre “Ri-fondo, la nuova vita dei fondi di caffè”, con la collaborazione di Novamont, racconta la vita di questi apparenti rifiuti, stimolando la fantasia su capsule compostabili ed economia circolare.

    Chi ha rubato la marmellata?

    O sarebbe meglio chiedersi chi l’ha prodotta? Slow Food Toscana propone una divertente attività per assaggiare la merenda per antonomasia, confrontando marmellate industriali con quelle artigianali e buone, pulite e giuste e ragionare così su territorio, ambiente e gusto, per prenotazioni scrivere a [email protected].

    Per spiegare ai più piccoli come si fa l’orto, il mini-laboratorio “Seminiamo la biodiversità” è l’occasione perfetta, in cui scoprire che non esiste una sola varietà di prezzemolo e, grazie alle attività pratiche di semenzaio, imparare come nasce il cibo che mangiamo ogni giorno. Per un’esperienza più artistica, ecco invece il laboratorio “Che cibo senti?”, una narrazione del cibo che supera il classico vocabolario gastronomico: dopo aver assaggiato un alimento, i bimbi non possono usare le classiche espressioni come “ottimo!” o “amarissimo!” ma sono invitati a esprimere ciò che sentono con espressioni facciali, disegni o suoni.

    Anche quest’anno si rinnova la proficua collaborazione con la rivista “Giovani Genitori” e non manca un’Area Baby Pit Stop attiva tra le 10 e le 19 nel Borgo Medievale a disposizione delle mamme e dei papà e in cui è presente anche un angolo attrezzato per i giochi dei bambini più piccoli.

    Il programma, in costante aggiornamento, è disponibile sul sito www.slowfood.it.

    Marcello Di Meglio

    Leggi l’articolo originale: Terra Madre 2016. Giovani gastronomi crescono…e si laureano

  • Terra Madre 2016. Universo birra per tutti i gusti

    TORINO 23 AGO. Nella stagione più calda dell’anno non c’è niente di meglio di una buona birra per ristorarsi e rinfrescarsi. Ma quali sono le caratteristiche che rendono questa bevanda così dissetante? E qual è la birra che meglio si addice alla canicola estiva?

    Si possono scoprire i segreti delle bionde più amate dell’estate e non perdendo gli appuntamenti che le vedranno protagoniste a “Terra Madre Salone del Gusto” a Torino dal 22 al 26 settembre prossimi.

    Che si sia al mare o in montagna, in città o in campagna, il segreto sta sempre nella leggerezza: sono, infatti, le birre a bassa gradazione alcolica a risultare più rinfrescanti e adatte a contrastare le afose giornate estive. Il finale amaricante, poi, è il loro punto forte: è quel leggero amaro del luppolo a renderle fresche e piacevoli al palato.

     

    Anche nella scelta della birra non si può rinunciare allo stile italiano: l’estate è “Italian Pilsner”.

    La capofila è la Tipopils: colore chiaro, aroma intenso, finale secco e luppolato, è la birra che nel 1996 ha cambiato il corso della birra italiana. La sua invenzione ha, infatti, rivoluzionato il modo di preparare la tradizionale pilsner della Repubblica Ceca, dando vita a un’interpretazione ad hoc adatta ai palati e alle abitudini del Bel Paese.

    A settembre la si potrà trovare al Laboratorio del Gusto dedicato “Dove va l’Italia della birra – Italian Style Pilsner”, raccontata da Agostino Arioli, il suo creatore.

    Ci sono poi le birre tedesche che non passano mai di moda: sono quelle preparate nei birrifici artigianali della Franconia seguendo la ricetta tradizionale. Durante il Laboratorio “Frankenfest” si scoprirà come (e se) sono state influenzate dall’”Editto sulla purezza”, grazie alla sapiente guida di Manuele Colonna. Intanto, aspettando settembre, ci si può godere un boccale di Kellerbier: ambrata, a bassa fermentazione, perfetta durante una passeggiata nei verdi boschi bavaresi.

    Fermentate con un processo naturale, le birre lambic sono adatte a tutte le stagioni ma in particolare all’estate. Una calda sera di agosto, una tavola imbandita, un fragrante fritto di pesce appena preparato e una caraffa di birra lambic. La fermentazione spontanea le conferisce un aroma selvatico, sidroso e con un retrogusto acidulo: è perfetta per alleggerire il palato dalla frittura. Tutti i dettagli nel Laboratorio “Master of Food – Lambic vrai ou faux”.

    Sono le birre artigianali a stampo statunitense, però, a stupire di più: grazie all’ampio utilizzo del luppolo, sono perfette per contrastare il caldo torrido. Le note amaricanti ottenute seguendo ricette antiche e quasi dimenticate le rendono uniche nel loro genere. Si possono scoprirle tutte a “Born in the USA: La vera storia della birra artigianale in America”, il Laboratorio del Gusto dedicato ai birrifici artigianali statunitensi.

    Il programma completo e per le prenotazione dei Laboratori, consultare il sito www.slowfood.it.

    Marcello Di Meglio

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  • Terra Madre 2016. L’agroecologia contro la fame nel mondo

    TORINO 22 AGO. L’agroecologia capovolge il sistema dell’agrobusiness, si prende cura delle risorse naturali, valorizza la diversità (di varietà vegetali e razze animali), armonizza la scienza ufficiale con i saperi tradizionali e lancia una sfida: sfamare il mondo con l’agricoltura di piccola scala in un’epoca dominata dal cambiamento climatico. Spazio all’argomento verrà dato in più momenti e in un incontro dedicato a “Terra Madre Salone del Gusto 2016” a Torino dal 22 al 26 settembre prossimi.

    Un miliardo e mezzo di ettari della superficie del pianeta è dedicato all’agricoltura: a occuparsene è buona parte della popolazione mondiale e il cibo prodotto complessivamente potrebbe sfamare 9-10 miliardi di persone, ma questo non accade: circa un miliardo di persone soffre la fame e ogni anno sprechiamo più di un terzo degli alimenti prodotti per il consumo umano.

    Questo paradosso non è l’unica conseguenza dell’attuale sistema alimentare: la diffusione di monocolture geneticamente omogenee sta riducendo drasticamente la biodiversità; l’uso dei pesticidi e di erbicidi ha subìto un drastico aumento; risorse fondamentali (come l’acqua e il terreno fertile) sono sempre più scarse.

    Le cause di questa situazione vanno ricercate nella spinta alla produttività agricola data dalla cosiddetta “Rivoluzione Verde” a partire dagli anni Sessanta. L’industrializzazione dell’agricoltura – con il conseguente uso di prodotti agrochimici, l’introduzione di varietà ibride e razze animali commerciali altamente produttive, la meccanizzazione spinta e l’uso indiscriminato dell’acqua – ha condotto a un sistema produttivo totalmente basato sui combustibili fossili che distrugge la fertilità del suolo, consuma risorse non rinnovabili, inquina acqua, suolo e aria, distrugge la biodiversità e accelera la concentrazione della terra, dei semi e del cibo nelle mani di poche multinazionali, creando forti squilibri tra Nord e Sud del mondo.

    A fronte di un quadro così desolante è ancora possibile cambiare direzione e immaginare un sistema produttivo diverso?

    Secondo Slow Food questo sistema esiste già, e si chiama agroecologia. L’agroecologia si prende cura delle risorse naturali, valorizza la diversità (di varietà vegetali e razze animali), armonizza la scienza ufficiale con i saperi tradizionali. Non è soltanto un sistema di produzione, ma mette insieme aspetti agronomici, ambientali, sociali, culturali.

    A Torino l’agroecologia sarà uno dei temi centrali di “Terra Madre Salone del Gusto”. Il 24 settembre dalle ore 11 alle 12:30, in particolare, il Teatro Carignano nella Conferenza “L’agroecologia può sfamare il mondo?”ospiterà uno dei padri dell’agroecologia: Miguel Altieri (in foto), agronomo cileno, e professore all’Università di Berkeley, in California. “È necessario incoraggiare forme di agricoltura biodiverse, sostenibili e socialmente giuste”- sostiene Miguel Altieri.

    “Le piccole aziende conservano la biodiversità e le risorse naturali e ottengono buone rese senza prodotti chimici di sintesi, attraverso l’uso del compost e di tecniche come il sovescio (che prevede di interrare alcune colture per aumentare la fertilità del suolo) e la “pacciamatura” (che prevede di ricoprire il terreno con materiale organico come paglia) o il controllo biologico dei parassiti.

    In molti paesi africani, latinoamericani e asiatici, i piccoli contadini usano sistemi misti dove le policolture si associano a spazi boschivi e allevamento di animali: un modello agroecologico in grado di offrire sicurezza alimentare a migliaia di persone nelle campagne e in città”.

    Yacouba Sawadogo, contadino del Burkina Faso che racconterà al sua storia durante la conferenza, è una prova concreta che la strada giusta passa attraverso i saperi tradizionali e il rispetto della terra. Definito “l’uomo che ha fermato il deserto” in un documentario sulla sua vita realizzato dal regista inglese Mark Dodd nel 2010, Yacouba ha riportato alla vita un pezzo di Sahel grazie all’impiego di tecniche colturali tradizionali, oggi studiate in tutto il mondo.

    La sua storia ha inizio negli anni Settanta quando il Burkina (allora Alto Volta) è colpito da una grave siccità. Il deserto avanza e migliaia di persone muoiono di fame o scappano. Yacouba – che la sua famiglia avrebbe voluto imam – decide di fare il contadino e inizia a recuperare sistemi antichi come le “fosse zai” (microbacini nel suolo secco e brullo riempiti di compost durante la stagione secca per essere pronti in occasione delle piogge) che trattengono l’umidità e i cordons pierreux, microdighe nel terreno capaci di trattenere l’acqua. Da un’area desertica Yacouba ottiene 12 ettari di bosco con più di 60 specie di alberi.

    Insieme ad Altieri e Sawadogo, al Carignano parleranno di agroecologia anche Anuradha Mittal (fondatrice del prestigioso e innovativo Oakland Institute, un istituto indipendente che si occupa di diritto alla terra, sistemi alimentari, agroecologia, sostenibilità e cambiamento climatico) e Athuraliye Rathana (monaco buddista dello Sri Lanka, membro del Parlamento che ha avuto un ruolo fondamentale nella decisione del suo paese di vietare l’utilizzo del glifosato).

    Marcello Di Meglio

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  • Terra Madre 2016. Via Po diventa “La Via del Gelato”

    TORINO 21 AGO. Continua il viaggio di avvicinamento di LN a “Terra Madre Salone del Gusto 2016” in programma a Torino dal 22 al 26 settembre prossimi.

    Quando si raggiungerà Via Po sembrerà di entrare nel Paese dei Balocchi. Ad accogliere il visitatore non ci saranno giostre e saltimbanchi, ma carretti di gelati e mastri gelatieri pronti a deliziare tutti con gusti mai provati prima. La manifestazione annuale targata Slow Food stupisce una volta di più e per cinque giorni trasforma Via Po nella “Via del Gelato”: il sogno di tutti i bambini (ma non solo) diventa finalmente realtà.

    Sarà un’esperienza unica, un vero e proprio viaggio tra saperi e sapori, accompagnati dalla maestria della “Compagnia dei Gelatieri”, artigiani arrivati da tutta Italia per dare vita al gelato più anticonvenziale che si possa mai assaggiare.

    “La nostra idea è rendere il gelato un vero protagonista. Del resto, a parte la pizza, non c’è cibo più nazionalpopolare di questo in Italia” – scherza Andrea Soban, che insieme ad Alberto Marchetti e Paolo Brunelli ha fondato la Compagnia. Saranno loro a interpretare questo prodotto eclettico che raggiunge i gusti di tutti, un cibo di strada che in pochissimo tempo ha conquistato anche i ristoranti stellati diventando piatto gourmet.

    Nei giorni dell’evento si potrà acquistare un ticket per la degustazione e ascoltare la storia di quello che si assaggerà tra i classici carrettini vecchio stile che animeranno Via Po e la Gelateria di Alberto Marchetti, trasformata in un laboratorio da Paese delle Meraviglie.

    “Vogliamo raccontare la biodiversità del gelato attraverso due percorsi, – prosegue Soban – il primo riguarda le cultivar: nella coppetta metteremo a confronto due gusti preparati con varietà diverse dello stesso tipo di prodotto, per esempio limone di Amalfi e limone di Siracusa. Qualcuno dirà che in fondo è solo limone…invece no. Ogni varietà ha un sapore e un profumo diverso, che meritano di essere messi in risalto. Ed è quello che faremo durante la manifestazione”.

    E il secondo percorso? “Torna un grande classico: il gelato creato con i prodotti dei Presìdi Slow Food. Quest’anno però abbiamo pensato di preparare due gusti esclusivi dedicati a “Terra Madre Salone del Gusto”.

    Qualche anticipazione? “Beh, non mancheranno grandi classici come la nocciola, il cioccolato e il caffè, ma anche le fragole di Tortona, la robiola di Roccaverano, la farina bóna, e molti altri. La ricetta dei gusti speciali però è ancora top secret, la sveleremo solo durante l’evento”.

    Proprio come nel Paese dei Balocchi, anche in Via Po si potranno trovare personaggi singolari provenienti da molto, molto lontano: sono i gelatieri Zoldani, artigiani in pensione che girano il mondo per mostrare come viene prodotto il gelato alla vecchia maniera. Emigrati per necessità da una piccola valle incastonata nelle Dolomiti, è grazie a loro se alla fine dell’Ottocento il gelato è diventato un prodotto alla portata di tutti: con i loro carretti hanno percorso in lungo e in largo l’Europa, spingendosi fino all’estremo Oriente.

    A “Terra Madre Salone del Gusto” si assisterà a una delle preparazioni più affascinanti di sempre e si troveranno la loro specialità: cialde girate a mano che accolgono la crema all’uovo di una volta, quella profumata alla vaniglia che preparava la nonna… una vera cuccagna.

    La “Via del Gelato” non è solo degustazione: è anche uno spazio per raccontarsi e incontrarsi. Si potranno ascoltare le “Storie di Gelato” e scoprire tutti i segreti di ciò che si sta gustando: in un salottino sistemato a fianco del “Laboratorio” di Alberto Marchetti i produttori delle cultivar, alternandosi ai gelatieri provenienti da tutta Italia, racconteranno chi sono, da dove arrivano, come lavorano.

    “Vogliamo far incontrare chi produce il gelato con chi quotidianamente lo consuma. Ma soprattutto vogliamo andare oltre alla definizione classica di gelato artigianale, presentando il nuovo disciplinare stilato insieme ai colleghi della “Compagnia dei Gelatieri”.

    Un vero e proprio manifesto del gelato, basato sulla qualità della materia prima e la genuinità del prodotto finale, privo di emulsionanti, coloranti o conservanti, i cui ingredienti provengano dal territorio e da produzioni virtuose, così da garantire la massima trasparenza al consumatore: “Il nostro obiettivo è creare e certificare un prodotto che sia buono per il palato, pulito perché preparato solo con ingredienti freschi e genuini, e giusto perché a basso impatto economico e ambientale. Insomma, adatto a tutti, soprattutto ai bambini”.

    Si dice gelatai o gelatieri? E come si fa a riconoscere il buon gelato artigianale da quello industriale? Se si vogliono le risposte, si potranno chiederle direttamente alla “Compagnia dei Gelatieri” dal 22 al 26 settembre in Via Po…pardon…nella “Via del Gelato”.

    Marcello Di Meglio

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