Categoria: Cultura

  • Giovanna d’Arco inaugura la stagione alla Scala

    Riccardo Chailly alla Scala

    MILANO. 28 NOV. Milano si prepara a festeggiare il suo 7 dicembre insieme al Teatro alla Scala che per l’inaugurazione della Stagione 2015/2016ha scelto l’opera  Giovanna d’Arco. Il dramma lirico di Giuseppe Verdi, su libretto di Temistocle Solera, rappresentato per la prima volta il 15 febbraio 1845, tratto parzialmente dal dramma di Friedrich Schiller “La Pulzella d’Orléans”, torna ora nella sala del Piermarini in una nuova produzione, con la regia di Moshe Leiser e Patrice Caurier. A dirigere Riccardo Chailly, al suo primo 7 dicembre nelle vesti di Direttore Principale.

    La Prima verrà trasmessa in diretta televisiva da Rai5, dal canale Arte (Francia, paesi europei di lingua francese e paesi oltreoceano di lingua francese), ZDF (Germania, Austria, Svizzera di lingua tedesca), Česká Televize (Repubblica Ceca) e da VGTRK (Russia), e in differita su NHK (Giappone). Verrà trasmessa in diretta radiofonica da Rai Radio3 e da numerose radio in Europa e nel mondo.

    Verrà inoltre proiettata in diretta a Milano nell’Ottagono di Galleria Vittorio Emanuele, gratuitamente in numerosi teatri e auditorium di quartiere a Milano e fuori Milano, nelle case circondariali di San Vittore e Bollate e in numerose sale cinematografiche in Italia (01 Distribution), in Francia (Côté Diffusion), in Spagna (Castelao Pictures) e Germania (20th Century Fox), e in differita nella Repubblica di Corea (SD Korea), in Giappone (Sony Livespire), in U.S.A. (Abramorama) e Australia (Palace Entertainment).

    Dopo il grande successo dell’anno scorso, replicato a fine ottobre con il Gala des Étoiles, torna la diretta streaming dal backstage sul canale YouTube e sul sito web del Teatro alla Scala : un’occasione unica per sbirciare dietro le quinte e scoprire tutti i segreti del Teatro. Consigliamo di seguire il 7 dicembre a partire dalle ore 17.30. Inoltre, come da cinque anni a questa parte, la Scala realizza la diretta Twitter #PrimaScala sul canale @teatroallascala, con immagini e video dello spettacolo e degli artisti.

    FRANCESCA CAMPONERO

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  • Gandino, uno chef con i baffi e il suo lievito

    Giovanni Gandino a Genova

    GENOVA. 23 NOV. Lo incontri e ti emana subito simpatia, sarà l’aspetto sorridente, i baffi da vero chef, la sua maniera di porsi… con i suoi argomenti riesce a conquistarti ed ad entusiasmarti.

    Stiamo parlando di un vero esperto dell’ arte bianca il cui nome è Giovanni Gandino, torinese di nascita ma trapiantato a Roma che gira l’Italia in lungo ed in largo tra aziende legate alla panificazione, trasmissioni televisive e corsi per neofiti ed esperti.

    Lo conosciamo, quasi per caso, tra amici: chi scrive, Angelo, Alessandro ed un insegnante del Marco Polo ad un tavolo in un fast restaurant del centro di Genova.

    Sei a tavola con lui da cinque minuti e ti allunga un invito, un menù della serata Conviviale del Rotary Farnese organizzata da ‘Casa Biffi’, sembra una prova e forse lo è. Sopra leggiamo gli ospiti della serata e per primo proprio lui, Giovanni Gandino, Maestro Panificatore, poi gli altri chef.

    Giovanni Gandino

    Arriva il cameriere del fast restaurant è trafelato e ci chiede cosa vogliamo, sarà un lapsus ma gli chiediamo simpaticamente il menù Gandino-Biffi, ci guarda storto e non capisce che scherziamo, pazienza siano a Zena.

    Andiamo tutti con la focaccia al formaggio di Recco, nel frattempo approfondiamo la conoscenza con Gandino. Suo padre voleva che facesse dell’altro, ma lui, Giovanni va all’ Agrario, ha la passione per il grano e all’Istituto ‘Arte Bianca’ di Torino si guadagna la qualifica di cuoco e matura un’ esperienza di 12 anni come responsabile qualità presso un’industria molitoria piemontese.

    E’ giovane, quarant’anni, ma ha al suo attivo un curriculum da far invidia ad un veterano. Lavora come lievitista per la Panettoni Balocco e Panettoni Galoup ed è qui che nasce la sua passione per il livito madre; ne fa una cultura che porterà sempre con sè fino ai nostri giorni. E’ lui stesso che ne parla: “Il mio levito ha 15 anni, lo porto sempre con me anche in macchina quando mi muovo, è un lievito che nutro tutti i giorni e di cui me ne prendo cura”.

    Comunque chef Gandino collabora come insegnate di panificazione, pasticceria che non ama troppo (è solo un lavoro di assemblaggio), pasta e pizza, presso le più prestigiose scuole di cucina in Italia: Academia Barilla, Alma, Etoile; Eataly, Università del Pollenzo, Gambero Rosso, a Madrid presso due scuole di piccola pasticceria.

    Giovanni Gandino a Detto Fatto su Rai 2

    Spesso è ospite del canale Alice su Sky o protagonista recente della trasmissione ‘Detto Fatto’ con Caterina Balivo su Rai 2.

    Nel mezzo dei suoi racconti arrivano le focacce di Recco, sono alte come lievitate, un po’ diverse da come le aspettavamo e lui lo nota subito.

    Chiede però qualcosa di caratteristico genovese, una focaccia, da assaggiare per paragonarla a quelle delle altre regioni e però ne rimane un po’ deluso è unta, con poco sale, e la condivide con noi, genovesi per un parere. In effetti non è un granchè, la pensavamo più saporita. Noi scherziamo, nel frattempo, sul fatto che un genovese si riconosce se la fugassa la ‘puccia’ nel capuccino.

    Ma veniamo all’argomento princeps, l’origine di tutto: la farina. Gandino ci stupisce con i suoi discorsi: “La farina buona si fa con il grano migliore e quello migliore è canadese”.

    Poi salta fuori il discorso della farina 00: “Ci sono tante balle in circolazione in merito alla farina 00, balle che servono a fare crescere il business e il costo della stessa farina. Adesso è di moda la farina integrale di grano tenero che contiene tutte le componenti del grano ed è quello che contiene anche tutte le scorie, la maggior quantità di ceneri e dà maggiori proteine, ma anche tutta la parte che assorbe gli inquinanti. La farina integrale di grano tenero viene ottenuta direttamente dalla macinazione del grano tenero liberato dalle sostanze estranee e dalle impurità”.

    “La farina 00 – prosegue Gandino con impeto – contiene un minimo di ceneri, fino ad un massimo di 0,55 su 100 parti di sostanza secca. Ed è il mugnaio che, conoscendo il contenuto delle ceneri di ogni passaggio, sa quale filtro levare, dal proprio centro di molitura per ottenere la farina 00 oppure la 0. Alla fine è solo una questione di business, non di cultura o salute”.

    Nel frattempo arrivano i dolci e il caffè e Gandino ci mostra alcune foto di presentazioni di aperitivi arricchiti con particolari all’insegna del detto ‘Non c’è ricetta senza cultura’. In evidenza nelle foto un cracker con all’interno una foglia di alloro, od altre crezioni come un cucchiaio di pane alla birra con cui gli ospiti possono servirsi gli antipasti e poi mangiare, tutte cose che possono arricchire e distinguere un locale da un altro.

    “I camerieri – spiega Gandino – sono i venditori di un ristorante. Devono incuriosire il cliente, invitarlo a mangiare, a provare ed il pane è un ottimo elemento che può essere usato”. “Mi trovo spesso a dare delle consulenze a locali che lavorano poco o non hanno una propria identità. Uno per tutti una pizzeria dentro un bosco nel salernitano. Un posto evocativo, bello, ma le pizze erano normali, scontate, con il titolare che non aveva nulla da raccontare del proprio locale. E lì la cosa è nata spontanea, l’ho fatto ragionare sul bosco, dove c’erano i castagni. Così sono saltate fuori le pizze con un po’ di farina di castagna, un 10%, che non copriva il sapore, ma dava un certo profumo che si sposava con il bosco stesso ed è stato un successo”.

    “Ristoranti, bar ed altro hanno tantissimo da imparare, molte volte si sottuvalutano o si sopravalutano, poi quando magari finisce una moda sono a terra, invece basterebbe davvero poco. A me personalmente da fastidio quando ti rubano i soldi nell’alimentazione. Una volta in un ristorante non ce l ‘ho fatta, ho sbottato gli ho detto che non pagavo, mi avevano portato delle cose davvero immangiabili, una pasta al sugo con l’acqua della scolatura annessa, davvero immangiabile. Poi, ancora, una volta mi sono davvero arrabbiato per un caffè che era imbevibile, gli ho chiesto di rifarlo e il barista mi ha detto ‘ah tanto viene uguale’ ed, in effetti era davvero uguale ed imbevibile, ma forse bastava cambiare miscela o sistemare la macchina”.

    “Nel contempo soddisfazioni ne ho avute tante, forse la maggiore quando in un locale alla fine di una consulenza ti dicono semplicemente ‘grazie chef’ ed oltre che con la voce te lo dicono con gli occhi. Oppure quando insegni panificazione ad un corso con una madre di famiglia che ti telefona ringraziandoti perché il pane è davvero stato un successo a casa, od ancora quando ritorno all’origini del mio percorso, quando vado a macinare grani…”

    Il pranzo è finito ma ci lasciamo con la promessa della prossima presenza dello chef in un ristorante di Genova dove parlerà di farina e panificazione.

    Gandino ha gli occhi che brillano, la voglia di fare e te la trasmette. Tanta energia positiva che farebbe davvero bene a molti ristoratori genovesi perché qui a Genova non vogliamo che la torta di riso sia finita già alle 20 di sera. L.B.

    Giovanni Gandino su Facebook: https://www.facebook.com/giovanni.gandino.7?fref=ts

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  • SAVONESI NELLE MARCHE PER LA MOSTRA “ASTRATTISMI”

    SAVONESI NELLE MARCHE PER LA MOSTRA “ASTRATTISMI”

    Il manifesto della mostra

    SAVONA. 21 NOV. Ci sarà anche una delegazione savonese oggi a pomeriggio alla inaugurazione della collettiva dedicata agli artisti astratti alla Galleria Marcantoni Arte Contemporanea di Pedaso (vernissage in via Manzoni, 21 alle ore 18). “ Si tratta- dice Adalberto Guzzinati, giornalista e critico d’arte- di una esposizione collettiva di artisti del XX secolo, a cura di Claudio Marcantoni. Un evento imperdibile per quegli appassionati e collezionisti che ammirano gli artisti italiani e stranieri che hanno caratterizzato il panorama dell’arte di gran parte del secolo scorso. Una mostra di rilievo dedicata soprattutto all’ astrattismo lirico e geometrico”.
    In esposizione, fino al 13 dicembre, opere realizzate, fra gli altri, da Renato Barisani, Agostino Bonalumi, Eugenio Carmi, Piero Dorazio, Gianni Dova, Hans Hartung, Fernand Léger, Alberto Magnelli, Giuseppe Santomaso, Gino Severini, Graham Sutherland e Luigi Veronesi. 
    “L’esposizione – ci spiega Claudio Marcantoni- è l’esito di un collezionismo che, negli anni, ha avuto nella scelta di opere astratte il suo liet motiv. Dipinti che sono entrati a far parte della raccolta della galleria strizzando l’occhio al mercato, ma senza trascurare mai l’importanza storica dell’artista. Carte e tele che raccontano l’arte del secolo scorso. Un linguaggio, quello astratto, che ha influenzato numerosi artisti nel loro modo di raccontare, affrontare e leggere la realtà. Nel XX secolo, infatti, l’arte abbandona i modelli della tradizione ed intraprende la sua più grande rivoluzione. Astrattismi vuol essere una promenade, un excursus storico che presenti due facce predominanti del linguaggio aniconico: quello geometrico e quello lirico. L’Astrattismo geometrico è dominato da un rigore e da un controllo razionale dell’espressione assoluti. La matematica e la geometria, intesa come indagine dei rapporti numerici, e lo studio delle proporzioni e delle misure tra sagome e colori sono punti di riferimento centrali e irrinunciabili per i pittori che seguono questa strada. L’Astrattismo lirico, da parte sua, lascia ampio spazio alla fantasia e all’universo personale dell’artista. Il termine “lirico” fa riferimento ad un atteggiamento poetico del pittore che trapela anche dai segni e colori stesi sulla tela, suggerito dalla relazione tra l’uomo e le forme. I mezzi espressivi utilizzati sono il colore, le linee, le forme e gli andamenti compositivi. A questi elementi è affidato il compito di esprimere significati; le forme astratte devono provenire da un’esigenza spirituale dell’uomo; si studiano le affinità tra pittura e musica: anche questa, infatti, suscita sensazioni senza voler imitare nulla”. La mostra marchigiana, aperta tutti i giorni dalle 17 alle 20, a Pedaso, in provincia di Fermo, rappresenta dunque una occasione davvero interessante per chi voglia rendersi conto della ricchezza e grandezza di questo movimento artistico, soprattutto delle creazioni lasciate dai grandi maestri italiani.
    CLAUDIO ALMANZI

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  • Premio della Critica ad Elio de Capitani

    Elio De Capitani

    PIACENZA. 19 NOV. Ieri sera, 18 novembre 2015, al Teatro Municipale di Piacenza i critici Enrico Marcotti e Nicola Arrigoni hanno consegnato, a nome di tutta l’ Associazione Critici Italiani il Premio Anct 2014 ad Elio De Capitani che non aveva potuto partecipare alla cerimonia di Volterra dello scorso anno perché impegnato all’estero. Un Premio gradito che conferma l’attenzione dell’ Associazione a quanto di importante e vivo è presente sui palcoscenici italiani.

    Che Elio De Capitani avesse anche il carisma del grande attore lo si era visto subito. Fin da quando, spavaldo e violento Iron, il capobranco di Nemico di classe, si era imposto neanche trentenne nella memoria di chi frequentava il Teatro dell’Elfo di Milano. Ma fin da allora (correva l’anno 1982) era anche difficile scindere il talento mattatoriale da quello di regista, di direttore artistico e di sensibile rabdomante di una ricerca drammaturgica capace di collegare Shakespeare con Tennessee Williams, Fassbinder con Arthur Miller per arrivare a Tony Kushner e Peter Morgan, senza dimenticare Alan Bennett. In questi ultimi anni, infatti, sua e dell’ensemble dell’Elfo, è un’opera di scavo nella drammaturgia anglosassone, soprattutto americana, che, nella stagione 2013-14, con fortunate tournée ancora in corso, lo ha portato, al giro di boa dei 60 anni, a una trionfale maturità creativa come regista e interprete di Frost/Nixon di Peter Morgan e di Morte di un commesso viaggiatore di Arthur Miller. Prove, entrambe, dalle molteplici sfaccettature, tese a indagare la disillusione di un sogno americano ormai in frantumi. Nel primo lavoro, duello all’ultima parola tra il giornalista David Frost (Ferdinando Bruni, sodale di sempre) e l’ex-presidente Richard Nixon, dimissionario in seguito al Watergate, De Capitani incarna con stupefacente mimesi il presidente americano, al quale presta accenti di dolente umanità in una confessione quasi liberatoria sugli intrecci malsani tra informazione e politica, verità e menzogna. Nel secondo si fa carico, ancora una volta regista e protagonista, dei fallimenti esistenziali del commesso Willy Loman, specchio dell’ossessione del mito del denaro e del successo, che, ieri come oggi, domina la società al di là e al di qua dell’Atlantico. Struggente, pur senza cedere a facili sentimentalismi, il suo Willy, costruito in perfetto equilibrio fra tradizione e inquietudine contemporanea, splendidamente disegnato nel suo umanissimo e tragico smarrimento, entra a pieno titolo nel novero delle più grandi interpretazioni di questo complesso personaggio, accanto a quelle di Paolo Stoppa, Tino Buazzelli, Enrico Maria Salerno e Umberto Orsini.

    FRANCESCA CAMPONERO

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  • ALBENGA SI PREPARA AL CONCORSO PIANISTICO INTERNAZIONALE

    ALBENGA SI PREPARA AL CONCORSO PIANISTICO INTERNAZIONALE

    Un manifesto del concorso pianistico Città di Albenga

    SAVONA. 18 NOV. La “Città delle Torri” si sta preparando per ospitare adeguatamente la XXVIIesima edizione del Concorso Pianistico Internazionale Città di Albenga, che si svolgerà dal 27 al 30 dicembre. Mentre fervono i preparativi, continuano a giungere in segreteria le iscrizioni alla manifestazione pianistica che quest’anno, per la quinta volta, è intitolata alla memoria della professoressa Maria Silvia Folco che fu una delle principali ideatrici dell’evento. La Folco ha lasciato un vuoto incolmabile non solo come valente insegnante musicale, ma soprattutto come persona. A cinque anni dalla scomparsa l’amministrazione comunale di Albenga ha voluto continuare a ricordarla nel modo migliore, cioè intitolandole per la quinta volta la sua creatura prediletta, il concorso pianistico. La professoressa Folco fu infatti la direttrice artistica del concorso nelle edizioni dal 1978 al 2001.
    Molte le novità di quest’anno.Il vincitore della categoria Eccellenza avrà infatti il privilegio di esibirsi in un concerto per l’associazione Donatori di Musica, con la quale collaborano i principali concertisti italiani, ed in altre rassegne di alto prestigio, come la genovese Gems à la Paganini, oppure il noto Monferrato Classic Festival. Premi importanti saranno previsti anche per il secondo classificato, che avrà la possibilità di esibirsi in un concerto per l’associazione Antithesis di Acqui Terme e per il vincitore della categoria G al quale verrà offerto un concerto dall’associazione Musicamica di Genova. “Anche questa edizione -dicono gli organizzatori- avrà una giuria di altissimo livello, presieduta dal celebre Maestro Paolo Bordoni.
    Oltre ai premi in denaro e ai concerti anche quest’anno è stato riconfermato il Concorso di Composizione, in collaborazione con la nota casa editrice musicale tedesca Simon Verlag BW, che nel marzo del 2016 presenterà i vincitori della scorsa edizione presso la Leipzig Book Fair di Lipsia. Si è scelto inoltre di dare fiducia al concorso, aprendo una nuova sezione dedicata al Fortepiano, strumento predecessore del pianoforte, che si svolgerà nella suggestiva cornice della Sala del camino di Palazzo Peloso Cepolla, grazie alla collaborazione con l’IISL di Albenga”.
    Altra innovazione è rappresentata da una sezione amatoriale dedicata a tutti coloro che amano e studiano il pianoforte per passione e che vogliano avvicinarsi al mondo dei concorsi musicali.
    “ Assoluta novità – concludono gli organizzatori- rappresenta il Festival Natalizio dedicato ai giovani musicisti di tutti gli strumenti. Infatti, per far entrare la cittadinanza nell’aria del concorso pianistico e per festeggiare il Natale, il 22 e 23 Dicembre i giovani musicisti, interpreti di tutti gli strumenti, avranno la possibilità di esibirsi, in qualità di solisti, o in piccole formazioni, in questo nuovo Festival Natalizio che si terrà nella prestigiosa cornice di Palazzo Oddo”. Insomma sarà una vera festa della musica. Per avere maggiori informazioni, o iscriversi, è possibile contattare l’Ufficio Turismo 0182 5685216, consultare il sito www.concorsopianisticoalbenga.it oppure scrivere all’indirizzo di posta elettronica di Isabella Vasile: [email protected] o telefonare al numero 3663969095.
    CLAUDIO ALMANZI

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  • La Conversione Ecologica e Alexander Langer, il libro racconto di Marco Boato

    Marco Boato

    Vent’anni dopo si riparte da qui. Dal messaggio di Alexander Langer, dalle sue battaglie, dai suoi scritti, dal desiderio di convivenza inter-etnica, per la pace e, soprattutto, verso la Conversione Ecologica. Un tema portato recentemente alla ribalta grazie anche all’Enciclica, Laudato Sii, di Papa Francesco.

    Concetti ed espressioni che Alexander Langer formulò negli anni ’80, ma più che mai attuali e, purtroppo, ancora lontani dall’essere applicati.
    E’ per questa attualità e per la necessità che la sua battaglia non venga abbandonata che Marco Boato, in poche ma approfondite pagine, nel libro “Alexander Langer, Costruttore di Ponti”, ha deciso di raccontare il pensiero politico e le attività di uno dei primi leader del movimento verde europeo ed italiano, scrittore e grande dialogatore per la pace.
    “Il pensiero politico e le attività di Langer sono le tematiche che il mondo sta discutendo ora – spiega Marco Boato, deputato e senatore dei Verdi – E’ per questa attualità straordinaria che ritengo fondamentale far conoscere la ricchezza della sua figura. Fu testimone, protagonista e profeta, in senso laico, di grandi tematiche ambientali. Basti pensare all’Enciclica di Papa Francesco, Laudato Sii. Leggendola appare sconcertante la sintonia di pensiero con le idee che Langer formulò più di vent’anni or sono. Fu il primo a diffondere il concetto di Conversione Ecologica, non solo a livello materiale ma anche spirituale”.
    Una linea politica, verso l’ambiente, che racchiude materie come economia, geopolitica e cultura dei popoli.
    “A 15 anni fondò una rivista il cui nome era ponte in tedesco, perché il suo desiderio era costruire proprio dei ponti tra le diverse culture. Ed ecco spiegato il titolo del libro – prosegue Boato – Gli autori del giornale erano tutti ragazzi che parlavano ciascuno la propria lingua. Chi il tedesco, chi l’italiano. Persone di origini diverse come “piante pioniere” per una convivenza inter-etnica reale e solida. Da quella e da molte altre esperienze, nel ’94, pubblicò il testo, per me un capolavoro, “Tentativo di decalogo per la convivenza inter-etnica”. Anch’esso di un’attualità straordinaria, oltre che grande esempio di umiltà”.

    Libro: Alexander Langer – Costruttore di ponti

    E l’impressione, leggendo i suoi scritti, è proprio quella di un salto temporale, dagli anni ’80 ad oggi, dove, guerra, situazione economica e divario nord-sud, appaiono immutati e lontani dall’essere risolti.
    “Siamo fermi da vent’anni – afferma Marco Boato – A breve ci sarà la Cop21 per definire come rallentare il riscaldamento globale e, con L’Enciclica, si è riaccesa la speranza. Tempo addietro Langer sarebbe stato solo con pochi altri, oggi, quasi tutti sono consapevoli dell’emergenza ambientale che dobbiamo affrontare. Il nostro governo sulle politiche ambientali è molto arretrato. Non abbiamo capolavori di sensibilità ambientale che siedano ai Ministeri. Ecologia e innovazione, per me, dovrebbero viaggiare sullo stesso binario, con un unico Ministro. Servirebbe una vera svolta vera di Renzi ma, proprio in vista della Cop21, da parte di questo Governo non vedo azioni concrete. Basti pensare al referendum promosso da 10 Regioni, governate anche dal PD, per fermare le trivelle nei mari italiani. Evidentemente qualcosa non sta funzionando”.
    L’Italia appare quindi ferma al palo, mentre nel resto d’Europa, la cultura verso l’ambiente cresce esponenzialmente.
    “Si e per due motivi molto semplici. Il primo, un’ammissione di colpa, è per l’inadeguatezza degli ecologisti. Forse, se avessimo seguito con più determinazione gli insegnamenti di Langer, avremmo avuto la credibilità e l’autorevolezza necessarie per tracciare una rotta certa. Il secondo è riferito ad un’analisi più geopolitica. In tutto il centro-nord dell’Europa i Verdi sono un’identità politica forte perché forte è la cultura ecologista. Mentre, al sud, in Spagna, Portogallo, Grecia, noi e un poco anche in Francia, gli ecologisti sono deboli. Tutto ciò secondo me è dovuto all‘inadeguatezza culturale. Soprattutto perché se il Walfare è debole, il lavoro, la casa, la sicurezza economica, allora i bisogni non materiali, come la cultura dell’ambiente, fanno meno presa sulle persone, non sono un bene primario e tangibile. E’ per questo che dobbiamo darci da fare per rendere la Conversione Ecologica assolutamente desiderabile”.

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  • Freeheld, film indispensabile in un mondo omofobo e discriminatorio

    ” Freeheld” : il regista Peter Sollett, gli attori Michael Shannon, Julianne Moore ed Ellen Page presso il Toronto International Film Festival.

    GENOVA. 10. NOV. Eh, sì, ” Freeheld “ è un film assolutamente indispensabile in un mondo per la maggior parte omofobo e discriminatorio. Storia vera a ” lieto fine ” solo nei termini della Giustizia Sociale, che dilata il cuore e commuove come accade ogni volta in cui- in una società oramai nuovamente arcaica come quella contemporanea- i Diritti Civili trovino applicazione. Freeheld in effetti nella sua stesura narrativa assurge proprio a graffiante preghiera in nome di questi diritti!

    Trasposizione cinematografica dell’omonimo Cortometraggio documentario del 2007, vincitore dell’Oscar, di Cinthya Wade, vede la regia di Peter Sollett, la cui premura principale nella direzione della regia cinematografica rispetto al precedente documentario, si esplica nella traduzione filmica assolutamente riuscita del tenero sentimento d’Amore che unisce le due protagoniste. Parte della critica ha parlato ” di mancanza di cuore etc…”.

    Ma non è così. Soprattutto nella prima parte del Film, la narrazione sa raccontare in maniera piuttosto poetica il sentimento che si schiude tra le due, con una sfumatura da Cinema francese. Chiaramente lo stile filmico è nel mood americano con piani abbastanza standard, con un’ottima fotografia ed in eccellente sequenza! Le critiche probabilmente salgano da un fondo di conservatorismo latente, malattia sociale della nostra epoca.

    La sceneggiatura è di Ron Nyswarner, la casa di produzione ” High Frequency productions”, coinvolgendo la stessa Ellen Page, una delle due attrici principali, nella fase produttiva.

    Le attrici protagoniste sono l’eccellente Julianne Moore ed appunto, l’intensa ed eloquente Ellen Page . Gli altri attori principali sono il carismatico Michael Shannon, nel ruolo dell’Agente di Polizia, collega di una delle protagoniste,l’ecclettico Steve Carrel, nel complesso ruolo di un’attivista omosessuale ebreo, il bel Luke Grimes, nel ruolo di un altro detective che alla fine dichiarera’ la propria tendenza sessuale.

    La storia la conoscerete. Ha scosso gli USA in anni recenti, tanto da aver avuto un peso sui futuri cambiamenti legislativi americani da non poter non essere sopraggiunta alle vostre menti, a meno che non siate degli indifferenti. New Jersey, Contea di Ocean County, anni 2000. La pluridecorata Detective Laurel Hester, responsabile di molte azioni efficaci contro il crimine organizzato e, soprattutto, Donna Forte di grande fede nella  “Giustizia “, in quanto  “Sistema “, omosessuale non dichiarata, per timore che un coming out le avrebbe ostacolato la carriera nell’ambito della Polizia, ad un incontro amichevole tra due gruppi lesbo di pallavolo, in un altro stato ( a tutela della sua privacy ), la Pennsylvania, conosce la giovane Stacie Andree, meccanico di professione. Tra le due scatterà subito un bel sentimento che lascerà il segno, sentimentale e sociale.

    Dopo alcuni anni di relazione, l’avvio del mutuo della casa, la Detective Hester, scopre d’avere un tumore polmonare che poi si espanderà fino al cervello. Intuendo di non poter aver salva la vita, la sua prima ed esclusiva preoccupazione sarà quella di assicurarsi che i suoi benefit pensionistici, dopo aver servito 23 anni in Polizia, siano regolarmente versati alla sua compagna, come in tutte le coppie!Inoltra questa sua formale richiesta ai Consiglieri della Contea di Ocean County, detti ” Freeholders “. Da qui il dramma non più solo umano, ma anche civile che la pellicola sa raccontare in maniera molto empatica. Determinante nella realtà si è rivelato il supporto del suo collega Dane Wells, tra l’altro da sempre segretamente innamorato di lei, e dell’attivista ebreo Steven Goldstein.

    Di ” Freeheld”  colpisce che tutti gli Artisti che vi contribuiscono siano  “clearmind ” e portino avanti un certo impegno politico.

    La talentuosa Julianne Moore è un’attiva sostenitrice del Partito Democratico Statunitense e dei Diritti LGBT, la commovente Ellen Page, che ricorderete tutti come adolescente incinta in ” Juno ” di Jason Reitman, proprio recentemente, in data 14 febbraio 2014, in occasione di una conferenza della Human Rights Campaign, ha svelato apertamente la propria omosessualità, divenendo icona dei giovani LGBT.

    Inoltre, insieme all’attore Ian Daniel, ha lavorato nell’ultimo periodo alla produzione di una serie di documentari, Gaycation, in cui insieme al collega gira il mondo valutando la condizione dei gay nelle varie città del globo e la corrispondente risposta sociale della cultura locale. L’attore Steve Carrel è stato coinvolto nel progetto direttamente da Julianne Moore. Ed il regista Sollett ha reso partecipe nella produzione del Film, la stessa vedova Stacie, consapevole in qualità di filmmaker americano dell’entità del messaggio che avrebbe aperto al mondo.

    A livello registico e recitativo è tutto curato nel dettaglio. L’interpretazione della Moore è di acuta possanza. Pari è quella della Page, che racconta di una “persona ” intensa e semplice. Una Donna il cui grande sogno è un sogno piccolo, come dice in una delle battute: ” stare con la donna che Ama, avere una casa, un cane “.

    Un personaggio pure determinante è quello interpretato dall’eloquente e carismatico Michael Shannon. Ossia l’Agente di Polizia, Dane Wells, il quale da anni fa coppia lavorativa con il Detective Hester. Per l’intera estensione del Film, offre al pubblico, un’espressione / sentimento di rara compartecipazione verso l’amica / collega che avrebbe anche amato, ma che qui converte il suo amore in una dura lotta civile, affinché Laurel abbia Giustizia. In effetti le battute più intense della sceneggiatura sono affidate proprio al citato personaggio maschile che nella scena  che riprende l’ultima assemblea con i Freeholders dice ” Io sono uno di quei poliziotti cinici. Che non crede nella Giustizia. Ma Laurel ci crede veramente nel Sistema. Nella Giustizia…”. Molto ricercato anche il lavoro dei background actors, le cosiddette comparse, qui ben inquadrate ed espressive.

    Imperdibile ed indispensabile. Uno di quei film la cui realizzazione lascia un segno nel cuore e nella mente dello spettatore.

    Chiaramente Laurel vince la propria battaglia. Prima di morire viene tra l’altro promossa ” Tenente “, visto che le sue pregresse indagini contribuiscono ulteriormente a sconfiggere il crimine. Dal 2007 in New Jersey, nella Contea di Ocean County, diventa norma il lascito pensionistico al partner vedovo dello stesso sesso. Dal 2013 in poi nella medesima Contea, iniziano ad essere trascritte le prime licenze di matrimoni gay. Dal 2015 la Corte Suprema degli Stati Uniti dichiara legali i matrimoni omosessuali in tutti gli Stati membri.

    ” C’è ancora molta strada da fare “, come ha dichiarato la stessa Ellen Page. In effetti peccato che poi in 31 degli Stati membri americani ancora sia lecito licenziare persone appartenenti ai movimenti LGBT; peccato che poi in molti paesi del mondo l’omosessualità sia sanzionata con il carcere se non con la pena di morte; peccato che poi anche in Italia si contrasti la cosiddetta teoria gender, come se i minori crescessero bene non in un nucleo di Adulti Sereni indipendentemente dal genere sessuale, ma in legami che constano di Donna casalinga con Uomo padrone ad alto rischio di violenza intrafamiliare come sanciscono i dati attuali, peccato che la fede religiosa non possa essere ancora scevra dal proprio orientamento sessuale.

    Peccato per molte condizioni ancora critiche, tuttavia c’è da esprimere intanto piena gratitudine, nella realtà, all’estremo coraggio del Detective Laurel Hester, della sua compagna Stacie Andree, alla compartecipazione dell’Agente di Polizia Dane Wells e degli altri Agenti della Contea di Ocean County, nella finzione, al regista Peter Sollet ed a tutti gli altri attori per aver partecipato ad un Progetto Filmico che testimonia la possibilità di una Società Civile, così rara in quest’epoca di rinnovate barbarie.

    Romina De Simone

     

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  • TORINO ARTE: PUBBLICO RECORD A PARATISSIMA

    TORINO ARTE: PUBBLICO RECORD A PARATISSIMA

    Paratissima

    Paratissima

    TORINO. 8 NOV. Grande affluenza di pubblico e notevole interesse da parte della critica per l’undicesima edizione di Paratissima, la kermesse nata all’inizio quale risposta meno istituzionale di Artissima e che oggi è davvero realtà interessante ed internazionale pur essendo rimasta fedele anche ad una genuina proposta off.
    “Paratissima – dice Adalberto Guzzinati giornalista e critico d’arte- è diventata in pochi anni uno degli eventi di riferimento nel panorama artistico a livello internazionale. La kermesse torinese apre le sue porte con entusiasmo a tutti i creativi, artisti, grafici, street artisti, fotografi, illustratori, pittori, stilisti,scrittori, registi e designer emergenti, desiderosi di farsi conoscere e di incontrarsi fra loro per mettere in modo collaborazioni virtuose ed interessanti”. Gli artisti di Paratissima sono soprattutto artisti emergenti, che non sono ancora entrati nel circuito ufficiale dell’arte, anche se ci sono tanti nomi già affermati che desiderano mettersi in gioco in un contesto dinamico rivolto ad una più vasta platea. “Paratissima- dicono gli organizzatori- dopo 11 anni è giunta ad un punto di svolta e di partenza, pronta a guardare avanti, ampliando i confini – in un naturale sviluppo internazionale della manifestazione che dal 2014 ha un evento gemello a Skopje e dal 2016 sarà a Lisbona – e coinvolgendo, allo stesso tempo, a Torino, realtà e artisti, emergenti ed affermati, provenienti da Cina, Macedonia, Mozambico, Russia, Norvegia, Germania, Portogallo. Più di 400 sono gli artisti e i creativi presenti, 8 le mostre curate dai 16 giovani curatori di N.I.C.E., acronimo di New Independent Curatorial Experience, il corso per curatori di Paratissima”.
    Ci sono 8 sezioni: International, G@p/Galleries at Paratissima, Fotografia, Design, Video, Fashion, Future/Artisti in erba, School/Learning by Doing. Una mostra di punta: Useless Army, con opere di Robert Gligorov, Ryan Spencer Reed, Jock Sturges. Una collaborazione inedita con Cortona On The Move e una con il Coffi Festival di Berlino. Un progetto internazionale, il China Pavillon, che raccoglie le visioni di 9 artisti cinesi contemporanei. Il tema principale è: Ordine o Caos?
    L’ evento sta richiamando appassionati d’arte e curiosi da tutta Europa. “Questa undicesima edizione- ci ha confessato il gallerista Daniele Decia- di Paratissima si sta presentando come un’altra vera e propria entusiasmante kermesse della creatività nel pieno senso del termine. Anche quest’anno per gli addetti ai lavori è poi una vera gioia poter visitare sia Paratissima, sia Artsssima. Entrambi gli eventi per me, così come per tanti appassionati d’arte, sono imperdibili. Si tratta infatti di una duplice occasione per ammirare artisti ed opere tra le più disparate. Paratissima è diventata in pochi anni punto di riferimento per il macrocosmo multiforme, quello più giovane e vivace delle Arti Visive”. Paratissima è anche vista dagli artisti come un momento di incontro con il pubblico e con gli altri artisti molto stimolante. Spesso è proprio qui infatti che nascono nuovi e accattivanti progetti artistici. Paratissima non solo promuove i giovani talenti, quelli che ancora non hanno un nome affermato nella panoramica nazionale e internazionale, ma è anche un palcoscenico decisamente diverso e molto più dinamico per tutti quegli artisti contemporanei già conosciuti al pubblico: “È una occasione speciale di incontro e di conoscenza per gli artisti – ci spiega il gallerista Armando D’Amaro- un palcoscenico ideale per promuoversi e far conoscere l’arte”. Paratissima anche quest’anno si presenta per tutti un ambiente vivo e creativo che in certi momenti sembra una meravigliosa Babele creativa ricca di messaggi, stimoli, occasioni, immagini, luci e suoni, insomma un vero Eden per chi ami l’arte moderna, innovativa, d’avanguardia e sperimentale”.
    CLAUDIO ALMANZI

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  • ALL’ OVAL DI TORINO GRANDE SUCCESSO PER ARTISSIMA

    ALL’ OVAL DI TORINO GRANDE SUCCESSO PER ARTISSIMA

    Artissima all’ Oval di Torino

    TORINO. 7 NOV. “ Speriamo di superare i 50 mila visitatori – spiegano gli organizzatori di Artissima- tanti furono infatti coloro che nel 2014 visitarono Artissima. Quest’anno le premesse per superare in quantità e qualità l’edizione precedente si stanno veririficando tutte”. Artissima, la grande fiera internazionale d’Arte Contemporanea di Torino, aperta fino a domani, è un appunatemento imperdibile per le Gallerie d’arte (sono presenti ben 207 gallerie, delle quali più di cento straniere e di 35 nazioni) ed è anche una occasione per ammirare opere e creazioni di artisti provenienti da oltre cento Paesi diversi. La Fiera vede la presenza di oltre 5 mila collezionisti invitati a questa manifestazione che, in poco più di vent’anni, è divenuta già un appuntamento imperdibile e di livello internazionale per gli addetti del settore. Suddivisa in sei sezioni: Main section, New Entries, Present Future, Back to the Future, Per4m ed Art Editions, la fiera ha un respiro davvero internazionale proponendo ben il 67 per cento di opere messe in mostra dagli espositori stranieri. “Artissima – spiega il gallerista Daniele Decia– come ha più volte affermato Sarah Cosulich vuole contribuire a scovare nuovi talenti italiani e stranieri. L’evento in oltre vent’anni ha saputo diventare una delle più importanti attrazioni a livello internazionale posizionandosi fra le più grandi fiere mondiali ed occasione imperdibile per galleristi, esperti, appassionati d’arte e collezionisti”. Ad Artissima 2015 verrà anche assegnato per la prima volta il premio Reda, istituito in collaborazione con Camera – Centro Italiano per la Fotografia, a un giovane artista che incentri la sua ricerca sull’esplorazione del mezzo fotografico. Con oltre duemila opere in mostra Artissima è davvero una occasione di grande rilievo per galleristi e collezionisti. La parte fieristica dell’esposizione di Artissima si articola in tre sezioni, sottoposte al vaglio del Comitato della fiera: Main Section, dedicata alle gallerie più consolidate della scena internazionale dell’arte contemporanea; New Entries, dedicata alle gallerie attive da meno di cinque anni per la prima volta a Torino (a loro è anche riservato il Premio Promos Scalo Milano New Entries) ed Art Editions, dedicata alle gallerie specializzate in edizioni e multipli d’artista. Il comitato di selezione era composto da Isabella Bortolozzi (Galleria Isabella Bortolozzi, Berlin), Paola Capata (Galleria Monitor, Roma), Guido Costa (Galleria Guido Costa Projects, Torino),Peter Kilchmann (Galleria Peter Kilchmann, Zurigo), Pedro Mendes (Galleria Mendes Wood, São Paulo), Gregor Podnar (Galleria Gregor Podnar, Berlin), Jocelyn Wolff (Galleria Jocelyn Wolff, Paris). La direttrice della kermesse torinese, Sara Cosulich Canarutto, ha sintetizzato così le novità dell’edizione 2015: “ Le novità di quest’anno sono tante- spiega la Cosulich- ma se dovessi citarne una direi la sessione Back to the future che quest’anno si concentra su un decennio, quello che va dal 1975 al 1985, così importante per definire la società in cui siamo oggi. La rivoluzione digitale, anche nell’arte, comincia a quel tempo. Inoltre abbiamo arricchito la sezione dedicata alle performance: nei quattro giorni della fiera ne verranno realizzate una dozzina. Il pubblico si lascia sempre piacevolmente sorprendere da questa forma di espressione artistica”.
    CLAUDIO ALMANZI

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  • TORINO : LIGURI IN VISITA ALLA MOSTRA SUI DIVISIONISTI

    TORINO : LIGURI IN VISITA ALLA MOSTRA SUI DIVISIONISTI

    Un momento della visita alla mostra sui Divisionisti

    TORINO. 6 NOV. La delegazione di giornalisti, fotografi, studenti, collezionisti ed esperti d’arte del Ponente ligure che ha visitato ieri la bella mostra dedicata al Divisionismo ed ospitata presso la Fondazione Accorsi-Ometto a Torino è stata accompagnata nella visita da Alberto Tosa, che cura l’Ufficio stampa della fondazione torinese. “ Si è trattato- ha spiegato il giornalista e critico d’arte Claudio Almanzi- di una visita dal duplice scopo: ammirare le opere dei divisionisti in mostra e visitare la dimora torinese del celebre antiquario e collezionista Pietro Accorsi. Siamo stati accompagnati da un ospite davvero squisito: il dottor Alberto Tosa che ci ha fatto da cicerone facendoci apprezzare l’importanza della mostra che conduce da Segantini a Balla nel mondo dei divisionisti e raccontandoci la vita di un personaggio straordinario quale fu Pietro Accorsi che ha lasciato in eredità a tutti noi un patrimonio inestimabile di gusto e bellezza”. Tornando alla mostra “ Divisionismo tra Torino e Milano. Da Segantini a Balla” ( che resterà aperta fino al 10 gennaio al Museo di Arti Decorative Pietro Accorsi – Giulio Ometto a Torino in Via Po, 55) va detto che si tratta di una occasione imperdibile soprattutto per riflettere sull’importanza che ha avuto su tutta la successiva storia dell’arte italiana la corrente divisionista. La nuova tendenza artistica prese avvio, a partire dagli anni Ottanta dell’Ottocento, ed ottenne un primo grande successo alla Prima Triennale di Brera del 1891. Il Divisionismo proseguì poi il suo percorso fino a tutti gli anni Venti del Novecento.
    “ Il Museo Accorsi Ometto – ci ha spiegato Tosa- inaugurato al pubblico nel dicembre del 1999, e dal 2000 sede di importanti mostre di livello internazionale, presenta questa volta un’ esposizione che intende esplorare, attraverso quarantasei opere selezionate, secondo un elevato criterio qualitativo e storico, i percorsi del Divisionismo partendo dall’epicentro della pittura divisa italiana: il Piemonte e la Lombardia”. La mostra, realizzata in collaborazione con lo Studio Berman di Giuliana Godio ed a cura di Nicoletta Colombo, muove dalla considerazione del ruolo fondamentale assunto nello svolgimento delle tendenze divisioniste dalle città di Milano e di Torino e intende concentrare l’attenzione sui protagonisti consacrati della “pittura divisa”, di origine o formazione piemontese e lombarda. Il Divisionismo è stato un movimento fondamentale per la vita artistica e per la cultura italiana, pienamente inserito, con ruolo autonomo, nelle tendenze figurative europee della fine del secolo XIX e inizi del XX. L’importanza dello studio della luce e il ricorso ai colori puri, stesi in tessiture a puntini e filamenti, erano gli elementi che tracciavano la reazione al realismo in direzione simbolista e socio-umanitaria. Di qui la scelta di una mostra che mettesse in risalto soprattutto una geografia divisionista convergente nell’asse Lombardia – Piemonte. Pertanto diventano esplicativi e fondamentali per capire quel periodo storico ed artistico alcuni protagonisti emblematici della sperimentazione pittorica luminosa: Giovanni Segantini, Giuseppe Pellizza da Volpedo, Angelo Morbelli, Gaetano Previati, Vittore Grubicy de Dragon, Emilio Longoni, Matteo Olivero, Carlo Fornara, Giovanni Sottocornola, Cesare Maggi, Achille Tominetti, Andrea Tavernier, Giovanni Battista Ciolina, Giuseppe Cominetti, Angelo Barabino. “ All’ingresso del secolo nuovo- conclude il dottor Alberto Tosa- accanto ai maestri ormai storicizzati, si affiancano pittori di più giovane generazione, affascinati dalla pittura di Segantini e di Previati, e che crearono le basi per la futura poetica incentrata sulla luce e sul movimento: i futuri Futuristi, come Carlo Carrà, Umberto Boccioni, Giacomo Balla, Leonardo Dudreville, promettenti autori legati per nascita, o per formazione, alla storia artistica piemontese e lombarda del tempo”. In esposizione ci sono quarantasei opere di rilievo fra le quali alcune tra le più importanti di Morbelli, Pellizza e Previati. Da segnalare Le parche 1904, Vecchine curiose 1891 e Ave Maria della sera 1910 di Morbelli, Il sole 1903-1904 di Pellizza, La via del Calvario 1901 e Gregge all’alba 1910 di Previati, Bosco di faggi (Sensazioni gioiose) 1887-1912 di Grubicy de Dragon, Il ritorno dal bosco 1883-1884 di Longoni, Lavoro dei campi in Val Vigezzo 1895-1936 di Fornara, La piccola ricamatrice (Serenità) 1900 e La pastorella 1910 di Sottocornola”.
    ADALBERTO GUZZINATI

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