Categoria: Cultura Italia

  • “SI, VIAGGIARE!”: PISA, A SPASSO PER PIAZZA DEI MIRACOLI

    Piazza dei Miracoli

    PISA 2 LUG. Forse è uno dei posti sicuramente più famosi in Italia e non poteva partire da un luogo più magico la nostra nuova rubrica “Sì, Viaggiare!”.

    Il nostro inviato ha passeggiato per Piazza dei Miracoli, il fulcro di una visita a Pisa che prima o poi tutti dovrebbero fare nella loro vita.

    La Torre è l’indiscussa protagonista ma non c’è da dimenticare la monumentalità del Duomo e la bellezza in miniatura del battistero.

    Se abbiamo voglia di girare un pò appena fuori Piazza dei Miracoli ecco alcuni resti archeologici di assoluto interesse. E come dimenticare sul lato Nord il Campo Santo?.

    In treno consigliamo di scendere a Pisa Centrale e a pochi minuti a piedi si raggiunge Piazza dei Miracoli. In macchina venendo da Genova o da Roma si prende l’A12 uscendo a Pisa Nord. Arrivando da Pisa consigliamo la superstrada FI-PI-LI.

    E ora sogniamo con le foto del nostro inviato.










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  • “SI’, VIAGGIARE!”, LA NUOVA RUBRICA PER L’ESTATE

    GENOVA 2 LUG. “Sì. Viaggiare!” Nuova rubrica di viaggi. Il nostro gruppo editoriale ha deciso di darvi alcune idee di possibili destinazioni per le vostre vacanze in quest’estate 2015 appena iniziata.

    I nostri inviati hanno fatto degli scatti di alcune località, sia in Italia che all’estero per farvi venire l’acquolina in bocca con anche dei consigli su possibili itinerari e gite da seguire.

    E magari sognando attraverso i nostri scatti potrete trasformare il sogno in realtà e mandarci anche voi le foto più artistiche da poter pubblicare.

    Con il mese di luglio parte questa rubrica che speriamo possa appassionarvi sempre più. Siamo pronti! Partiamo!.

     

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  • “SI’, VIAGGIARE !”, LA NUOVA RUBRICA PER L’ESTATE

    GENOVA 2 LUG. “Sì. Viaggiare!” Nuova rubrica di viaggi. Il nostro gruppo editoriale ha deciso di darvi alcune idee di possibili destinazioni per le vostre vacanze in quest’estate 2015 appena iniziata.

    I nostri inviati hanno fatto degli scatti di alcune località, sia in Italia che all’estero per farvi venire l’acquolina in bocca con anche dei consigli su possibili itinerari e gite da seguire.

    E magari sognando attraverso i nostri scatti potrete trasformare il sogno in realtà e mandarci anche voi le foto più artistiche da poter pubblicare.

    Con il mese di luglio parte questa rubrica che speriamo possa appassionarvi sempre più. Siamo pronti! Partiamo!.

     

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  • VULCANO, FILM D’ESORDIO JAYRO BUSTAMANTE CHE DENUNCIA TRAFFICO MINORI IN GUATEMALA

    GENOVA. 22. GIU. ” Vulcano ” od ” Ixcanul secondo il titolo originale, prodotto da ” TU VAS VOIR ” e distribuito da Parthénos e Lucky Red, è un film dell’anticinema del Colossal, che non a caso ha partecipato all’ultima berlinale, aggiudicandosi l’Orso d’Argento.

    Opera prima del talentuoso Jayro Bustamante, guatemalteco, è un buon film. Pur riprendendo da vicino delle comunità rurali di ascendenza maya, non scivola mai nell’eventuale accademismo del Documentario, ma conduce lo spettatore  in una bella paesaggistica, appassionandolo. Dal punto di vista della composizione filmica, ha una struttura ad anello, visto che il primo fotogramma che inquadra in primo piano bergmaniano il volto dallo sguardo svuotato della protagonista, mentre la madre le acconcia i capelli alla maniera tradizionale maya, è il medesimo dell’ultimo. Ad indicare che nell’estensione della storia, non si verifica, ahimè, un cambiamento di rotta. Per il resto non ci sono inquadrature particolari. Bei primi piani ed alcune carrellate ben’riuscite..

    E chiaramente l’onnipresenza della Natura che è compartecipe dell’esistenza dei personaggi. D’altronde la maggior parte del film è stata girata nelle aree del ” Parque Nacional Volcàn de Pacaya y Laguna Calderas “. Centrale la figura del Vulcano, cui i protagonisti offrono doni e si rivolgono in Preghiera, facendosi il segno della croce mentre ne invocano gli spiriti guida, in una commistione di cristianesimo ed animismo indio, ufficialmente radicato in quest’area del mondo. Tanti gli elementi di matrice realista che sebbene forti, sono testimonianza di un modo di vita che nella nostra società neoliberista abbiamo smarrito in maniera indelebile, come in una delle prime scene in cui la madre della protagonista fa ubriacare i maiali con il room per farli accoppiare per ricavarne successivamente un saporito pasto per gli ospiti. Non insorgano gli animalisti, ma siamo in un altro mondo, quello delle comunità arcaiche regolate dagli antichi codici d’onore, dove non c’è mai la possibilità di scegliere o cambiare, a differenza della nostra pur contestata realtà sociale.

    La trama è in apparenza semplice.

    Siamo in Guatemala, tra le comunità d’origine maya per l’appunto. In effetti il film che è distribuito sottotitolato in lingua originale, è stato interpretato non in spagnolo ( salvo qualche battuta ) come si potrebbe supporre, bensì nella lingua india d’appartenenza. La giovane Maria, figlia di due campesinos, è promessa in sposa ad Ignacio, uomo vedovo più grande di lei ( chiaramente! ) e signorotto locale che dispensa e sottrae lavoro ai contadini della zona. Maria giustamente lotta per trovare una propria strada ed una propria identità.

    Sognerebbe un futuro con Pepe, un giovane bracciante di Ignacio, cui decide di concedersi, illusamente convinta di trovare Amore in lui. Ma per il ragazzo è solo un’avventura. Pepe infatti proprio attraverso i sentieri del Vulcano fuggirà clandestinamente negli Stati Uniti, determinato nel cercare uno stile di vita ” moderno “. Lascerà sola Maria, che da quell’unione è rimasta incinta. Qui inizia un certo dramma. La madre, Luana, una volta appresa la notizia della gravidanza della figlia, si mostrerà solidale alla sua difficile condizione di Donna. In effetti, dopo Maria, che rappresenta il personaggio chiave del coraggio, la madre risulta essere personaggio d’altrettanto impatto, pur essendo “impigliata ” in una realtà in cui le Donne sono evidentemente costrette in rigidi schemi. Salterà momentaneamente il matrimonio con Ignacio. Ma l’elemento peggiore sarà ravvisabile nel morso di un serpente che condurrà Maria ed i suoi genitori presso l’ospedale della Grande Città, di cui loro purtroppo non parlano la lingua ufficiale.

    Soltanto qui Jayro Bustamante decide di rivelare l’autentico messaggio del Film. Messaggio di durissima denuncia sociale, sicuramente inascoltata.

    Maria si salverà. Ed anche la figlioletta che con sacro rispetto  al Vulcano  porta in grembo. I Medici le faranno credere che sia morta.

    Raccapricciante è il Traffico di Minori che ogni giorno si consuma nelle strade e, soprattutto, all’interno dei reparti maternità degli ospedali del Guatemala. Li chiamano ” Jadalores “, i ” ladri di bambini ” che li sottraggano appena nati alle rispettive madri, spesso sedate dai medesimi Medici che sono palesemente conniventi, per un traffico di minori diretti per lo più negli Stati Uniti al fine di essere adottati da ricche famiglie nella migliore delle ipotesi. Nella peggiore sono destinati ad una vita di sfruttamento e prostituzione oppure ad una ” non vita ” di estrazione e traffico d’organi.

    Il tutto con il silenzio complice delle autorità locali, giudici inclusi. Esiste infatti la Commissione Guatemalteca Contro Le Impunità ( CICIG ), confidando riesca ad invertire la rotta giudiziaria. E così il Guatemala da ” Visione Alternative di campesinos ” si converte in uno dei paesi a maggior tasso d’orrore per i minori. Di questa terribile violazione di Diritti, esiste un chiaro riferimento letterario nel libro ” I quaderni del pianto” della cilena Marcela Serrano, sebbene la scrittrice non espliciti la terra teatro d’abusi. Ma il fenomeno è chiaro.

    In tal senso, il nostro regista Bustamante ha dichiarato che con questo film intendeva proprio rendere manifesta l’aberrazione che subiscono molte madri.

    Tornando alla trama del film, Maria ne uscira ‘con acuto dolore, ma con dignità. Il suo unico non riscatto sarà alla fine quello di sposarsi comunque con Ignacio che necessita di una donna che badi ai tre figli avuti dalla prima defunta moglie. Tutto qui. Vince l’accettazione rassegnata, da cui lo sguardo svuotato della protagonista nel fotogramma iniziale / finale del Film.

    Tutti gli attori sono non professionisti. Eccellente l’interpretazione di Maria Merceds Coroy nel ruolo di Maria. Altrettanto intensa l’interpretazione di Maria Telon nel ruolo di Luana, la madre di Maria.

    Belli i variopinti abiti tradizionali di Sofia Lantàn. Azzeccate le musiche di Pascual Reyes che mitigano l’amarezza del film.

    Pellicola dal senso triste eppure d’audace dignità. La dignità delle Donne non ricche, non istruite e per questo più vulnerabili ai soprusi di un contesto sociale mostruoso. Da vedere per imparare anche nella nostra società a non essere muti testimoni o ” complici ” di qualche ingiustizia che sicuramente incontreremo.

    Romina De Simone

     

     

     

     

     

     

     

     

     

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  • TOKYO FIANCEE, PELLICOLA DELICATA CON UNA PERVASIVA SFUMATURA D’AMAREZZA

    GENOVA. 10.GIU.  “Tokyo Fiancée”, distribuito in Italia con il titolo meno azzeccato “Il Fascino indiscreto dell’Amore”, è una pellicola che racconta di una storia decisamente delicata ma altrettanto amara.

    D’Amarezza pervasiva, quasi corrosiva; sicché per quanto sia un eccellente film, bisogna disporre d’un cuore addestrato alla malinconia, per visionarlo con gusto. In effetti precisiamo subito. Non si tratta propriamente di una commedia brillante come in Italia si ostina a definerla a gran voce la maggior parte della critica. Anzi, tecnicamente rientra nel genere ” drama film “, con il ritmo inizialmente leggero della Commedia in cui si incunea presto – anche nella tecnica filmica – una riflessione sull’Amore, percepita lieve perché – per l’intera stesura del film – è raccontata in soggettiva dalla protagonista ventenne, ma che è tutt’altro che banale e spensierata!

    Il Film è tratto dal romanzo ” Né di Eva, né di Adamo “, dell’originale scrittrice belga ” Amélie Nothomb “con evidenti elementi autobiografici dal momento che la Nothomb stessa, figlia di un diplomatico belga, è nata nel 1967 a Kobe, in Giappone, paese in cui fara’rientro a 21 anni per scoprire la sua autentica appartenenza nipponica, proprio come la protagonista del Film, nella cui eccellente giovane attrice, sussiste una forte somiglianza con la Nothomb.

    Pochi sanno che il regista, Stefan Liberski ( nato in Belgio nel 1951 ), esordisce come assistente alla Regia sul set de ” La Città delle Donne ” ( 1979 ) del maestro ” universale ” Federico Fellini, da cui evidentemente eredita una certa deriva onirica che senz’altro ci accompagna nella visione di ” Tokyo Fiancée “. Stefan Liberski, dopo un periodo trascorso a Roma, esordisce come scrittore per diventare poi in Belgio un affermato Regista TV per Canal +, realizzando una decina di mediometraggi tra cui ” Portrait d’Amélie Nothomb “, rivelando già l’interessamento all’opera letteraria della nostra anticonvenzionale scrittrice.

    In tal senso, ” Tokyo Fiancée ” è il suo primo vero Lungometraggio e per essere tale è davvero ben’riuscito. Gli si può addebitare un ritmo un po’ lento, ma sussiste un’applicazione dei codici cinematografici che solo gli addetti ai lavori comprenderanno. Infatti sono certa che pochi eletti noteranno nella ripresa della stanza d’appartamento della protagonista Amélie, la studiata presenza in un piccolo vaso di un esile crisantemo che in Giappone, contrariamente alla nostra cultura, simboleggia la vita ed è considerato fiore nazionale.

    Intensi i primi piani. Ben’ realizzate le riprese in esterno e validissime tutte le riprese dall’alto che ritraggono le scene intime tra i due innamorati mantenendo un buon allineamento poetico con la matrice del film. Un pò santii i flashback d’immaginazione della protagonista, o meglio risultano montati in modo non del tutto fluido. Ma perdoniamo Liberski, visto che ha realizzato un così gradevole film ‘autore. Non stereotipato.

    Fine anni ’80. Dal Belgio la nostra protagonista Amélie rientra nel suo Giappone natio, determinata a diventare una vera giapponese, come se la cittadinanza belga non le bastasse, sentimento comune ai migranti che inglobino in sé più mondi…

    Amélie per  mantenersi, affigge un annuncio in qualità di insegnante di francese, cui risponde l’educatissimo  (altrettanto facoltoso ) ed affascinante Rinri, suo coetaneo, che resterà il suo unico studente, con cui si schiuderà presto un bel sentimento che la protagonista stessa definisce non ” Amore “, ma ” Diletto “. Tutta questa prima parte del Film è contraddistinta da atmosfere sognanti come ne ” Il Favoloso Mondo di Amélie ” di Jeanne – Pierre Jeunet, che presto lasceranno il posto ad atmosfere più cupe.

    E proprio dal Diletto nasce il dramma. Non credo si possa parlare di scontro tra culture, piuttosto dell’eterna mondiale difficoltà delle Donne a poter vivere liberamente l’Amore od una passione, senza incastonarla necessariamente in un matrimonio. La via intermedia sarà il ” fiancée “, ossia il fidanzamento tanto eterno da corrompere il sentimento che ne è alla base. La ricca famiglia di Rinri, accoglie ed offre doni ad Amélie, ma in fondo non l’apprezza veramente, tanto che Amélie avverte un senso di soffocamento da spingerla ad una solitaria gita sul Monte Fuji, durante la quale rischierà la vita con tanto di visione- per la locale tradizione religiosa – di Jamanda, la strega  della morte che non riuscirà tuttavia a portarla con sé.

    Amélie torna rigenerata da questa sua avventura, tanto da proseguire il suo legame con Rinri, sempre sensibile ed accorto, eppure sottomesso agli standard familiari.

    Sarà un tragico terremoto occorso in Giappone nel periodo in cui è ambientato il film, a determinare un finale che è proprio quello che lo spettatore non si auspicherebbe. Nessuno dei due protagonisti muore. Ma muore ciò che è essenziale nel percorso terreno di ciascuno, catastrofi o meno. Non voglio raccontarvi altro…solo che si lascia la sala cinematografica con il cuore un pò gonfio, perchè l’Amore, il sentimento del Diletto o qualunque altra disposizione d’animo limitrofa, non sempre esce indenne dal terremoto dell’esistenza. Anzi, si disentegra proprio. Ma in fondo questo è un film belga nel miglior stile del dramma francese.

    Eccellenti gli attori che interpretano i protagonisti, cui auguriamo davvero una lunga e proficua carriera.

    Pauline Etienne nel ruolo di Amélie, già vista nel Film ” La Religiosa ” di Guillaume Nicloux – Suzanne Simonin.

    Interessante il look androgino con cui Liberski ha scelto di caratterizzarla. Con qualche abito anni 80 ed un paio di scarpe lacerate e vistosamente larghe alla Pippi Calzelunghe. Decisamente bella. Senza necessità d’orpelli. Espressiva.

    Taichi Inoue nel ruolo del ” fidanzato ” Rinri .

    Estremamente intenso nell’interpretazione del personaggio, il volto di Taichi è uno di quelli che ” spacca ” lo schermo. Maledettamente bello.

    Direi che con questo film vince la bellezza anticonformista.

    E’degna di nota anche la colonna sonora del jazzista belga Casimir Liberski, che oscilla dal piano al violoncello a sottintendere una tristezza di fondo, per l’appunto.

    Film da vedere sicuramente! Con il riso amaro nel cuore.

    ROMINA DE SIMONE

     

     

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  • NORMA APRE FESTIVAL EURO MEDITERRANEO

    SIRACUSA. 8 GIU. Sarà il capolavoro di Vincenzo Bellini che il prossimo 4 luglio inaugurerà al Teatro Greco di Siracusa la seconda stagione lirica del Festival Euro Mediterraneo.

    Composta in meno di tre mesi, dall’inizio di settembre alla fine di novembre del 1831, in gran parte nella Villa Passalacqua di Moltrasio, NORMA fu data in prima assoluta al Teatro alla Scala di Milano il 26 dicembre dello stesso anno, inaugurando la stagione di Carnevale e Quaresima 1832.

    Quella sera l’opera, destinata a diventare la più popolare tra le dieci composte da Bellini, andò incontro ad un fiasco clamoroso, dovuto sia a circostanze legate all’esecuzione (l’indisposizione della primadonna, il soprano Giuditta Pasta, nonché la tensione psicologica degli altri membri del cast), che alla presenza di una claque avversa a Bellini e alla Pasta. Non di meno l’inconsueta severità della drammaturgia e l’assenza del momento più sontuoso, il concertato che tradizionalmente chiudeva il primo dei due atti, spiazzò il pubblico milanese.

    Il soggetto, tratto dalla tragedia di Alexandre Soumet Norma, ossia L’infanticidio, è ambientato nelle Gallie, al tempo dell’antica Roma, e presenta espliciti legami con il mito di Medea. Fedele a questa idea di classica sobrietà, Bellini adottò per Norma una tinta orchestrale particolarmente omogenea,

    relegando l’orchestra al ruolo di accompagnamento della voce.

    A firmare l’opera in scena al Teatro Greco sarà il regista e scenografo Enrico Castiglione, con i costumi di Sonia Cammarata. Sul podio Jacopo Sipari di Pescasseroli. Tre le repliche per l’opera sempre en plein air: 11, 18 e 25 luglio. 

    FRANCESCA CAMPONERO

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  • LEVIATHAN, PELLICOLA SEVERA CHE CONFERMA L’ ECCELLENZA DEL CINEMA RUSSO

    GENOVA. 31. MAG. Nel panorama piuttosto appiattito del Cinema occidentale, europeo ed americano incluso, si insinua un piccolo capolavoro di un cineasta russo che mantiene alti i toni della propria poetica cinematografica.

     Si tratta di Andrej Zvjagincev, regista di Leviathan ( titolo originale ” Leviafan ), già noto per la realizzazione del film ” Il Ritorno “, ( Russia / 2003 ) con cui vinse il Leone d’Oro a Venezia e sul cui set, in uno dei laghi oggetto delle videoriprese, quasi in coerenza inesorabile con le proprie sceneggiature, perse la vita annegando l’attore sedicenne Vladimir Garin che qui cogliamo l’occasione per ricordare con rispettoso affetto.

    ” Leviathan “, della durata di 140 minuti, prodotto da La Non Stop Production, è cosceneggiato dal regista Zvjagincev insieme ad Oleg Negin e girato durante l’estate del 2013 tra la cittadina di Kirovsk ed il villaggio di Teriberka, entrambi ubicati nella penisola di Kola. Fotografia di Mikhail Krichman, musiche originali di Philip Glass. La pellicola ha vinto il Prix du Scénario al Festival di Cannes 2014 ed il Premio miglior film straniero al Golden Globe 2015.

    Eccellenti tutti gli attori : Aleksei Serebryakov ( nel ruolo di Nikolai ), Vladimir Vdovichenkov ( Dimitri ), Roman Madyanov (Vadim, il sindaco ), Elena Lyadova ( Lilya ), Anna Ukolova ( Angela ), Sergey Pokhodaev (Roman ), Aleksey Rozin ( Pasha ).

    La pellicola esordisce con diverse riprese naturali volte a caratterizzarne l’ambientazione.

    Paesaggio surreale contraddistinto da casette in legno sul Mare, di cui si ravvisa una forte presenza costante, come se il Mare fosse il ” Testimone Ultimo ” delle umane vicende.  Su una delle spiagge è presente il grosso scheletro di una balena se non del Leviatano stesso, il mostro biblico dall’effetto inesorabile, da cui il titolo del Film.

     Nel complesso riprese di qualità. Belle quelle in cui si riprendono gli attori riflessi negli specchi o nelle vetrine o si sfoca alternativamente l’uno o l’altro attore dando corpo più alla trama nell’insieme che ai singoli personaggi. Interessanti anche le inquadrature dal basso verso l’alto, quasi ad indicare la ricerca di una Risposta Superiore. Imperscrutabile, chiaramente.

    La storia in apparenza è semplice.

    Nikolai, per gli amici ” Kolja “, vive con la seconda moglie ed il figlio avuto dalla prima di cui è rimasto vedovo, in un villaggio sul Mare di Barents, Nord della Russia, lavorando nella propria officina come meccanico. E’amico di un paio di Agenti di Polizia, cui si rivolge con il termine di ” Compagno “, forte eredità del pregresso Comunismo.

    Vive in una grazioza -scarna casetta di legno in prossimità del mare, la cui ripresa rappresenta per l’appunto una presenza costante della pellicola in oggetto.

    Il Sindaco del luogo, Vadim, uomo corrotto, gli espropria casa e terre perchè quell’area gli è necessaria a far futtare i propri interessi.

    Kolia, con il supporto di Dimitri, per gli amici Dima, conosciuto ai tempi dell’esercito, ora diventato brillante Avvocato a Mosca, farà ricorso. Ma un ricorso presentato presso una Magistratura collusa con i poteri locali, non farà che spalancare le porte all’inferno o potremmo dire al Leviatano, al Mostro Marino che divora ogni Bene.

    D’altro canto, l’Avvocato è eccellente, uno di quelli che attraverso modi pacatamente diplomatici è convinto di cambiare il mondo, ma da buon umano, commetterà l’errore di innamorarsi di Lilya, la moglie di Kolja, lasciando emergere una punta di maschilismo in quest’ultimo che nello svolgimento della narrazione, gli sarà fatale. E comunque anche l’Avvocato sarà sconfitto da una corruzione troppo endemica.

     Di Lilya, donna delicata e sensibile, non è chiaro quale sia il  Vero Amore. Se sia rappresentato dal collerico e sventurato Kolja o da Dima, l’affascinante Avvocato, interpretato da un talentuosissimo Vdovichenkov, sopraggiunto da Mosca ad offrire una risposta sociale altra, sicuramente non violenta. Comunque  Lilya seguirà la ” Visione ” del Leviatano. Sofferente Roman, il figlio sedicenne di Kolja. La pellicola  in effetti tradisce un’ impostazione delle Leggi  in Russia molto rigorosa sui minori, in cui la ” Madre-Padre Stato ” interviene ( con l’orfanotrofio o la presa in carico del minore da parte di un tutore ), eppure carente, rivelandosi il ragazzo piuttosto abbandonato a se stesso.  Poi c’è il Vescovo Ortodosso, cui il signorotto locale si rivolge spesso per un consiglio spirituale. Il Vescovo è figura intermedia, da un lato rapito dal proprio sentimento religioso, da un altro sordo e cieco consapevolmente o meno alla corruzione del suo amico Vadim.

    Dal punto di vista analitico e’ un film che per tutta la sua stesura grammaticale costituisce una dura riflessione sull’annoso tema della ” Giustizia che a volte non è Giusta ” se non addirittura sulla palese ” Ingiustizia degli uomini “, dove si erge sempre a vincitore l’uomo di potere dal potere corrotto.

    Tuttavia nella seconda parte si fa strada un tipo di considerazione connaturata al Cinema Russo od a qualunque autore nato e cresciuto nelle terre dell’Ortodossia Cristiana; la riflessione sul Senso di Dio; la riflessione sul perchè, in qualità di esseri umani, siamo crivellati da soverchiante sofferenza, senza esserne in grado di comprenderne il motivo. Ed è proprio qui il Senso.

    D’altro canto qualcuno vi ha colto una sorta di ” Non Senso “, ma – a ben’guardare – il film suggerirebbe più il prender atto che il Senso risieda in un’accettazione dolorosa degli eventi e che la Giustizia, quella Vera, non sia attuabile in questo mondo, neanche attraverso l’intermediazione della Chiesa se intendiamo quest’ultima in qualità di Istituzione, ma in una Realtà Altra che al momento non conosceremo.

    In un climax di eventi drammatici, il finale è amaro. Avrà la meglio l’Ingiustizia Sociale. Kolja, verrà accusato e condannato per un omicidio che palesemente non ha commesso, con l’appoggio del potere esercitato dal Sindaco / Signorotto locale, il quale sarà ben’lieto di fargliela pagare per la pregressa legittima rivendicazione dei diritti sulla propria casa da parte di Kolja. L’applicazione di una Giustizia ingiusta ineluttabile. 

    Il Film si chiude con una lunga scena presso la Chiesa Ortodossa, dove il sindaco ammonisce il figlioletto di ricordarsi che Dio vede tutto, noncurante degli strati di corruzione sedimentati nella propria coscienza.

    Il Vescovo cita queste parole: ” La Verità è il Patrimonio di Dio. Ma possiede la Verità solo colui che possiede la Verità Ultima, che è Cristo Stesso…La libertà è nella Verità di Dio “.

     Nel Film sembra allora possedere  la Verità Ultima Kolja, che di certo perde persino la Libertà terrena andando in carcere per un crimine non commesso. I potenti del luogo vinceranno perchè non posseggono alcuna Verità o valore morale. A noi umani e giusti, non resta che lottare con il Leviatano che in effetti secondo la tradizione biblica fu creato da Dio stesso per ” saggiarci “, per attuare la ” persecuzione dell’innocente ” utilizzando una terminologia cattolica, il cui senso è solo nella Sapienza Divina.

    Le inquadrature di chiusura riprendono di nuovo il Mare, intensamente blu, che si infrange contro le scogliere.

    Film da piangere. Severo. A rammentarci che è molto difficile l’attuazione della Giustizia Giusta, ma che non per questo dobbiamo  arenarci e rinunciare a lottarvi.  Semmai il contrario. Sia pure a duro prezzo.

    Romina De Simone

     

     

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  • RENZA SCIUTTO HA SUCCESSO AD EXPO 2015

     

    Successo per T3Terra a Milano

     

    MILANO. 25 MAG. Hanno avuto un notevole successo i Laboratori del “Progetto Terra” che si sono svolti nell’ambito dell’ Expo di Milano. I Laboratori del fare Arte & Cibo sono stati realizzati nel Padiglione Italia, a Casa Liguria, dove tre artiste di fama internazionale hanno dato vita ad una interazione con il pubblico dal titolo: “T3erra E’…”. Renza Sciutto, Giulia Gellini e Fukushi Ito hanno realizzato una serie di interessanti performance suscitando la curiosità e l’entusiasmo del folto pubblico presente.                                                                             “ Le nostre iniziative- dice l’ artista albenganese Renza Sciutto- si sono svolte in linea con la principale mission del Centro Culturale Paraxo di Alassio che è quella di portare l’arte nella quotidianità ed in sintonia con il concept di Expo 2015 Nutrire il Pianeta-Energia per la vita”. I tre laboratori realizzati dagli artisti sono stati dedicati alla ceramica : “ Dalla T3terra alla Tavola” ( la ciotola come contenitore di cibo, a cura di Renza Sciutto), al collage ed alla educazione fotografica: “ Nello spazio enel tempo/Yin e Yang” ( a cura di Fukushi Ito) ed alla pittura interattiva “ Cascata di colori” ( a cura di Giulia Gellini). Domenica prossima le tre artiste saranno ospiti di Alassio: nell’ ex Chiesa Angliacana verrà inaugurata la mostra Italia-Cina ( che proseguirà fino al 30 giugno) e si svolgerà una tavola rotonda dal titolo: “ Da Shangai a Milano:Arte & Cibo.Testimonianze cinesi ed italiane”.                                                                                                                          “ Quest’anno – ci ha precisato Alessandra Pischedda dell’ ARA Village di Alassio- il centro Culturale Paraxo ha messo in cantiere una trentina di eventi ed iniziative. Dopo la Mostra Italia- Cina presenteremo il progetto “T3erra” anche in Cina, proseguiremo le serate estive a tema con degustazione all’ Ara Village, organizzeremo mostre d’arte e d’arte applicata, i concerti, i convegni, gli incontri con gli artisti, i viaggi culturali e continueremo a tenere aperta Casa Friedman a Terzorio” Andando su Internet e digitando “T3erra Paraxo Alassio” è possibile consultare direttamente e dettagliatamente i programmi completi e le iniziative del Centro Culturale Paraxo che ha la propria sede in una splendida villa sulle alture di Alassio in via Rangè 99.

    CLAUDIO ALMANZI

     

     

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  • A BORGIO VEREZZI SUCCESSO PER I CENTO PASSI

    A BORGIO VEREZZI SUCCESSO PER I CENTO PASSI

    Un momento dello spettacolo al teatro Gassman

    SAVONA. 19 MAG. Ha ottenuto un notevole successo di pubblico lo spettacolo teatrale, proposto dagli alunni dell’Istituto Falcone di Loano, guidato dalla Dirigente scolastica Ivana Mandraccia, nell’ambito della Rassegna nazionale di Borgio Verezzi, in programma dal 18 al 23 maggio. Gli studenti, accompagnati dai loro docenti, hanno messo in scena “I 100 Passi”. I ragazzi loanesi avevano già partecipato in precedenza, dal 2008 al 2014, alla Rassegna “Ragazzi sul Palco” ed anche quest’anno hanno deciso di intraprendere il percorso laboratoriale del teatro, collegato al progetto sulla Legalità cuihanno collaborato docenti e studenti. La sceneggiatura di Marco Tullio Giordana, che è stata ridotta ed adattata a spettacolo teatrale, dal capocomico Nello Simoncini, narra alcuni eventi rilevanti della vita di Peppino Impastato e dell’ emittente libera “Radio Aut” da lui fondata. “Questo spettacolo teatrale – commenta la Preside Mandraccia – rappresenta il lavoro finale del laboratorio teatrale relativo al Progetto di Educazione alla Legalità del nostro istituto”. Grande soddisfazione anche per il regista dello spettacolo: “Attraverso questo laboratorio – ci ha detto Nello Simoncini – ed in particolare questa riduzione dell’opera di Gordana che abbiamo proposto ogni ragazzo ha avuto la possibilità di esprimere o recepire il messaggio forte che la scuola voleva infondere con svariate iniziative volte alla educazione civile del cittadino ed alla legalità”.
    La massiccia partecipazione è stata segno evidente che la legalità può essere spiegata al pubblico attraverso il teatro ed è una strada maestra di vita. La rappresentazione, sul palco del prestigioso Teatro Gasmann di Borgio, è stata seguita da un Laboratorio nel quale gli alunni-attori sono stati iniziati a delle tecniche di rilassamento e di preparazione alla recitazione dall’attore Carlo Orlando. Un giudizio favorevole all’operato della compagnia loanese è venuto da Professor Roberto Trovato del Comitato tecnico di valutazione: “Si sono ben comportati gli
    osservatori critici della scuola: gli alunni Elisa Albani, Nicole Albiero e Federico Azili”. Il prof. Roberto Trovato li ha elogiati dicendo che hanno collaborato con spunti critici puntuali e appropriati. “ E’ stato messo in scena- ha commentato il noto scrittore ed editor genovese Armando D’Amaro- un testo complesso, si è trattato di una operazione di tutto ripestto. Partendo da una sceneggiatura impegnativa, scritta per il cinema, si è passati ad un testo adattato alla fine direi egregiamente per il teatro. Anche la messa in scena è stata apprezzabile ed i ragazzi se la sono cavata”.
    Il video degli spettacoli presentati nell’ambito della rassegna, dal 18 al 23 maggio, è acquistabile al prezzo di 10 euro, telefonando a Gabriele Vilardo al numero 347 4650462.
    PAOLO ALMANZI

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  • PRESENTATO IL PROGRAMMA DEL 58° FESTIVAL DI SPOLETO

    PERUGIA. 16 MAG. Il prestigioso Festival dei Due Mondi di Spoleto quest’anno arriva alla sua 58a edizione e si svolgerà dal 26 giugno al 12 luglio 2015 riservando al suo pubblico 17 giorni di grande spettacolo, con opere, concerti, balletti, recital, pièce teatrali, insieme a rassegne di cinema, laboratori, convegni, incontri, premi, concorsi, eventi speciali, con uno sguardo attento come sempre anche all’arte contemporanea.

    Storico luogo di incontro tra culture diverse, offre oggi una consolidata vetrina ai grandi artisti e a quelli emergenti e soprattutto è inarrestabile officina di produzioni originali.

    Sotto la guida di Giorgio Ferrara, al suo ottavo anno di direzione artistica, il Festival ancora una volta apre i suoi spazi unici nei quali ogni estate, da ogni parte del mondo, convergono le grandi arti della scena. Un incontro che tiene il filo del dialogo tra passato e presente, avanguardia e tradizione, nuove generazioni e mostri sacri, restando fedele alla qualità e all’eccellenza delle proposte e aprendo i suoi confini a tutte le espressioni artistiche più vitali e interessanti.

    Un appuntamento antico che si rinnova, mai eguale tuttavia, se non nei luoghi e nell’amore per ciò che è bello. – ha detto Ferrara- Un appuntamento per ritrovarsi nel suono delle voci e delle musiche, per perdersi nel gridio delle rondini alto sulle piazze, in questi vicoli d’ombra e di sole.”

    Il Festival di Spoleto ha grossi sostegni da parte in primis del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, e poi della Regione Umbria, di Città di Spoleto, della Camera di Commercio di Perugia. Poi vi sono le varie Fondazioni private come Fondazione Cassa di Risparmio di Spoleto, Fondazione Carla Fendi e Fondazione Roma Arte-Musei – nuove protagoniste del mecenatismo italiano, degli Istituti bancari – Banca Popolare di Spoleto del Gruppo Banco Desio e Casse di Risparmio dell’Umbria del Gruppo Intesa San Paolo – che danno il loro prezioso supporto, delle realtà aziendali – in particolare Eni, Monini, Mercedes-Benz Italia – che con notevole sforzo mantengono il loro impegno di partnership e di sponsorship. Quest’ anno si è unito anche lo sponsor di progetto Poste Italiane.

    Fernando Botero, artista di indiscusso successo internazionale, è autore del manifesto che sarà l’immagine della 58a edizione del Festival dei Due Mondi di Spoleto. 

    Per questa edizione il Festival metterà a disposizione di un pubblico meno favorito 5000 biglietti al prezzo di 1 €. Una decisione volta ad adottare una nuova politica dei prezzi per rendere più accessibile l’evento ritenuto da sempre il più speciale ed esclusivo della manifestazione, il Concerto finale, con costo dei biglietti che va dai 10 euro dei posti in piedi ai 70 euro del settore gold. Un segnale “rivoluzionario” e concreto che pone fortemente la cultura al centro della vita di tutti.

    FRANCESCA CAMPONERO

    Internet: http://www.festivaldispoleto.com/

     

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