Categoria: Cultura Italia

  • Nuova legge editoria: quotidiani online hanno riconoscimento giuridico 

    Nuova legge editoria: quotidiani online hanno riconoscimento giuridico 

    ROMA. 18 NOV. E’ entrata in vigore la nuova legge dell’editoria (L. 26 ottobre 2016, n. 198). La riforma, che è stata approvata in via definitiva a fine ottobre dalla Camera dei Deputati, disciplina materie come l’istituzione del Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione e delega il Governo per i decreti attuativi che prevedono anche il sostegno pubblico per il settore dell’editoria e dell’emittenza radiofonica e televisiva locale.

    Fra le materie oggetto della riforma figura anche la disciplina di profili pensionistici dei giornalisti e della composizione e delle competenze del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti.

    Un punto atteso della legge riguarda la definizione specifica dei criteri in cui rientra il quotidiano on line, definito tale quando è una “testata giornalistica” con precise caratteristiche, che vanno dalla registrazione al tribunale all’iscrizione del direttore all’ordine dei giornalisti, dalla pubblicazione dei contenuti alla frequenza di aggiornamento.

    «Auspichiamo che il Governo arrivi al più presto ai decreti attuativi -dichiara Marco Giovannelli, presidente dell’Associazione nazionale stampa online – L’aver introdotto il quotidiano online nell’elenco dei prodotti giornalistici è un importante passo avanti; ci auguriamo, però, che non resti un mero atto formale. Questa scelta è importante per molti aspetti. I quotidiani online locali e iperlocali sono sempre più centrali per l’informazione dei cittadini. La legge prevede incentivi e contributi e crediamo sarà realmente innovativo prestare attenzione per la prima volta alle tante realtà editoriali locali, premiando la loro presenza in modo ponderato rispetto ai territori in cui operano. Ci auguriamo che i criteri di scelta dei soggetti venga effettuata su base oggettiva tenendo conto di vari parametri come l’occupazione, il numero dei lettori, l’accessibilità su piattaforme diverse».

  • Carmelo Grassi presidente nazionale ARTI

    Carmelo Grassi presidente nazionale ARTI

    ROMA. 14 NOV. Carmelo Grassi è stato eletto ieri sera a Roma, in sede Agis, presidente nazionale dell’ARTI, il nuovo organismo italiano che mette in rete i neonati circuiti multidisciplinari di teatro, musica, danza, festival e reti dei festival. L’Arti, associazione reti teatrali italiane, si sostituisce dunque all’Anart, associazione nazionale attività regionali teatrali, che riuniva gli organismi di promozione e formazione e che già costituiva una rete sul territorio nazionale, adeguando lo statuto dell’associazione alle nuove regole ministeriali che prevedono la possibilità per i circuiti di essere multidisciplinari, introducono nuove tipologie di soggetti ammissibili, regolano criteri e modalità di concessione di contributi destinati dal Fondo Unico per lo Spettacolo.

    L’ARTI, dunque, rappresenterà la distribuzione dello spettacolo dal vivo mettendo in rete tutti gli organismi multidisciplinari (Circuiti, Organismi di distribuzione e programmazione) enti, cioè, che si occupano di teatro di prosa anche d’innovazione infanzia e gioventù, di circo contemporaneo, ma la anche di musica e danza.

    Carmelo Grassi, classe ’54, di Brindisi, già Presidente dal 2003 dell’Anart, è Presidente del Teatro Pubblico Pugliese. Laureato in Giurisprudenza a Siena è ideatore tra l’altro dei progetti “Teatri Abitati-residenze teatrali in Puglia” e “Teatri Storici di Puglia”. Proviene da una famiglia che ha iniziato nel 1919 l’attività di esercizio cinematografico e teatrale. Nell’arco di 35 anni di attività ha organizzato centinaia di eventi e manifestazioni cinematografiche, teatrali e culturali nazionali ed internazionali.

    L’Assemblea Arti lo ha letto ieri sera all’unanimità, con vicepresidente Beatrice Magnolfi, presidenze della Fondazione Toscana spettacolo.

  • Il Nano Morgante | La regola dell’equilibrio permanente

    Il Nano Morgante | La regola dell’equilibrio permanente

    GENOVA. 12 NOV. Non lascia molti dubbi il motivo per cui il solido geometrico della piramide preveda l’ideale collocazione con l’ampia base saldamente appoggiata a terra e la punta in alto.

    Sarebbe difficile immaginare e realizzare tale struttura collocata all’incontrario, a testa in giù, data la materiale difficoltà di fissarne la punta nel terreno e conservarne l’equilibrio, vieppiù con la progressiva estensione dei soprastanti piani.

    Per diretta analogia, anche l’uomo, nell’attribuire a sé ed alle proprie cose il “giusto verso”, deve stare coi piedi ben piantati a terra, su una salda ed estesa base emotiva, su cui sovrapporre, col tempo, i vari “livelli”.

    Tuttavia, nonostante la giusta collocazione, spesso è utopia ottenere una costruzione che mantenga l’equilibrio nel tempo. Facilmente, l’ “edificio”, per sopraelevazioni eccessive e successive, comporterà assestamenti e si produrrà crepe.

    Monitorando il manufatto  in progress, si potrà incorrere, per disassamento da numero forse eccessivo di piani, in insidiose inclinazioni, come nella Torre di Pisa. Od anche in interferenze organizzative di cantiere, come nella biblica Torre di Babele.

    Sia come sia, ogni soprastante “livello” dovrà essere ben collegato e dimensionato al sottostante, con discernimento e senza eccessi narcisistici,  per non squilibrare la struttura e portarla al crollo.

    Oltre tutto, non tutti i materiali a disposizione sono idonei a realizzare un buon “edificio”.

    Diciamo, in sintesi, che, oltre che cercare, è buona regola trovare  “un centro di gravità permanente” (cit. F.Battiato).

    Una “regola” la cui osservanza certamente doterà il nostro tempo di una funzione meno dispersiva e confusa di quella usuale.

    Massimiliano Barbin Bertorelli

  • Il Nano Morgante | La vis comica della ragione

    Il Nano Morgante | La vis comica della ragione

    GENOVA. 5 NOV. Probabilmente, una maggiore fiducia in noi stessi e nelle nostre sensazioni potrebbe riabilitare a pieno titolo e riattivare la smarrita opzione dell’ “intuito”. O viceversa.

    Accorgendoci in tal modo che tale opzione dispone di una visuale panoramica più ampia e nitida rispetto alle potenzialità della ultra celebrata “ragione”.

    E’ pur vero, tuttavia, che la straordinaria ed originaria funzione dell’intuito sconta una progressiva atrofia, causata da un deciso calo di autorevolezza.

    D’altro canto, il deflusso arginato del pensiero ragionevole  trova spesso approdo in sponde aride. Tale manifestazione di sentimenti logori ed insidiati non sempre consente una saggia decifrazione degli eventi.

    L’intuito pare subire le angherie di un tempo, non tanto anagrafico quanto mentale, sempre più sfibrato, dolente, iperteso.

    Non stupisca quindi se capita quel legittimo moto di ammirata incredulità nell’osservare e nel contemplare le “sublimi opere”  realizzate nel passato dal genio umano e se ci espone ad un avvilente raffronto con la pochezza del presente.

    In una sorte di contraddizione estetica, l’uomo contemporaneo non intuisce più come “artista”; né, men che meno, si intuisce come “opera d’arte”.

    Propensione rinunciabile, e nei fatti  rinunciata, a favore di più effimeri, immaginifici  traguardi.  In realtà, auto-afflizione, né più né meno, dequalificazione di intenti e di prospettive.

    Forse andrebbe meglio riassortita la contezza del proprio tempo: lasciar scorrere anche un solo giorno dedicando il pensiero ad un futuro lontano diviene reato morale, inseguimento affannoso e vano.

    Non è dato conoscere le cose come esattamente andranno. Le nostre come quelle altrui. Né mai vi sarà garanzia del risultato atteso: almeno di quello che riteniamo spettarci in proclamazione di una ipotetica, sovraordinata e naturale “giustizia”.

    Per questo occorre preservare con cura una dotazione d’emergenza di illogico ed irragionevole entusiasmo.

    Stante ciò, ribadisco convintamente che un’essenziale virtù umana possa trovare casa nella primigenia e resiliente “intuizione”; nella libertà da una “ragione” imbrigliata da tanti, troppi, sedimentati condizionamenti.

    Non si compone certo nella “ragione” di una biasimevole vanagloria, di una lacerante volontà di possesso; neppure in una compensativa ed accreditante dedizione ego-altruistica.

    Ne esita un principio cardine: la considerazione di sé non può che essere improntata ad un intuitivo criterio di credibilità ed adeguatezza.

    Pena, giocoforza, generare di sé un involontario effetto esilarante, una vis comica,  apparentemente non allineata all’attuale stato di malessere.

    In verità, ottimo stimolo per costituire, buffo  contrappasso, un nuovo impulso alla crescita. Dell’altrui buon umore, quantomeno.

    Massimiliano Barbin Bertorelli

  • Il Nano Morgante | La superba noncuranza del futuro

    Il Nano Morgante | La superba noncuranza del futuro

    GENOVA. 29 OTT. Non solo la matematica o la ragioneria implicano operazioni di addizione e sottrazione.

    D’altro canto, sarebbe assurdo escludere la presenza delle scienze rigorose dalla nostra vita quotidiana, visto che il viaggio dell’esistenza è anche costantemente disseminato di infiniti come ed infiniti perché che meritano risposte precise.

    Il nostro Pianeta ruota ed orbita vorticosamente, con noi a bordo. Siamo tutti in perenne viaggio ed ogni cosa che ci circonda è sottoposta a dirompenti e primordiali forze.

    In presenza di tale costante tensione, è prevedibile che certi conti non riescano a tornare alla prima e, talvolta, neppure alla seconda, a prescindere dall’importanza e dall’urgenza che gli si attribuisce.

    Non casualmente, importo una confessione della Szymborska: “spesso mi abbandona la certezza che ciò che è importante sia più importante di ciò che non lo è”.

    Detto ciò, c’è da chiedersi: quanto implica questo presente transfuga nelle nostre ambiziose idee di calcolo della felicità? Quanto implica nelle pertinenti operazioni che, per indecifrabile sorte o personale vocazione, paiono spesso non quadrare o, peggio, volgere in perdita?

    Sia quel che sia, “tener testa al tempo” (cit. M.Frisch – Homo Faber) è un’operazione che non può tornare. E, quando torna, torna solo perché ne falsiamo dati e risultati.

    Tuttavia, l’esempio delle piramidi egiziane, erette prima che la nostra “scienza delle costruzioni” ne dimostrasse la staticità e ne definisse i criteri, eppur sempre salde e svettanti, può giovare alla riflessione di chi avesse sempre la necessità di voler quadrare in anticipo i conti.

    Vi sono conti da cui l’uomo, per evitarsi danni, dovrebbe esimersi.

    Ad ogni buon conto, è giusto considerare l’eventualità, alcuni non torneranno comunque, anche con tutto il nostro calcolo possibile.

    Massimiliano Barbin Bertorelli

  • E’ mancato Luciano Rispoli, noto conduttore tv

    E’ mancato Luciano Rispoli, noto conduttore tv

    ROMA. 27 OTT. E’ morto ieri sera all’età di 84 anni il conduttore di programmi storici, Luciano Rispoli. Ad annunciarlo il giornalista e scrittore Mariano Sabatini, a lungo suo collaboratore.

    Rispoli era nato a Reggio Calabria nel 1932, ed è  mancato ieri sera tardi nella sua casa di Casalpalocco.

    “Con grandissima costernazione – spieg il giornalista Mariano Sabatini – e in accordo con la moglie e i figli, devo dare la triste notizia della scomparsa del popolare giornalista, autore e conduttore di programmi celeberrimi: ‘Parola mia’ e ‘Tappeto volante’ su tutti”.

    I funerali si terranno domani alle 11 nella chiesa di San Timoteo, in zona Casalpalocco.

  • La fiction I Medici fa grande audience, ma la cultura è altra cosa

    La fiction I Medici fa grande audience, ma la cultura è altra cosa

    ROMA. 19 OTT. Ieri sera su Rai 1 vi è stato il boom di ascolti per la prima puntata della fiction «I Medici». I primi due episodi della serie, che vede tra i protagonisti Dustin Hoffman, Richard Madden e Alessandro Preziosi, sono stati seguiti da quasi 7 milioni e 600 mila spettatori, con uno share del 29,9%.

    Sono stati esattamente 8 milioni e 37 mila gli spettatori che hanno seguito il primo episodio con il 28.88 di share; 7 milioni e 143 mila con il 31.08 quelli che hanno visto la seconda parte. Senza dubbio un risultato clamoroso che ha battuto a sorpresa Mediaset che proponeva in contemporanea la partita della Juventus in Champions League (20% di share).

    Il direttore Rai Antonio Campo Dall’Orto parla a riguardo di successo della cultura. Ma siamo proprio sicuri che sia così?… «I Medici» , coproduzione internazionale di Rai Fiction e Lux Vide, è semplicemente un kolossal televisivo in quattro puntate, che porta la firma di Sergio Mimica-Gezzan, il quale per dar vita a questo suo lavoro  si è ispirato ai film Il Padrino e Amadeus. Due ottimi film ma che come sappiamo tutti non riportano la realtà di fatti realmente accaduti.

    I Medici mettono in scena storielle amorose ed intrighi del tutto inventanti ed ingranditi per interessare maggiormente il pubblico di massa alla vicenda della grande famiglia fiorentina, ottenendo, ovviamente, il risultato di avere attaccato allo schermo il grosso pubblico. Possiamo definire questo un richiamo culturale ?….francamente no. L’unico elemento positivo della fiction è che offre di  apprezzare ulteriormente Firenze, i suoi splendidi palazzi, piazze e contrade in cui le puntate sono state realmente girate.

    FRANCESCA CAMPONERO

  • In ricordo di Dario Fo

    In ricordo di Dario Fo

    GENOVA. 16 OTT. Confesso di non aver mai apprezzato a fondo Dario Fo ed il suo teatro, e questo era per poca conoscenza tanto della sua persona quanto delle sue opere, ma ci fu una sera in cui finalmente compresi la sua arte ed il suo indiscusso talento. Era una sera d’ agosto del 2006, il 13 del mese per l’esattezza,  quando con Fo e la moglie Franca Rame si esibirono al Festival di Valle Christi a Rapallo. “C’era il mondo! – ricorda una delle organizzatrici del Festival, Luciana Sudano – persone sedute sul prato, in piedi, mentre i tuoni si avvicinavano sempre di più. Ma Dario Fo, non si feceva  intimorire, ed imperterrito, ha continuato a recitare mentre iniziava a piovere sempredi più, fino a quando la pioggia è diventato un diluvio. Fu una serata indimenticabile – continua la Sudano –  Il giorno dopo Dario mi ha dedicato un disegno che ho incorniciato e che per me è veramente prezioso”.

    Il ricordo di Luciana combacia esattamente con il mio (escluso il disegno che purtroppo io non ho). Trovai straordinaria la passione di Fo e di sua moglie nel voler portare avanti lo spettacolo a tutti i costi, uno spettacolo straordinario dal titolo Mistero Buffo – Sesso tanto per gradire,  un monologo in grammelot Mistero Buffo, animato da quel linguaggio onomatopeico che mette insieme, in uno strano lombardo, detti medievali, forme dialettali, racconti dei cantastorie. Quel linguaggio che nel lontano 1969 segnalò al mondo della cultura e del teatro l’irrompere di un genio della scena, appunto Dario Fo.

    In quella sera freschetta in cui il pubblico si era portato con sè impermeabili ed ombrelli, Fo riuscì a regalare la magia duettando con Franca Rame. Le sue storie ed i personaggi  uscivano fuori dai Vangeli apocrifi, ma raccontavano anche di re magi e di papi come Bonifacio VIII.  Storie affascinati dal sapore popolare in cui l’attore- regista-scrittore tirava fuori tutta la sua umana partecipazione esaltandone i lati paradossali.  Nessuno tra i presenti si rendeva conto dell’avanzare del brutto tempo fino a quando il cielo non cominciò a tuonare ed alluminarsi per i lampi, ma anche questo fatto fu motivo di ironia per Fo che rivolgndosi a Dio disse scherzando: “ Va bene, hai deciso che dobbiamo finire qui, e così sia”.

    FRANCESCA CAMPONERO

  • Il Nano Morgante | Una situazione di contrabbando

    Il Nano Morgante | Una situazione di contrabbando

    GENOVA. 15 OTT. Sembra un titolo fuori legge, ma non lo è. E’ solo una frase che riecheggia un brano di Enzo Jannacci.

    Pertanto, in piena legittimità e tranquillità, dibatto l’idea che non tutte le “esposizioni” che ci vengono propinate dalle più disparate, ancorché accreditate fonti, hanno sempre a supporto cognizioni adeguate e solide convinzioni tematiche.

    E che l’antico motto latino (opportunamente tradotto) “conosci l’argomento, le parole seguiranno” è una regola forse sconosciuta; di certo, poco osservata.

    In attesa che la trattazione si sviluppi in progress e l’argomento sotteso prenda una qualche forma, è possibile notare certe improvvisate narrazioni, adornate di enfatici e ridondanti appellativi, col sottaciuto intento di “contrabbandare”  lucciole per lanterne.

    Ciò può accadere, come detto, quando la contezza è cifra latitante e l’imponenza del “peso della pura necessità”, scomodando S. Weil, implica una scelta multipla, distribuita omogeneamente a raggiera, utile a prefigurare opportune vie di fuga.

    Così accade, ad esempio, quando l’uomo si appresta a sminuire, a denigrare senza titolo il valore altrui,  sulla falsariga del “sus Minervam” ciceroniano, mentre vagola tra lanterne & lucciole, nella nebbia più totale. Vieppiù nell’ulteriore confusione se queste ultime (le lucciole) si riferiscano ai luminescenti insetti campestri o a certo genere femminile peripatetico.

    In effetti, è insita e giustificata nella natura umana una fisiologica vacuità di sostanza, stante il fatto che il sentirsi creato, la percezione di “creaturalità”, non può che generare, in linea di principio,  l’idea di un “creante” ed un connaturato senso di straniante subalternità.

    Riprendendo il tema centrale, il misconoscere ed il contrabbandare possono certamente accogliere situazioni confuse, vieppiù necessitate da esposizioni generiche.

    Così, proprio mentre abbozziamo un’idea (ovviamente geniale) ed elaboriamo severi giudizi per le inadeguatezze altrui, le ragioni del titolo affiorano e straripano nel costante e furbesco tentativo di “contrabbandare” una cosa per l’altra: la fortuna per capacità, il populismo per politica, l’improvvisazione per arte, l’arroganza per carattere, la forma per sostanza, la menzogna per verità.

    Tale narrazione, definita da “entità linguistiche”  assemblate con criterio vezzosamente estetico, costituisce esito non meno utile di altre, meno improvvisate e più circostanziate.

    Il resoconto finale da attribuire all’evento espositivo, come sempre, è discrezionale.

    Così, la ricercatezza lessicale non è detto sia sempre una cifra sminuente rispetto ad una dissertazione scorrevole ed essenziale, potendo sempre trarre da entrambi i metodi la plausibilità del fine.

    Talvolta, tuttavia, dietro l’enfasi narrativa, insiste una sostanza fievole, un’ idea fiacca ed effimera che non muta in principio di sostanza.

    Non titubiamo, pertanto, quando un’esposizione la si percepisce come contrabbandata: poiché “la verità è principalmente nell’intelletto e poi nelle cose”,  scomodando Hobbes. E poiché “non ci sono fatti, solo interpretazioni”, scomodando anche Nietzsche.
    Massimiliano Barbin Bertorelli

  • E’ morto Dario Fo, aveva 90 anni

    E’ morto Dario Fo, aveva 90 anni

    MILANO. 13 OTT. E’ morto all’età di 90 anni Dario Fo, drammaturgo, attore, regista, scrittore, pittore, scenografo ed attivista.

    Nel 1997 vinse il premio Nobel per la letteratura. E’ deceduto questa mattina, da circa due settimane soffriva di forti dolori alla schiena ed era anche stato ricoverato in ospedale.

    La moglie, Franca Rame, è morta a 84 anni nel maggio del 2013 nella loro abitazione di Porta Romana a Milano. L’attrice era sempre stata con Fo sul palcoscenico e nella vita dal 1954.