Categoria: Cultura Italia

  • Se fosse, sarebbe. L’essenziale ricorso alla fantasia.

    Fantasia

    GENOVA.  6 AGO.  Non intendo affatto esimermi dalla realtà. 

    Se mai, esiliarmi nella volenterosa idea di partecipare ad ogni esito, facile o meno facile, scontato o sorprendente, che mi riguarda. In specie, partecipare a quel respiro quotidiano legato a filo doppio al significato, corrente e ricorrente, di esistenza.  

    E perché ciò accada, può essere utile agire sulla leva della fantasia. 

    Un salto carpiato dal trampolino del modo ottativo, attraverso il ponte strallato delle possibilità,  e finalmente raggiungo l’atteso, prepotente, essenziale argomento: i desideri.

    Non a caso, una quota del titolo discende direttamente dal film “Alice in Wonderland”: contesto ideale per trovare fulgidi esempi di desideri e comporre mirabolanti esaudimenti.

    Di certo, sappiamo (o pensiamo di sapere) cosa sono i desideri, visto che tutti, chi più chi meno, ne hanno una scorta da soddisfare.   

    Alcuni sottendono una nostra precisa attitudine, un’ambizione che il pensiero insegue fino in capo al mondo; altri  assumono una forma mediata ed immaginativa, postulando un possibile rimando al desiderio di essere  o, anche, al “desiderio del desiderio dell’altro” (cit. E. Lévinas).

    Siamo esistenze mutevoli, in perenne transizione tra l’amore per il desiderio ed il dovere del possesso. Diciamo pure, per licenza autoconcessa, che qualunque cosa ci rappresenti e qualunque espressione assuma, in questo percorso ad ostacoli, una parte rilevante di desideri dovremo immolarla sull’altare di evidenti impossibilità: quelle che trascinano in luoghi  che scolorano i sentimenti  di cui l’uomo é dipinto e si dipinge.

    A questo punto, può essere utile sintetizzare e rimettere alla riflessione un assioma nichilista ed irriverente: quand’anche l’uomo, tra i più assurdi desideri, tentasse l’esaudimento del poter fare a meno degli altri, comunque sia, di sé stesso non potrebbe fare a meno.

    Orbene, integro la considerazione attingendo al mondo poetico della Szmborska: “pensa quel tanto che serve, non un attimo di più, perché dietro quell’attimo sta in agguato il dubbio”.

    Provo così, allontanando ogni dubbio pensiero, ad investire tempo e sentimento nel desiderare “ciò che già ho”.  

    Lo trovo più fantasioso del recriminare senza costrutto, dell’avvoltolarsi tra le infinite congetture su “ciò che sarebbe stato” e su “come poteva essere”. 

    Massimiliano Barbin Bertorelli

     

     

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  • Oggi 238 anni per il Teatro alla Scala di Milano

    Maria Calla al Teatro della Scala

    MILANO. 3 AGO. Oggi si festeggiano i 238 anni della Scala che, non si può negare, se li porta davvero bene! La rappresentazione che inaugurò il più famoso teatro del mondo il 3 agosto 1778 fu L’Europa riconosciuta, dramma musicale composto appositamente per l’occasione da Antonio Salieri.

    Quel giorno era molto atteso da tutti i milanesi che  due anni prima avevano visto bruciare il più importante teatro della città, il Regio Ducal Teatro, che si trovava nel cortile di Palazzo Reale. Per questo, con l’aiuto di 90 famiglie facoltose, fu costruito il nuovo edificio a cui venne dato il nome di Nuovo Regio Ducale Teatro alla Scala.

    La sala a forma di ferro di cavallo prevedeva tremila posti, quattro ordini di palchi, due gallerie e il loggionee divenne modello per i successivi teatri italiani. L’acustica, anche grazie alla volta di legno, è tuttora considerata tra le migliori d’Europa. Alla Scala, in questi duecento anni, sono passati i più importanti maestri e compositori italiani e non solo, da Niccolò Paganini a Gioacchino Rossini, Giuseppe Verdi , Gaetano Donizetti ,Giacomo Puccini . E se guardiamo a tempi più recenti , vi passarono grandi artisti come Maria Callas, Renata Tebaldi, Herbert von Karajan, Igor Stravinskij ,Giorgio Strehler, Luchino Visconti, Franco Zeffirelli, per non parlare dei grandi danzatori Rudolf Nureyev e Carla Fracci.

    Ora gli artisti che portano alto il nome della Scala sono altri, a cominciare dall’acclamatissimo Roberto Bolle per la danza, ma bisogna anche ricordare che se il teatro alla Scala è diventato un solido punto riferimento della vita culturale italiana, è stato grazie anche a coloro che stanno dietro le quinte, i lavoratori dei laboratori dove si costruiscono scene e costumi , che sono donne e uomini artigiani, la maggior parte dei quali proviene dalla scuola della Fondazione Teatro alla Scala, l’Accademia. Ad oggi sono circa 150 addetti tra falegnami, fabbri, carpentieri, scenografi, tecnici di scenografia, scultori, sarte, costumiste.

    Buona anniversario a tutte le maestranze dunque!

    FRANCESCA CAMPONERO

    Anche Google con un suo doodle dedicato ricorda tale evento.

    https://g.co/doodle/rz5ssk

    Il doodle per il compleanno della Scala di Milano

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  • Slow Food-Terra Madre. Torino e Piemonte mobilitati per ospitare delegati. Petrini Ambasciatore FAO

    TORINO 31 LUG. Un appuntamento che si rinnova dal 2004 e che mobilita centinaia di famiglie in tutta la regione: è l’ospitalità che i piemontesi riservano ai delegati di “Terra Madre” durante l’evento targato Slow Food che anima Torino dal 22 al 26 settembre prossimi. Cinque giorni intensi durante i quali agricoltori, pastori, pescatori, produttori, cuochi, educatori provenienti da ogni parte del mondo condividono con i loro ospiti piccoli gesti quotidiani, usi e tradizioni, scambiando saperi e tessendo amicizie.

    Saranno 5000 i delegati accolti in Piemonte. Oltre al capoluogo piemontese, infatti, sono circa 50 le Città di Terra Madre in tutta la regione a essersi mobilitate per offrire posti letto. Ai primi di giugno erano già più di 700 le famiglie ad aver garantito la loro disponibilità: un risultato significativo che supera le aspettative e conferma il sostegno dei piemontesi alla rete.

    A Torino si calcolavano due mesi fa più di 80 adesioni ma l’obiettivo è raggiungere e superare le 300 sistemazioni e il processo di coinvolgimento è proseguito. Oltre alle amministrazioni pubbliche e le associazioni territoriali, anche la Caritas, le Diocesi e l’Università degli Studi di Torino si sono mosse con appelli diretti ai torinesi, invitando ad aprire le porte di casa ai numerosi esponenti delle comunità del cibo in arrivo nel capoluogo piemontese. Importante anche il sostegno delle associazioni di categoria: Coldiretti, che è un partner fondamentale per la riuscita dell’accoglienza sin dalla prima edizione (nel 2004), ha confermato anche quest’anno la propria disponibilità a ospitare circa 300 delegati; Confederazione Italiana Agricoltori (Cia) nel 2016 per la prima volta partecipa all’accoglienza mettendo a disposizione 200 posti letto.

    “Accogliere i delegati significa aprire le porte al mondo, vivere un’esperienza unica di condivisione e scambio, stringendo legami che dureranno ben oltre l’evento», spiega Stefano Colmo, Segretario Generale della Fondazione Terra Madre. “L’appello che rivolgiamo a tutti è di cogliere questa opportunità: avete ancora tempo per dare ospitalità a chi arriverà a Torino dai cinque continenti e aiutarci a farli sentire a casa!”. Si ringrazia anche Seag/Bus Company che facilita la mobilità dei delegati durante l’evento.

    È ancora possibile dare la propria disponibilità a ospitare un delegato di Terra Madre mandando una mail a [email protected] (per Torino) oppure a [email protected] (se fuori Torino).

     

    Intanto Carlo Petrini, fondatore e Presidente di Slow Food, organizzazione che da anni si adopera per la salvaguardia della cultura e delle tradizioni culinarie locali, e per assicurare che tutti abbiano accesso ad un cibo buono, pulito ed equo, è stato a fine maggio nominato Ambasciatore Speciale della FAO in Europa per “Fame Zero”. Il Direttore Generale della FAO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura con sede a Roma,  José Graziano da Silva )in foto) ha lodato il contributo di Petrini nell’accrescere la consapevolezza dell’opinione pubblica europea sull’importanza di migliorare l’agricoltura e di assicurare catene di approvvigionamento sostenibili.

    “Questo include le numerose iniziative che hanno messo in evidenza l’importanza di reintrodurre colture locali che i piccoli proprietari terrieri e i contadini di sussistenza possono produrre per il proprio consumo e vendere al mercato come mezzo per raggiungere la sicurezza alimentare” ha affermato Graziano da Silva. “La nomina di Petrini e il suo coinvolgimento in attività di sensibilizzazione della FAO manderà un forte segnale alla comunità internazionale che possiamo veramente raggiungere un mondo senza fame” – ha continuato il Direttore Generarle della FAO. Questo contribuirà a costruire la Generazione Fame Zero e a porre fine alla fame entro il 2030, ha affermato.

     

    Accettando la nomina, Petrini ha affermato: “La vergogna della fame…può e deve essere cancellata entro il tempo della nostra generazione; l’impegno in questo senso deve ricevere priorità politica in tutti i fora internazionali, oltre che a livello nazionale e di società civile.”

    Nel ruolo di Ambasciatore Speciale per “Fame Zero”, Petrini contribuirà a migliorare la comprensione della visione della FAO per un mondo libero da fame e dalla malnutrizione nel quale il cibo e l’agricoltura contribuiscono a migliorare i mezzi di sussistenza, soprattutto per i più poveri. Le attività prevedono la partecipazione ad eventi di alto livello e incontri pubblici, oltre al contributo in pubblicazioni chiave, visite a progetti sul campo e attività di raccolta fondi.
    Slow Food è un’organizzazione non-profit che lavora per promuovere cibo di qualità, prodotto e distribuito in maniera sostenibile per l’ambiente. Conta oltre 100 mila membri a livello globale ed è attiva in 160 Paesi.

     

    Grazie ad un accordo del 2013, la FAO e Slow Food hanno continuato a cooperare  per promuovere sistemi agro- alimentari inclusivi e hanno partecipato congiuntamente ad campagne promozionali e iniziative globali, tra le quali l’Anno Internazionale dei Legumi 2016, e l’Anno Intenzionale dell’Agricoltura Familiare 2014.

    Marcello Di Meglio.

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  • Tre nomine importanti al San Carlo di Napoli

    Giuseppe Picone al San Carlo di Napoli

    NAPOLI. 30 LUG. Ieri finalmente fumata bianca per  le nomine di tre importanti cariche all’interno di uno dei teatri più importanti d’Italia il San Carlo di Napoli. E’ stato infatti lungo ed impegnativo il percorso che ha portato alla nomina del nuovo Direttore Musicale del Teatro, per identificare quella figura non solo idonea a guidare quotidianamente le compagini artistiche del Teatro, ma anche a ribadire e ancor più valorizzare l’eccellenza di uno dei teatri  che per storia e tradizione, si è sempre misurato  guardando al futuro.

    Su proposta della Sovrintendente Rosanna Purchia e del Direttore Artistico Paolo Pinamonti, il CDI ha dunque  accolto la scelta di due direttori assolutamente complementari tra loro, per formazione, repertorio, vivacità intellettuale, dialogo generazionale: Zubin Mehta (classe 1936), Direttore Musicale Onorario, la cui fama e i successi internazionali  non ha bisogno di presentazioni  e  Juraj Valčuha (classe 1976), Direttore Musicale Principale, appena quarantenne, definito dalla stampa ‘talento della lirica internazionale’, che esce da sette felici anni alla guida dell’Orchestra della RAI. Il Maestro Juraj Valčuha arriverà oggi dal Colorado, reduce da un’importante tournée con la New Philharmonic, per stare in Teatro e assistere alla recita di Aida.

    Altrettanto tempo e attenzione ha richiesto anche la nomina del nuovo Direttore del Corpo di Ballo del Teatro di San Carlo, che ha visto impegnata  la commissione composta da Anna Razzi, Mauricio Weinrot e Eric Vu-An. E  dopo aver preso in esame una rosa di candidati la scelta è ricaduta sul nome di un talento italiano, napoletano per nascita e formazione: Giuseppe Picone (classe 1976),  affermata star internazionale, ballerino dell’English National Ballet e American Ballet di New York, diplomato per altro proprio alla Scuola di Ballo del Teatro di San Carlo. Una scelta accolta a pieno dall’intero CdI del teatro.

    Auguriamo ai nuovi direttori buon lavoro!

    FRANCESCA CAMPONERO

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  • Ad Alto la collettiva “Ritorno al passato”

    Ad Alto la collettiva “Ritorno al passato”

    L’ Oratorio di San Bartolomeo che ospita la collettiva

    CUNEO. 17 LUG. Sta ottenendo un notevole successo di pubblico la mostra estiva organizzata dall’associazione culturale ed artistica albenganese degli “Amici nell’Arte”, guidata dalla nota artista dianese Carmen Spigno. La collettiva “Ritorno al Passato attraverso l’Arte”, che è giunta alla seconda edizione, è ospitata negli spazi dell’ Oratorio di San Bartolomeo ad Alto, un comune che pur facendo parte dell’entroterra di Albenga, si trova già in provincia di Cuneo.

    La mostra d’arte internazionale e contemporanea ospita opere realizzate da Accigliaro, Aicardi, Berzsenyi, Carrara, Cavalleri, Corti, Crescini, Dabbene, Fantini, Krautkrämer, Marchiano, Moncada, Patrone, Pellicanò, Pisanello, Pisano, Racchi, Sciutto, Sinesi, Spigno, Tardon, Tinazzi, Tumbarello, Usai, Villa e Zelmer.

    Gli organizzatori, innamorati delle bellezze genuine ed autentiche offerte da Alto, piccolo paese piemontese, che si affaccia sull’ azzurro del mare e sul verde dei boschi della Liguria, hanno scelto questo luogo per valorizzare, mediante l’Arte, il comprensorio.

    “ Vista la bellezza del luogo- spiega Carmen Spigno che guida l’associazione- è stata conseguenza logica che un luogo così suggestivo, ove la natura ha dato il meglio sé in quanto a colori e fragranze, divenisse una scelta obbligata per un bellissimo Ritorno al Passato. Gli artisti in mostra fanno rivivere gli spazi dell’antico edificio che è stato la parrocchiale di Alto, esponendo i propri lavori, frutto della loro sensibilità moderna, in una rinnovata simbiosi con le suggestioni del passato”.

    La mostra proseguirà fino al 21 agosto.Per coloro che desiderassero avere maggiori informazioni sull’ evento è possibile scrivere all’indirizzo di posta elettronica [email protected] oppure visitare il sito web http://www.comune.alto.cn.it/
    CLAUDIO ALMANZI

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  • I benefici effetti dell’indole meditativa – Il Nano Morgante

    I benefici effetti dell’indole meditativa

    GENOVA. 16 LUG. La citazione di Aristotele, “a volte anche il pensare danneggia la salute”, è utile a ricordare che ogni azione del riflettere contempla sempre una dose di rischio.

    Può farci smarrire la via di casa. In un attimo, condurci in luoghi oscuri, pervasi da ricordi  e sensazioni che parevano superati o dimenticati. In verità, ostinatamente permanenti ed intrusivi.

    Senza preavviso, per un diverso girare del vento, il pensiero incontrollabile introduce a luoghi depredati. Ne impone la frequentazione. Di colpo, risveglia dal torpore, da una condizione di quiete apparente, tuttavia gradita.

    Connubio intricato di passato, presente e futuro. Di decisioni mai prese e desideri irrivelati: sepolti e sedimentati nella fossa abissale della coscienza.

    A tal proposito, parrebbe utile fornire all’uomo linee guida, indirizzi coerenti con la congiunturale spending review, affinché pratichi una sana economia  anche nell’uso della mente. Per non logorarsi a causa di un uso  indiscriminato di pensiero.

    Tuttavia, in linea col drammatico preambolo, non sottovalutiamo la questione, ma neppure sopravvalutiamola.

    A conti fatti, l’indole meditativa ha l’onere e l’onore di condurci lontano,  molto vicino al comprenderci, in una teoria economico-affettiva rinvigorente nel tempo.

    In essa e con essa, non ci si avvia alla perdita. Non al sacrificio.

    Per questo, a certe particolari riflessioni non si dovrebbe scantonare; mai pensare che possano giacere in noi, sine die, estraniate e disarmoniche.

    Non sarebbe neppure il caso di voltarsi dall’altra parte qualora le intravvedessimo sulla nostra strada: distanti, ma fulminee nell’assalirci.  Al contrario, si approfitti della loro utile spinta propulsiva.

    In conclusione, agire similmente al surfista mentre aspetta l’onda: né prima, né dopo. Durante.

    Massimiliano Barbin Bertorelli

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  • Il salvataggio del “ pensiero unico ” de Il Nano Morgante

    Il salvataggio del pensiero unico

    GENOVA. 9 LUG. In questo preciso momento storico ed all’interno di tale specifico imbuto sociale e culturale, sembra pacifico poter affermare che il pensiero individuale, in qualunque cosa consista (più o meno lecita), transiti ed attinga, in una omologante sincronia, anche dalla mente altrui. E che tale irriconosciuta coincidenza di idee la si trovi soddisfacente.

    In tal senso, senza usare ulteriori rocamboleschi giri di parole, pare che ognuno, per comodità d’esercizio e per non incorrere nell’errore, abbia concordato ed accordato i propri pensieri in base a ciò che hanno in mente coloro che gli stanno intorno.

    E qualora l’individuo, eventualmente, per sfrontata volontà di autoaffermazione semantica, osasse pensare e fare di testa propria, non trascuri di informare il suo nuovo pensiero a ciò che in qualche misura è commisurabile, riferibile e plausibile per il suo ambito di riferimento.

    In tal modo, (forse)  eviterà scontri frontali, litigi dissennati, sfoghi cutanei, gastriti, ansiolitici e cardiotonici come se piovesse.

    Chiunque dovrebbe infatti sapere a cosa, e a chi, va incontro, in caso  di tale irriverente scelta cadornista di discostarsi da un pensiero collettivo e da un agire comune.

    “Uomo avvisato mezzo salvato”, recita un collaudato modo-di-dire.

    Ma se ora, a bocce e, soprattutto, a menti ferme, si volesse trasmutare il “mezzo salvato” in un salvataggio “intero”, andrebbe rivisto e riconsiderato il ragionamento appena svolto, sia in termini di riparametrazione dei risultati esperiti, sia in termini di una effettiva qualità individuale ed anche collettiva.

    Considerata infatti la potenzialità di ciascun individuo quale “insieme di sensazioni distinte continuamente mutevoli” (cit. C. Baudelaire), non è mai deprecabile esprimere il proprio naturale “cromatismo emotivo”.

    Cosicché, in nome di una ri-conquistata biodiversità giustapposta al “pensiero unico” (termine tratto dal gergo economicista), anche il presente intorno a noi coerentemente si dispone ad un migliore e più fruttuoso cambiamento.

    Di conseguenza, altrettanto magicamente, “di tempo in tempo, anche il passato (cambia)” (cit. A. Gargani).

    Massimiliano Barbin Bertorelli

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  • XIV° edizione Kilowatt Festival a Sansepolcro

    XIV° edizione Kilowatt Festival a Sansepolcro

    AREZZO. 7 LUG. Un ricco programma quello della  XIV° edizione di Kilowatt Festival che dal 15 al 23 luglio 2016 propone teatro, danza, musica, arti visive ed incontri che faranno di Sansepolcro, ente capofila del progetto europeo Be SpectACTive, un punto di riferimento nel panorama teatrale nazionale dal forte respiro internazionale.

    Tra i nomi più conosciuti al grande pubblico, quelli del matematico Piergiorgio Odifreddi e del gruppo musicale Tiromancino, accanto a buona parte dell’eccellenza della scena teatrale, musicale e coreografica italiana e internazionale. 61 le repliche di spettacoli di teatro d’innovazione e danza contemporanea, tra le quali 21 fra prime assolute e anteprime nazionali, eventi musicali, oltre 150 artisti coinvolti, nonché una significativa  quantità di eventi collaterali come incontri, mostre e altre attività legate alle arti visive.

    Promosso dall’associazione CapoTrave/Kilowatt diretta dal regista e drammaturgo Luca Ricci, Kilowatt Festival è realizzato in collaborazione con il Comune di Sansepolcro (Ar), con il sostegno del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, della Regione Toscana e di numerosi sponsor locali.

    Il titolo di questa edizione “E’ tempo di risplendere” è tratto da un verso della grande poetessa Amelia Rosselli. Al Kilowatt Festival saranno presentati diversi spettacoli frutto di collaborazioni progettuali, come la collaborazione con In-Box, la più importante rete nazionale per la distribuzione della scena teatrale emergente, l’incontro pubblico di CReSCo – Coordinamento della Scena Contemporanea, di cui CapoTrave/Kilowatt è socio fondatore, gli spettacoli del Network Anticorpi XL, prima rete nazionale indipendente per la promozione della danza d’autore, gli spettacoli del progetto Playing Identities, finanziato dall Commissione Europea per creare interazione tra patrimonio artistico e spettacolo dal vivo, che porterà a Sansepolcro quattro giovani registi europei, Harry Wilson (UK), Sadurni Vergés (ES), Povilas Makauskas (LT),  Mădălina Iulia Timofte (RO).

    In prima nazionale, Michael De Cock presenta “Kamyon”, uno spettacolo che parla delle attuali migrazioni dal Medio Oriente all’Europa, ambientato dentro un camion (da mercoledì 20 a venerdì 22 luglio), a seguire  “Walking on the Moon”, spettacolo di CK Teatro, che utilizza teatro d’attore e tecnologie 3D.

    Anche quest’anno si confermano sia il fortunato esperimento della programmazione della spiaggia teatrale nella piazza principale della città e l’attività dei Visionari, circa 25 cittadini di Sansepolcro che hanno lavorato durante l’inverno per selezionare 9 spettacoli da inserire nella programmazione.

    Aprirà il Kilowatt Festival una prima nazionale dell’artista italo-canadese Daniele Bartolini con “The Stranger”, un format urban-immersive, creato per la fruizione di un solo spettatore alla volta, nel quale il pubblico è trasformato in attore, perduto in un labirinto urbano.Tra le punte di diamante della nuova danza internazionale due giovani compagnie presenteranno in prima nazionale le loro ultime creazioni. Sono i franco-spagnoli HURyCAN, e i costaricani Los Innato, questi ultimi con  “Eterea”.

    Oltre ai progetti internazionali, per la programmazione riservata alla danza il festival ospiterà altri  dieci spettacoli, tra cui i nuovi lavori di alcuni fra i coreografi di punta della nuova danza italiana come Giorgia Nardin, Nicola Galli, Giovanni Leonarduzzi, Francesco Colaleo, due dei coreografi selezionati dal progetto Anghiari Dance Hub – Salvo Lombardo e Tommaso Monza – e tre progetti scelti dal gruppo dei Visionari, Ilenia Romano, la compagnia Körper e Dehors / Audela.

    Ancora più ricca e variegata la programmazione dedicata al teatro, con Piergiorgio Odifreddi e Mariangela Gualtieri, poetessa e drammaturga fra le più note del panorama culturale italiano fino alla prova d’attore di Fabrizio Falco, premio Ubu 2015.

    Nuova sezione musicale del festival “Prospettiva Rock”, progetto curato da Paco Mengozzi, che ha selezionato, tramite bando pubblico, 6 band o singoli musicisti ai quali sono stati forniti 10 giorni di formazione. Ad apertura del programma musicale di Kilowatt, il 16 luglio, saranno in Piazza Torre di Berta i Tiromancino, che presenteranno il loro ultimo album “Nel respiro del mondo”. (nella foto: la locandina di Kilowatt Festival).

    FRANCESCA CAMPONERO

    Per il programma completo potete consultare il sito www.kilowattfestival.it

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  • Christo a Sulzano, un vero successo l’installazione

    Christo a Sulzano, un vero successo l’installazione

    BRESCIA. 2 LUG. Parliamo di un percorso pedonale provvisorio per un totale di 4,5 chilometri sulle acque del Lago d’Iseo, a Sulzano, in provincia di Brescia, realizzato utilizzando 70.000 metri quadri di tessuto giallo-arancione, sostenuti da un sistema modulare di pontili galleggianti formato da 200.000 cubi in polietilene ad alta densità: è The Floating Piers di Christo Vladimirov Yavachev che domani sera verrà chiuso.

    La struttura o meglio l’installazione durerà, infatti, ancora due giorni, fino alla sera del 3 luglio.

    The Floating Piers, una specie di ponte galleggiante sospeso sull’acqua è stato aperto il 18 giugno e si sviluppa in circolo da Sulzano a Monteisola per proseguire con due diramazioni fino all’isola privata di San Paolo.

    Una tre chilometri sull’acqua per provare la sensazione di camminarci sopra ed un chilometro e mezzo lungo la strada pedonale che collega Peschiera Maraglio e Sensole.

    La struttura composta da pontili larghi 16 metri e alti 50 centimetri corrispende in pieno a ciò che l’artista aveva promesso: “Vi farò camminare sulle acque, meglio se verrete senza scarpe; sarà una passeggiata dove sentirete le onde sotto i vostri piedi”.

    L’installazione è stata vista e vissuta da migliaia di visitatori che ogni giorno sono giunti in pellegrinaggio alla ‘creazione’ di Christo che ha richiamato sul Lago d’Iseo più di un milione di turisti, trasformando la località lacustre lombarda in una delle mete turistiche più apprezzate d’Italia.

    Se da una parte si può accedere da Sulzano, il secondo punto d’accesso è invece, da Monte Isola, la piccola isola nel bel mezzo del lago d’Iseo, nelle località di Sensole o Peschiera Maraglio, naturalmente raggiungendola con un battello.

    Lunedì 4 luglio inizierà lo smantellamento dell’intera struttura che sarà rimossa e dismessa attraverso un processo industriale di riciclaggio. Per quelli meno fortunati che non hanno potuto vivere l’nstallazione il servizio Street View di Google offrirà a tutti l’opportunità di camminare virtualmente sul ponte, anche dopo il suo smantellamento.

    Facebook: https://www.facebook.com/floatingpiers

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  • La perenne attesa di qualcos’altro – Il Nano Morgante

    La perenne attesa di qualcos’altro

    GENOVA. 2 LUG. Il pensiero del “domani” bussa così prepotentemente alla nostra porta da farci scordare l’ “oggi” che è in casa.

    In effetti, questo pensiero, contemporaneamente impegnato su vari fronti, determina un sentimento di confusa irrequietezza e di afflizione.

    Sia come sia, ci accorgiamo sempre “dopo” dell’importanza delle cose: solo quando divengono passato, solo quando un disatteso oggi lascia il posto ad un atteso domani.

    In buona sostanza, ci poniamo tanto speranzosi dinanzi al susseguirsi dei domani, quanto distratti di fronte all’andirivieni degli oggi, deprivando di singolarità e continuità il tempo.

    Malgrado ogni buon proposito, non dedichiamo sufficiente “ospitalità” ai giorni rispetto a quanta dovremmo prevederne. Ci comportiamo come un bambino dinanzi a tanti doni: interessato ad uno ma già dirottando l’attenzione sull’altro.

    Così, immaginiamoci sull’uscio di casa intenti ad accogliere il tempo, accorgendoci forse del nostro spreco e della nostra disattenzione. Come se non prestassimo attenzione a ciò che vi transita. In perenne insoddisfatta attesa di qualcos’altro.

    Compenetrandosi inscindibilmente l’una nell’altra, le “determinazioni” del tempo ci confondono. Occorrerebbe attentamente vigilare sulla questione, poiché, a prescindere da noi stessi, tendiamo vanamente ad attendere ed implacabilmente a passare.

    Tuttavia, poiché tale meta-fisica peculiarità risale alle origini dell’uomo moderno e pensante, è inappropriato ogni eventuale sbigottimento, nella misura in cui già Epicuro ricordava che “la vita si perde nei rinvii”. E Pascal: “(siamo) così fatui da fuggire il solo tempo che sussiste”.

    Esorcizzo la puntuta e breve trattazione con l’ottimistico rinvio metaforico ad un vorace appetito, laddove, al posto del “pranzo è servito” (quiz televisivo di un sempre glorioso passato), si consideri “il presente” come unico ghiotto piatto di portata.

    Massimiliano Barbin Bertorelli

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